Leandro Arpinati
Presidente FIGC dal 1926 al 1933
Leandro Arpinati è l’uomo che il Regime Fascista sceglie, nel 1926, per riformare e guidare il calcio italiano, e in un certo senso anche tutto lo sport, considerato che poi diventerà anche Presidente del CONI. E’, già prima della Grande Guerra, amico del Duce, per le comuni origini forlivesi, dal 1919 fa parte dei Fasci di Azione Rivoluzionaria e fonda un Fascio a Bologna, nel 1921 è eletto deputato e, dopo la Marcia su Roma, diventa Vice Segretario del PNF e dal 1929 Sottosegretario agli Interni, con Mussolini Ministro.
Nel 1926 il segretario del Partito fascista, Augusto Turati, nel Foglio d’ordine del 4 dicembre comunicava che il Coni doveva essere considerato un organo alle dipendenze del partito e pertanto il suo vertice, come quelli delle federazioni di tutte le discipline sportive, era soggetto a nomina dall’alto. In questo modo anche la Federazione italiana giuoco calcio (Figc) veniva fascistizzata e affidata a Leandro Arpinati, squadrista ed esponente di rilievo del partito, parlamentare e sottosegretario, che fu anche presidente del Coni dal 1931 al 1933.
Il suo arrivo in FIGC nel 1926, parte però da molto lontano, dalla fine della stagione 1924-25. Nel giugno 1925, infatti, la finale nord Bologna – Genoa a Milano è interrotta per l’ingresso di alcuni squadristi bolognesi, che, pistola alla mano, minacciano la terna arbitrale per far assegnare un goal (incerto) al Bologna. Scontri anche alla stazione Porta Nuova a Torino, dove il match era stato rigiocato finendo con un nuovo pareggio. Quegli episodi, gli scontri, la violenza, le aggressioni agli arbitri, furono l’occasione per il Regime di mettere mano alla riorganizzazione del calcio italiano nel giugno 1926: le dimissioni dei dirigenti della Lega Nord scatenano anche quelle del Consiglio Federale e il presidente del C.O.N.I. Lando Ferretti nomina una triade di esperti per adattare il calcio italiano alla politica imposta dalla “rivoluzione” fascista: Giovanni Mauro (Presidente A.I.A.), Paolo Graziani (Presidente del Bologna) e Italo Foschi (gerarca romano), che nel luglio 1926 stilano la “Carta di Viareggio”, approvata nello stesso giorno dal CONI e resa operativa.
In base a quel documento, la FIGC è riorganizzata con al vertice un Direttorio Federale, per il quale è nominato Leandro Arpinati.
Viene avviata una politica di costruzione di impianti sportivi adeguati: per primo nasce lo stadio “Littoriale” di Bologna, inaugurato il 29 maggio 1927. Davanti al re Vittorio Emanuele III e all’Infante di Spagna Don Alfonso, gli Azzurri, sostenuti da 60.000 persone, vincono 2-0 con gol Baloncieri e autorete di Prats. Poi arrivano lo stadio “Berta” di Firenze (oggi “Artemio Franchi”) e lo stadio “Mussolini” di Torino (divenuto dopo il fascismo Stadio comunale, oggi Stadio olimpico). A Roma nasce lo Stadio del PNF (poi Stadio Torino e Flaminio nel dopoguerra): è inaugurato domenica 25 marzo 1928, ore 15. L'arbitro tedesco Bauwens precede l'ingresso in campo delle squadre di Italia e di Ungheria. E' la prima gara della Nazionale a Roma, che, ormai Capitale da decenni, non ha ancora uno stadio, a parte il Testaccio. Molti di questi stadi sono ancora oggi utilizzati dalle squadre del calcio professionistico, nati in conseguenza della legge del 21 giugno 1928, n. 1580 “Provvedimenti per la costruzione dei campi sportivi”, con la prescrizione che fossero dotati di pista d’atletica in vista di un utilizzo polisportivo. Lo sforzo edilizio fascista si diresse alle grandi arene: non solo stadi, anche velodromi (il Vigorelli di Milano), autodromi (Monza), piscine, palazzi dello sport, istituti di educazione fisica e medicina sportiva, il “Foro Mussolini”, odierno Foro Italico di Roma.
Anche la Nazionale è utilizzata in questo disegno politico dal regime: dal 1927 viene apposto il fascio littorio sulla maglia azzurra accanto al fregio sabaudo e, nella gara contro la Francia allo Stade de Colomes a Parigi ai MOndiali 1938, viene usata una divisa completamente nera, il 12 giugno 1938.
Il controllo politico del calcio si esplica anche attraverso la centralizzazione della Figc, la cui sede si spostò da Torino a Bologna, nella città di Arpinati e poi a Roma.
CARTA DI VIAREGGIO. Le principali riforme.
Organizzazione FIGC: | al vertice della Federazione è posto un Direttorio Federale (non elettivo) |
il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale (CITA) sostituisce la soppressa AIA. | |
i Comitati e le Leghe Regionali sono sciolti e sostituiti dai Direttòri Divisioni Superiori e i Direttòri delle Divisioni Inferiori Nord e Sud e Regionali. | |
ogni nomina dirigenziale in qualsiasi club affiliato al CONI deve ricevere il beneplacito degli Enti Sportivi Provinciali Fascisti, estromettendo così i dirigenti invisi al regime. | |
Riforma dei Campionati: | introduzione di un girone unico, la Divisione Nazionale per l'assegnazione dello scudetto, formata da due raggruppamenti per un totale di 20 squadre (17 dalla ex Lega Nord, e 3 dalla ex Lega Sud). |
Nei livelli inferiori sono istituite la Prima e la Seconda Divisione. | |
Riforma status calciatori: | divide i calciatori in due categorie: dilettanti e non-dilettanti, prima storica svolta nel passaggio del calcio italiano verso il professionismo. |
abolisce il limite provinciale per le liste di trasferimento (i calciatori dovevano giocare ove residenti), i calciatori sono liberi di spostarsi. | |
abolisce la possibilità di avere stranieri in squadra (con una norma transitoria per 2 stranieri per la stagione seguente). I tanti ungheresi e austriaci lasciano l’Italia, i club più ricchi iniziano la ricerca di italiani in Sudamerica, il fenomeno degli oriundi. |
Approfondimento: Gli anni '20, le polemiche, la scissione FIGC / CCI
Nel mandato di Arpinati, si verifica anche il primo episodio di corruzione condannato ufficialmente: il giocatore della Juventus Luigi Allemandi fu accusato di aver “venduto” il derby con il Torino per 50.000 lire e lo scudetto del Torino viene revocato.
Negli anni seguenti, tra l’altro, Arpinati rilevò il Corriere dello Sport, che divenne Il Littoriale, aumentando tiratura e diffusione per essere il rivale de La Gazzetta dello Sport, e poi nell’organo di comunicazione ufficiale del Coni e fece costruire il nuovo stadio Littoriale (oggi Dall’Ara), inaugurato con la gara Italia-Spagna del 29 maggio 1927, di fronte al Re d’Italia Vittorio Emanuele III e l’infante di Spagna Alfonso.
Arpinati diventa anche Presidente Fidal (1927/29), così come di quella che ribattezzò Federazione Italiana Nuoto, e poi anche del CONI (1931/33).
Nel 1933, il nuovo segretario del PNF, Achille Starace, chiude l’esperienza in FIGC (e nel Regime), di Arpinati: presenta una denuncia al Duce su amicizie con antifascisti e attività contro il Fascismo, lo induce prima a dimettersi e poi lo fa arrestare.