La scissione tra FIGC e la CCI: i grandi club affermano il loro potere

Nel 1921 - 22 la più grave crisi politica del calcio italiano.

La scissione tra FIGC e la CCI: i grandi club affermano il loro potere

Gli anni tra il 1920 e il 1926 sono stati tra i più turbolenti della storia della FIGC: la scissione della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.) nel ‘21-22, le divergenze tra le società del Nord e quelle del Sud sulla formula dei campionati, i tumulti in occasione delle finali scudetto, in particolare quella tra Genoa e Bologna del ’24-25, passata alla storia come “lo scudetto delle pistole”, il “caso – Rosetta”, che si trasferisce dalla Pro Vercelli alla Juventus facendo esplodere una controversia giudiziaria e politica tra la Lega del Nord, la FIGC e il CONI, che portò alla Carta di Viareggio e alla nomina da parte del Regime Fascista di Leandro Arpinati alla guida del calcio italiano, dopo il Commissariamento di Leandro Ferretti, Presidente del CONI.

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I prodromi della crisi

Come ricostruito da Antonio Scamoni sul volume 2 del “Annuario Italiano Giuoco del Calcio”, edito nel 1930 dalla FIGC (stampato dalla Premiata società tipografica modenese Antica tipografia Soliani 1930), dopo le dimissioni di Montù e la reggenza di Francesco Mauro nel 1920, inizia uno dei periodi più complessi della storia del calcio italiano.

“L'Assemblea del 4 luglio 1920 è stata una delle più turbolente che si ricordino negli annali della Federazione del Gioco del Calcio. Vi parteciparono 150 delegati: moltissimi adunque, segno evidente di odor di battaglia grossa. E fu infatti acerba quale non si era mai avuta. Base della lotta «il campionato». Le società maggiori chiedevano che si rispettassero le norme stabilite in precedenza di ridurre cioè a 24 le squadre di prima categoria, le Società minori volevano ad ogni costo che al campionato partecipasse un numero molto maggiore di squadre. La discussione fu vivacissima tanto più intorno alla grave questione trattata ne gravitava un'altra pure importante, quella della Sede federale. Le Società minori ebbero la vittoria ottenendo l'allargamento del massimo campionato e la sede federale fu trasportata a Milano”.

Francesco Mauro viene eletto Presidente, ma i delegati piemontesi si ritirano dall’Assemblea e fondano di lì a poco la Lega italiana del giuoco del calcio, ne fanno parte 47 club piemontesi e alcuni liguri. E’ eletto Presidente Luigi Bozino, dirigente della Pro Vercelli. La FIGC per ricomporre la situazione convoca una Assemblea straordinaria, il 19 settembre a Milano, Mauro si dimette e la LIGC accetta l’accordo di avviare una soluzione sulla riforma dei campionati. A sancire tale accordo, il Consiglio Federale elegge proprio Bozino alla Presidenza.

Il dopoguerra pone le società di calcio di fronte alla necessità di una riforma del sistema: il campionato, basato su eliminatorie regionali, è un fastidio per le grandi squadre, la differenza tra squadre del sud e del nord è evidente.

Nel 1921 Vittorio Pozzo elabora quindi un piano di riforma: 24 squadre (24 squadre, 7 del Piemonte, 5 della Lombardia, 3 della Liguria, 4 dell'Emilia, 3 del Veneto e 2 della Toscana), un progetto che porta 24 club del Nord a firmare il cosiddetto "patto di Milano", con cui si autoproclamarono le sole squadre aventi diritto a far parte di questa massima divisione. Le società escluse, guidate dall’emergente Novese, provano a contrapporre una riforma diversa (campionato a 72). Si arriva così all’Assemblea federale del 23 e 24 luglio 1921 presso la Camera di Commercio di Torino: in un clima di tensione, le piccole società fanno valere il loro peso e bocciano il progetto Pozzo (113 voti a 65).

Nasce la CCI

Le grandi squadre lasciano l’Assemblea, che elegge nel frattempo Giovanni Lombardi al vertice della FIGC, e aprirono la più grave crisi della storia della FIGC, la scissione dei grandi club verso una nuova istituzione sportiva, la Confederazione Calcistica Italiana (CCI) con sede a Milano.

Presidente della CCI è eletto Luigi Bozino, leader della Pro Vercelli, vice sono Edoardo Pasteur (Genoa) e Ulisse Baruffini (Milan). Lasciano la FIGC tutte le big: le 6 le società vincitrici dello scudetto, le prime classificate degli ultimi campionati regionali di Prima Categoria, 14 delle sedici semifinaliste dell'ultimo torneo, tutte le squadre che avevano dato corpo alla FIGC nel 1898 ed erano ancora attive. Il nuovo torneo è denominato Prima Divisione, in omaggio alla Prima Divisione inglese. Ne fanno parte le seguenti squadre.

Piemonte: Novara, Alessandria, Torino, Pro Vercelli, US Torinese, Casale, Juventus,Biellese, Valenzana, Pastore, Amatori Torino, Carignano.

Liguria: Andrea Doria, Genoa, Spezia, Savona, Spes Genova, Sestrese, Rivarolese.

Lombardia: Legnano, Inter, US Milanese, Milan, Saronno, Trevigliese, JuventusItalia, Como, Pro Patria, Casteggio, Libertas, Brescia, Cremonese, Legnanesi, Nazionale Lombardia, Chiasso, Varese.

Veneto: Padova, Bentegodi Verona, Verona, Petrarca, Vicenza, Venezia, Udinese, Schio, Treviso, Dolo.

Emilia Romagna: Bologna, Modena, Mantova, Parma, Piacenza, Spal, Virtus Bolognese, Reggiana, Carpi, Nazionale Emilia.

Toscana: Pisa, Livorno, Lucchese, Prato, Libertas Firenze, CS Firenze, Viareggio, Gerbi Pisa

Nella stagione 1921-22, dunque, in Italia vennero disputati due campionati di calcio concorrenti: quello federale fu vinto dalla Novese, quello CCI dalla Pro Vercelli.

 

L'accordo di Brusnengo e il "Compromesso Colombo"

Ma fin dall’inizio di quella duplice stagione 1921-22, a fari spenti si lavorava per la ricomposizione: a fine settembre la FIGC presentò due proposte di riforma per il 22-23 tese a sanare lo scisma, ma la CCI le rifiutò, così come la FIGC non accettò le proposte ricevute dalla CCI. Il 2 ottobre, dunque, i due campionati ebbero inizio. Ma le trattative proseguivano: a inizio dicembre tre rappresentanti della FIGC (Lombardi, Cavazzana e Senessi) e tre rappresentanti della CCI (Baruffini, Olivetti e Roghi) si incontrarono in una villa di Brusnengo, nei pressi di Biella.

"L’accordo di Brusnengo" si trovò su un campionato a 50 squadre (le 24 CCI e 18 FIGC, più altre provenienti dai tornei regionali) e fu ratificato dall'assemblea delle squadre federali del 19 febbraio 1922, mentre quella delle squadre confederali, svoltasi a Modena nello stesso giorno, ne chiese la revisione (Bozino si dimise dalla carica in CCI, gli subentrò Pasteur). Si chiese dunque l’intervento di quello che era stato nominato “arbitro” del loro, il direttore Colombo: la FIGC era passata da 72 squadre (1920-21) a 50, su vari gironi, i confederali ribadirono il sostegno al progetto Pozzo per un campionato a 24 squadre.

Per trovare un accordo fu scelto l'arbitrato di Emilio Colombo, direttore de La Gazzetta dello Sport: il 22 giugno 1922 si arrivò al “Compromesso Colombo” che sanò la scissione del calcio italiano secondo questi principi:

  • nel 22-23 nasceva il Campionato di Prima Divisione
  • la gestione era affidata a una Lega Nord (36 squadre, 3 gironi) e una Lega Sud (campionati regionali), già nate nella CCI e confluite nella FIGC
  • le vecchie categorie venivano abolite e tutte le squadre affiliate alla FIGC sarebbero state redistribuite su quattro livelli: Prima e Seconda Divisione a carattere nazionale (Lega Nord), Terza e Quarta Divisione (i comitati regionali)
  • dal 23-24 la Lega Nord sarebbe passata a 24 squadre
  • la FIGC riconosceva lo scudetto della Pro Vercelli vinto nella CCI

 

Le squadre metropolitane

L’accordo sancì il potere delle grandi società: si accettò di fatto la transizione al progetto Pozzo con due anni di ritardo, aprendo la strada alla Serie A a girone unico (1929), che solo società economicamente forti potevano sostenere. Accanto alle grandi storiche del calcio italiano, nascevano al centro sud le squadre metropolitane, agevolate dal regime fascista e dai gerarchi locali e dalla "Carta di Viareggio".

Approfondimento: La "Carta di Viareggio"

  • A Firenze il marchese e gerarca fascista Luigi Ridolfi definì la fusione del Club Sportivo Firenzecon la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas fondando la Fiorentina.
  • A Roma, Italo Foschi (dirigente che ispirò la Carta di Viareggio nel 1926) unì due squadre di Prima Divisione con due di Seconda: l’Audace con l’Alba e la Fortitudo con la Pro Roma e, dopo un anno e risultati deludenti, unì i due club aggiungendo anche la Roman (1927) per far nascere la Roma. Restò fuori dalla fusione la Lazio, per iniziativa di un altro gerarca, il Generale Vaccaro, che pochi anni dopo sarebbe diventato Presidente federale.
  • A Napoli l'imprenditore Giorgio Ascarelli sciolse l'Internaples per fondare, insieme a nuovi soci, il Napoli.
  • Via via nacquero attraverso unioni societarie, il Bari, il Taranto, la Sampdoria (prima Dominante) dalla fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese, l’Ambrosiana dall’unione tra Internazionale e US Milanese.

Luigi Bozino, inoltre, veniva eletto di nuovo nel 1923 alla guida della FIGC, carica rinnovata nel 1924. Al Congresso FIFA a Praga, viene ottenuto lo svolgimento di un Congresso FIFA nel 1926 a Roma, dove l’Italia riesce ad eleggere Mario Ferretti Vice Presidente FIFA.