La Gazzetta dello Sport

Il racconto della gara da La Gazzetta dello Sport del 16 giugno 1980 attraverso l’editoriale di Gianni de Felice e le pagelle dei calciatori

L’editoriale di Gianni de Felice

Non ci hanno tradito

Nossignore, gli azzurri non ci hanno tradito. Per una nazionale visibilmente stanca e da tempo alle prese con ricorrenti problemi di manovra, per una formazione in cui figurano uomini palesemente logori o lontani dall’abituale forma, per calciatori che da anni non riescono a mietere allori in campo internazionale con la maglia delle loro squadre battere l’Inghilterra e raddrizzare così le sorti di un europeo cominciato male con il preoccupante pareggio contro gli spagnoli era un autentico miracolo. Era un’impresa al limite delle possibilità.

Questo miracolo, gli azzurri l’hanno compiuto. Questa impresa, gli azzurri l’hanno realizzata. Diciamo loro, i singoli, più che la squadra nel suo complesso. Perché il successo è stato il frutto di una straordinario incredibile, quasi commovente impegno, più che la conseguenza di una indiscutibile superiorità di gioco. Perché questa vittoria è stata ottenuta, spremendo da polmoni e muscoli – fino alla stoica resistenza degli ultimi minuti – tutto, ma proprio tutto quanto poteva essere umanamente spremuto. Le lacune che erano state denunciate dai novanta minuti di San Siro contro la Spagna esistevano ancora: quelle occasioni incredibilmente sbagliate da Graziani, quei lanci frettolosi e imprecisi di Causio, quella difficoltà – specialmente nel primo tempo – di trasformare la corsa in manovra, i passaggi di gioco, l’assalto in nitida azione offensiva. Ma l’orgoglio, il carattere, una sorta di puntigliosa e rabbiosa volontà hanno consentito di mascherarle dapprima e poi di superarle.

È proprio questo aspetto della sfida che dà ora al successo contro gli avversari più temuti un valore particolare e suggestivo. Abbiamo battuto gli inglesi con quelle che un tempo erano le loro «armi» tradizionali: e cioè la tempra agonistica, il vigore fisico, il ritmo incalzante di attacchi spesso confusi ma sempre grintosi, la fiducia tenuta viva anche dopo l’agghiacciante episodio del palo di Kennedy, la saldezza nervosa nelle ultime emozionanti fasi dell’incontro. Ieri sera, a Torino, i veri «inglesi» erano gli azzurri. E proprio qui sta il senso del miracolo.

Un miracolo che ha fatto risorgere la nazionale italiana. È una resurrezione che non si limita al terreno di gioco, allo spogliatoio degli azzurri, alla classifica del girone in cui l’Italia affianca adesso il Belgio vittorioso nel pomeriggio contro la Spagna: un Belgio che dovremo incontrare per la conquista dell’ammissione alla finale. È una resurrezione che si estende alla folla dei tifosi, all’entusiasmo della gente. La partita con la Spagna ci aveva ricordato quanto valiamo in questo momento. Ma la sfida con l’Inghilterra ci ha detto quanto ancora possiamo, nonostante tutto. S’era chiesto agli azzurri di dimostrarlo con una prova di carattere, di non tradirci almeno sul piano dell’agonismo. L’invocazione è stata accolta. Ed è bastata. La fiammata che aspettavamo dagli europei s’è finalmente accesa. Grazie.

Le pagelle 

Anche Benetti tra i migliori

  • Zoff – 6
  • Gentile – 7,5
  • Oriali – 8
  • Benetti – 8
  • Collovati – 7,5
  • Scirea – 6,5
  • Causio – 6
  • Baresi – S.V.
  • Tardelli – 8
  • Graziani – 6
  • Antognoni – 6,5
  • Bettega - 6