Emilio Barbiano di Belgioioso

Presidente FIGC dal 1907 al 1909

Emiliano Barbiano di Belgioioso d’Este, settimo e ultimo Principe del Sacro Romano Impero per la casata dei Da Barbiano (non ebbe nessun discendente) e “Primo Gentiluomo” della regina Margherita di Savoia, è eletto terzo presidente della Federazione Italiana del Football a Milano il 10 novembre 1907 nell'assemblea che decise anche lo sdoppiamento del campionato in italiano e federale.

Le fibrillazioni tra i club di football sono molto accese: dopo i due scudetti del Milan (1906 e 1907) che schiera numerosi stranieri, la federazione impone di schierare solo calciatori italiani in campo: per questo vengono promossi due campionati ufficiali e paralleli, il “Campionato italiano”, con soli calciatori italiani, al quale si iniziarono a mettere in luce le Unioni Sportive e Ginniche, finora relegate a comprimarie dai club formati da calciatori inglesi e svizzeri o che avevano preferito partecipare fino a quel momento al parallelo campionato organizzato dalla Federginnastica; e quello “federale”, aperto ai cosiddetti football club e quindi anche agli stranieri, nelle stagioni 1907-08 e 1908-09. Mentre la Pro Vercelli vinceva dunque il suo primo scudetto (1908), i grandi club come Milan, Torino e Genoa non partecipano al campionato 1908 e riuscirono a delegittimare la divisione dell'attività, fino alla ricomposizione in un unico torneo nel 1909. 

Approfondimento: i campionati paralleli 1908 e 1909

Il confermato segretario Luigi Bosisio, in collaborazione con Herbert Kilpin e Hans Heinrich Suter, scrive un regolamento tascabile aggiornato con le ultime norme della Football Association.

Durante la sua presidenza, inoltre, fu approvata la legge n. 489 del 7 luglio 1907 relativa al riposo festivo, che portò un notevole sviluppo del football a livello popolare.

Le polemiche che seguono lo sdoppiamento del campionato, portano, nel 1909, alla conclusione della presidenza di Barbiano di Belgioioso.

Nella cerimonia a Palazzo Tursi a Genova il 27 febbraio 1949 la FIGC gli ha conferito il riconoscimento post-mortem di "pioniere del calcio italiano” con il distintivo d'onore per i dirigenti che avevano dato un contributo rilevante allo sviluppo del gioco del calcio in Italia nel periodo 1898-1914.