12/06/2020
Tuttosport
Il racconto della gara da Tuttosport del 16 giugno 1980 attraverso l’editoriale e le pagelle di Pier Cesare BarettiL’Editoriale di Pier Cesare Baretti
La ripresa azzurra a passo di carica
Tre palle-gol fallite prima della botta vincente al 79’. Ha giocato superbamente Gentile, con Collovati e Oriali. In ripresa Tardelli e Graziani. Un palo di Kennedy.
TORINO – Sofferto fino a torcere le budella, angoscioso, patetico e disperato, il riscatto azzurro è finalmente arrivato, concretizzandosi nella vittoria sull’Inghilterra, firmata da un gol di Tardelli, un pallone finito alle spalle di Shilton quando ormai mancavano soltanto 11’ alla fine. A quel punto, nonostante la buona ripresa azzurra, l’incubo del pareggio era ormai opprimente, anche alla luce di una fatalità che aveva visto la nostra squadra fallire una dopo l’altra tre macroscopiche palle gol.
La prima al 43’ del primo tempo quando, su azione Antognoni-Oriali-Antognoni, Graziani, solo a pochi passi da Shilton, ha sbucciato il pallone consentendo al portiere inglese di bloccarlo, anticipando la zampata di Bettega; la seconda al 2’ della ripresa, su cross da sinistra di Oriali, passato miracolosamente tra un mare di gambe, Scirea, solo a una decina di metri dalla porta inglese, ha preso per bene le misure ciabattando incredibilmente a lato; la terza al quarto d’ora della ripresa quando Antognoni, con un passaggio filtrante di rara precisione, ha smarcato il libero Scirea di fronte a Shilton e costui ha battuto frontalmente sull’uscita del portiere inglese.
Il gol di Tardelli, dicevamo, è arrivato in questa situazione a spezzare un incantesimo stregato al quale la nostra squadra aveva cercato invano di ribellarsi. Per tutti i primi 45’ la Nazionale azzurra aveva giocato con incredibile sofferenza. La squadra, a prescindere dai suoi limiti contingenti di tenuta e di ispirazione, cedeva proprio su quel piano dell’esperienza in relazione al quale noi e pochi altri avevamo chiesto di darle fiducia. Sembravano tanti principianti i nostri giocatori, sbilanciati e sbalestrati, esitanti anche sulle esecuzioni più semplici, frastornati all’atto d’impostare la manovra, terrorizzati dal puro e semplice contrasto con la palla. Emblematiche a questo riguardo molte azioni in cui il libero Scirea, disponendo di larghe possibilità di rilancio, aveva ripetutamente fatto dietro-front appoggiando su Zoff. In quel primo tempo, andando così le cose, la squadra si era retta occasionalmente sul lavoro di pochi uomini: Collovati, sempre perentorio su Birtles, Gentile addirittura strepitoso per potenza atletica sia nel controllo di Woodcock che nell’appoggio; Oriali, bravissimo nel cancellare Coppel ed ancor più bravo nell’appoggiare costantemente il gioco.
Gli altri, chi più chi meno, erano al di sotto delle loro possibilità, fermo restando il buon facchinaggio di Tardelli su Keegan e qualche spunto notevole di Antognoni. Tra gli uomini che avevano puntellato la nostra squadra va inserito anche Benetti, autore di un lavoro oscuro ma diligente ed efficace. Davanti purtroppo Causio era ricaduto in numerosi errori, Graziani si era battuto leoninamente ma senza alcun nesso e Bettega aveva latitato come del resto ha latitato anche nella ripresa. Dopo l’intervallo gli azzurri hanno dato subito la sensazione, non si sa bene in virtù di quale taumaturgico intervento, di essersi scrollati di dosso gran parte della paura che fino a quel momento li aveva avvinghiati.
Conquistando il coraggio di giocare la palla, i nostri hanno assunto l’iniziativa e imposto il gioco ad una nazionale inglese che fino a quel punto aveva fatto da sparring partner assolutamente modesto, adeguandosi allo squallore che noi andavamo proponendo. Gli inglesi, di fronte alla nostra iniziativa, si sono rivelati quasi impreparati. Erano convinti che il match si fosse ormai incanalato in quel binario e che non potesse più cambiare. Invece molte cose sono cambiate. La nostra difesa, sempre impeccabile in marcatura, ha preso ad appoggiare con il solito Gentile e con gli sganciamenti di Scirea; il centrocampo si è improvvisamente vivificato sia in Tardelli e Antognoni, ferme restando le buone prove di Oriali e Benetti. E la cose sono decisamente migliorate davanti, dove, con un Bettega sempre purtroppo assai evanescente, è aumentata la disinvoltura in rifinitura di Causio e Graziani è riuscito finalmente ad incanalare in linea logica il suo prodigarsi.
A dispetto di tutto ciò, lasciandoci alle spalle la grossa palla-gol fallita a due minuti dal riposo, siamo andati subito a sbagliare la seconda con Scirea dopo un paio di minuti. È incominciato a quale punto ad affiorare il terrore che il risultato fosse in qualche maniera stregato. Ma la squadra ha continuato a battersi ed è andata in progressione con Graziani, autore di spunti da protagonista. Al 6’ su lancio di Collovati è entrato in area saltando Watson e concludendo con un bel diagonale parato. Subito dopo è andato ancora sulla conclusione e al 10’ ha mandato alto di testa sulla traversa in seguito ad una buona azione Scirea-Causio. Come se non bastassero le ansie e le paure, un’improvvisa fiammata dell’Inghilterra è tornata a seminare il panico nelle nostre file e sugli spalti. All’11, su punizione di Kennedy, lo stopper Watson ha mandato pericolosamente a lato e 2 minuti dopo su combinazione con Wilkins su pallone non intercettato da Benetti, Kennedy ha scagliato un gran tiro che è andato ad infrangersi sul montante alla sinistra di Zoff.
Dopodiché, al 15’, la terza grossa occasione fallita dagli azzurri. A quel punto, dicevamo, il match sembrava ormai segnato. Avevamo prodotto un numero di palle-gol anche superiore alla qualità del nostro gioco, eravamo riusciti a tirare fuori tutto il possibile al nostro repertorio. Ma ecco che proprio quando lo stadio sembrava ormai rassegnato e ammutolito di fronte al pareggio, è venuta fuori l’azione decisiva impostata da Antognoni e rifinita da Graziani con un rabbioso cross basso da sinistra a terra sul quale Tardelli è intervenuto in inserimento insaccando da pochi passi. Mentre Tardelli dava sfogo alla sua furibonda gioia percorrendo gran parte della pista di atletica con un tempo probabilmente invidiabile da parte di molti sprinter che hanno percorso il tartan del comunale, la partita continuava riservando ancora emozioni. Come il tiro di Wilkins che Zoff deviava in corner al 35’ come l’esterno rete colpito al 44’ dagli inglesi dopo una furibonda mischia.
È stato quello comunque l’ultimo brivido, poi l’arbitro Rainea ha rimandato le squadre negli spogliatoi, squadre che si sono correttamente salutate a centrocampo per lo scambio delle maglie mentre Bearzot, festeggiatissimo dai suoi giocatori e dalla sua panchina, andava incontro a Greenwood tenendogli la mano e ricevendo un abbraccio molto sportivo e molto amichevole.
La vittoria sull’Inghilterra, tradotta in termini pratici, significa che la nostra squadra si è decisamente rilanciata sulla dirittura finale dell’Europeo. Ma nonostante questo successo, resta da annotare come mercoledì prossimo a Roma saremo chiamati a confermare quanto di buono abbiamo fatto a Torino, soprattutto nella ripresa, per battere il Belgio.
Infatti, un pareggio, in relazione al gioco della differenza reti, favorirebbe i nostri avversari a parità di scarto, sin qui i belgi hanno segnato più di noi.
Cos’altro dire a conclusione di questa memorabile serata che ha chiamato il Comunale a vivere attimi di pathos incredibili, noi stessi in tribuna stampa a soffrire come tifosi? Si può dire soprattutto che la squadra, dopo aver deluso nei novanta minuti di San Siro e dopo aver sofferto ancora in misura molto evidente nel primo tempo di ieri sera, è finalmente riuscita a calarsi nei panni della sua consumata esperienza.
E questo è decisamente buon segno. Con l’iniezione di fiducia che è giunta battendo l’Inghilterra e con questo ritrovata sicurezza si può quantomeno inquadrare in termini di cauto ottimismo il match decisivo col Belgio. Non siamo certamente al massimo della condizione, alcuni uomini, anzi, latitano alla grande ma, avendo ripreso l’assetto possiamo sperare di giocare in maniera proficua i novanta minuti della nostra qualificazione alla finalissima.
Concludiamo con un elogio alla nostra squadra che, pur soffrendo, pur accusando i limiti contingenti dai quali è oppressa, ha reagito benissimo alla distanza sul piano dell’orgoglio e della generosità.
È questa Nazionale quarta al Mondiale del ’78, una squadra rispettabilissima a fine ciclo e non meritava certamente l’umiliazione di dover concludere anzitempo l’avventura in quel campionato d’Europa che rappresenta il suo terminale massimo.
La partita nel suo assieme ha offerto le cose migliori soprattutto a livello emozionale. Scadente sul piano tecnico il primo tempo, migliore invece la ripresa, soprattutto per merito dei nostri. La gente ha avuto di che soffrire, ma anche di che gioire: non dimenticheremo mai il lungo boato con il quale il pubblico torinese ha salutato il fischio finale dell’arbitro Rainea. Svaniva un incubo, rifioriva la speranza.
Per nostra fortuna, almeno durante l’incontro, le cose sono andate abbastanza bene anche sul piano dell’ordine pubblico. Opportuni spiegamenti di polizia hanno impedito un contatto pericoloso tra la vasta rappresentanza inglese ed i nostri “ultras”. Sarebbe stato un vero peccato se una sera così tesa così importante avesse dovuto registrare una sconfitta da parte del pubblico sul piano della civiltà.
Le pagelle
di Pier Cesare Baretti
Bene Gentile: 7,5
- Zoff 6,5: pur non essendo stato chiamato in causa in alcun intervento miracoloso e pure avendo avuto una grossa dose di fortuna in occasione del montante colpito da Kennedy al 13’ della ripresa, Zoff ha svolto con molta autorità e con estrema sicurezza il lavoro che gli è stato proposto dagli inglesi.
- Gentile 7,5: confermando quanto aveva già fatto vedere a San Siro contro la Spagna e più in generale nel finale di stagione, Gentile ha messo a profitto anche contro l’Inghilterra la sua strepitosa condizione atletica, la sua concentrazione, la sua grinta. Ha giocato in maniera decisa ma senza scendere mai sul piano della scorrettezza sistematica. È stato esemplare sia in fase di marcatura che in fase di appoggio, l’uomo forse più vivo e poù grintoso di tutta la nostra squadra. Una prestazione quella di ieri sera che Gentile può sicuramente inserire nel suo albo d’oro.
- Scirea 6: senza alcune esitazioni gravissime denunciate nel primo tempo e senza gli errori di conclusione, il voto di Scirea avrebbe potuto e dovuto essere assai più alto. Purtroppo il nostro libero che è diventato protagonista nella seconda fase del match con molti inserimenti oculati e calibrati, è incorso nelle disavventure rappresentati dai due gol falliti Speriamo che la ritrovata sicurezza, alla luce del risultato positivo, consenta a questo giocatore dal repertorio tecnico elevatissimo, ma dalla personalità un po’ flebile, di presentarsi nel match col Belgio al massimo delle condizioni.
- Collovati 7: piazzato su Birtles e quindi nella fase finale su Mariner che ha preso il posto di Birtles, Collovati ha giocato né più né meno come un martello pneumatico tirando comunque, sarà bene precisarlo, alla palla assai più che all’avversario. Ha giocato con estremo tempismo, con molta determinazione e anche con lucidità. Non pago di quanto gli richiedevano i compiti di marcatura, si è presentato ripetutamente in appoggio a centrocampo. Si tratta dell’ultimo acquisto della squadra di Bearzot ma rappresenta già uno dei punti di riferimento più precisi.
- Oriali 7: accolto con molto scettiscismo dai fautori del rinnovamento, giudicato un modesto gregario, Oriali ha avuto modo di confermare contro l’Inghilterra, come del resto aveva già fatto vedere contro la Spagna a San Siro, di essere un professionista esemplare che riesce quasi sempre a concretizzare il suo repertorio al cento per cento. Anche in questa circostanza e anche nella fase in cui la nostra squadra denunciava maggiormente i limiti impostigli dal suo nervosismo, Oriali ha saputo giocare in maniera ordinata, diligente e puntuale. È stato sicuramente uno degli azzurri più validi.
- Tardelli 6,5: pur attraversando un momento di forma che non può essere ritenuto ottimale, Tardelli ha sentito l’impegno in maniera tale da esaltarsi sul piano della concentrazione. Dopo un duro intervento su Keegan che gli è costato un’ammonizione, ha preso meglio le misure del suo avversario diretto, l’ha pian piano circoscritto e quindi emarginato. Il suo do di petto, Tardelli l’ha comunque emesso in occasione del gol, un gol che vale tanto oro quanto pesa e, premiando la generosità di tutta la squadra, premia in maniera particolare la generosità di questo incredibile cursore che è Tardelli.
- Benetti 6,5: ripescato da Bearzot quando sembrava ormai destinato ad un ruolo di complementare di panchinaro, Benetti ha dimostrato quanto valga l’esperienza. Ha fatto cose assai positive, fin dal suo ingresso in corso nel match con la Spagna e altrettanto positivamente si è mosso con l’Inghilterra, senza cercare mai di strafare, occupandosi con diligenza del suo avversario Kennedy e operando quel lavoro di distribuzione che ha gioco lungo ha avuto un peso notevole. Bearzot doveva assicurare un perno centrale solido sul piano atletico e consistente sul piano dell’esperienza alla sua squadra e ripescando Benetti ha sicuramente fatto una mossa azzeccata.
- Antognoni 6,5: partito bene, Antognoni si è un po’ smarrito durante tutto il primo tempo nel convulso tessuto di gioco che la nostra squadra produceva. Ciononostante ha fatto schioccare in maniera limpida il suo prezioso piede fornendo a Graziani la prima palla-gol fallita dagli azzurri e a Scirea un’uguale palla-gol pure mancata. In questa circostanza Antognoni ha avuto comunque soprattutto il grosso merito di adattarsi al tipo di partita, di evitare i fronzoli, di inserirsi sul piano agonistico lottando e correndo laddove c’era da lottare e da correre. Sotto questo ultimo aspetto diremmo che si tratta di una annotazione estremamente positiva agli effetti della personalità del ragazzo.
- Causio 6: entrato in campo con i nervi tesi, Causio non ha tardato a denunciare il difficile momento che sta attraversando. Ma, rispetto a San Siro, ha avuto il grossissimo pregio di non soffrire più di tanto questa situazione e quindi di non scomporsi. Ed è così che in contrapposto all’opaco Causio dei primi 45’, è ricomparso il Barone nella ripresa, giocatore che ha ricominciato a far viaggiare la palla dandole del tu ad altissimo livello, giocatore che ha riempito più di un’azione con gli sprazzi della sua fantasia e della sua ispirazione. Questo recupero nel secondo tempo di Causio può risultare fondamentale agli effetti del prosieguo del nostro campionato d’Europa. Se il Barone si è rinfrancato, contro il Belgio può tornare ad essere una nostra carta vincente.
- Graziani 6,5: frastornato, patetico nel suo dibattersi e nel suo lottare spesso al di fuori di qualsiasi logica e di qualsiasi schema, avvilito dalla certezza di aver mancato un gol facilissimo nell’azione del 43’ del primo tempo, Graziani si è ripresentato in campo nella ripresa facendo ricorso a tutte le sue risorse. Ha giocato ben sapendo che dai secondi 45 minuti sarebbe sarebbe dipesa l’etichetta della sua partecipazione al campionato d’Europa. Ha continuato in qualche occasione ad arraffare, ma pian piano è venuto fuori piazzando spunti autorevoli, andando a concludere in maniera logica e rifinendo alla grande il pallone sul quale Tardelli ha segnato il gol della nostra vittoria. Anche per lui, come per Causio, vale un certo discorso di repechage psicologico. Un Graziani ricaricato dal secondo tempo può veramente dire cose importanti nella seconda parte del campionato d’Europa.
- Bettega 5: in una serata in cui tutti gli azzurri sono riusciti a risalire la corrente rispetto al disastroso esordio di San Siro contro la Spagna, Bettega è rimasto purtroppo ai blocchi di partenza. Si è dato da fare, ha cercato di legare il gioco, di guadagnarsi onestamente la sua partecipazione ma è risultato impalpabile a tutti i livelli: ha fatto una sola conclusione sbucciando di testa un buon suggerimento di Oriali dopo appena trenta secondi di gioco e si è reso utile soltanto tamponando sugli sganciamenti del terzino Neal. A questo punto c’è veramente da essere preoccupati. E alla luce di come andranno le cose col Belgio a Roma, Bearzot dovrà avere il coraggio di prendere una decisione nei confronti di Bettega magari anche a gioco in corso. Noi siamo i primi ovviamente ad augurarci che Bettega risorga. Ma se questa resurrezione dovesse dimostrarsi fantomatica anche all’Olimpico sarebbe veramente il caso di metter dentro qualcun altro.
- Baresi s.v.: entrato in campo al posto di Causio quando mancavano due minuti al termine del match (Bearzot ha fatto la mossa unicamente per spezzare il ritmo dell’incontro in attesa di guadagnare la fine), Giuseppe Baresi ha avuto il grosso privilegio di partecipare alla fase più importante del match: quella della festa finale.