Euro 2020: gli aneddoti di Immobile e Verratti - Video
02 settembre 2021
giovedì 23 aprile 2020
Eletto per tre volte come il Miglior portiere del mondo, e guanto d'Oro al Mondiale in Thailandia del 2012, Stefano Mammarella si è laureato Campione d'Europa nel 2014 con la Nazionale Italiana di Futsal, di cui è veterano e simbolo. Nato a Chieti il 2 febbraio 1984, milita nella fila dell'Acqua e Sapone, club di calcio a 5 di Città Sant'Angelo, comune abruzzese in provincia di Pescara. Lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Ti manca il calcio giocato?
Mi manca tantissimo. Qualche giorno fa stavo ascoltando Waka Waka di Shakira (n.d.r. colonna sonora dei Mondiali sudafricani di calcio a 11) e stavo per mettermi a piangere. Ho troppe emozioni legate a questo sport.
Come stai vivendo queste settimane di isolamento?
I primi giorni sono andati benissimo. Non ricordo di essere stato così tanto tempo a casa a godermi i figli. E ne sono felice perché ho una vita che mi porta spesso lontano da casa; in entrambi i casi, il giorno dopo la loro nascita sono partito per impegni calcistici. Ora sto recuperando il tempo perduto.
Qual è la tua giornata tipo?
Io e mia moglie ci alziamo presto e riordiniamo la casa. Lei si occupa di aiutare con i compiti il figlio più grande, che ha 8 anni, mentre io mi occupo del piccolo di 3 anni. Riesco ad allenarmi quotidianamente per circa due ore al giorno. Corro sul tapis roulant e seguo la programmazione di esercizi a corpo libero che mi invia il preparatore atletico del mio club.
Riesci anche a fare esercizi prettamente attinenti al tuo ruolo?
Purtroppo a mio figlio non piace molto il calcio, quindi non ho nessuno che mi tira in porta. Tuttavia, ho un garage dove provo ad allenarmi con movimenti e spostamenti laterali nei circa 4 metri di spazio utili a un portiere di futsal. Qualche giorno fa, ho indossato gomitiere e ginocchiere e ho provato anche tuffarmi, ma mia moglie mi ha dato del pazzo, dato che la pavimentazione è in mattonelle.
Hai riscoperto qualche hobby particolare?
Coltivo l’orticello ricavato dai 20/30 metri quadri del piccolo terreno che ho sotto casa. Ho già piantato insalata, melanzane e verdure varie. Poi in soffitta mi dedico a lavori in legno: tavolini, aiuole, seggiole. Mi invento sempre qualcosa da fare e, tuttalpiù, levigo il legno sporco e lo pulisco. Infine, siccome i miei genitori avevano un panificio, sto riscoprendo i sapori di una volta, con pasta, dolci, pizza e pane fatti in casa. A Pasqua, ad esempio, ho sfornato pupe e cavalli in pasta frolla, che sono dolci tipici della tradizione abruzzese, la mia regione.
Pochi mesi fa è stato pubblicato un libro a te dedicato con titolo “Il portiere più forte del mondo”. Tu nell’occasione affermasti che hai ancora così tanta voglia di giocare, da essere pronto a dare modo di scrivere anche il secondo volume. Considerando che hai 36 anni e giochi da circa 20 anni, conti di raggiungere e superare il traguardo dei 50 anni in campo?
Facilmente. Adesso poi, con la voglia matta che ho di ricominciare a giocare, direi sicuramente di sì. Poi quando tornerò in campo vedremo, perché le variabili sono tante, a cominciare dagli infortuni. Ma adesso come adesso, nelle intenzioni, decisamente sì!
Infine, se dovessi assegnare uno Scudetto del Cuore a chi sta giocando in prima linea la partita contro il Coronavirus, a chi lo assegneresti?
In particolare, ai medici pensionati che sono ritornati a combattere e a salvare vite umane, pur sapendo del rischio che stanno correndo. Potevano starsene a casa e invece non lo hanno fatto: meritano gli applausi di tutti noi.