Per festeggiare i suoi settant’anni di vita, la Federcalcio chiede di ospitare l’edizione 1968 dei Campionati Europei alla cui fase finale si qualificano anche Unione Sovietica, Jugoslavia e Inghilterra.
Gli Azzurri affrontano a Napoli in semifinale l’URSS, avversario storicamente ostico e, nonostante il caldo appoggio del pubblico dello Stadio San Paolo, non riescono a venirne a capo neppure dopo i tempi supplementari.
Soltanto il sorteggio promuove l’Italia in finale, dove affronta la Jugoslavia, che precedentemente aveva avuto ragione dell’Inghilterra. L’8 giugno allo Stadio Olimpico di Roma gli slavi impartiscono agli Azzurri un’autentica lezione di calcio: vanno in gol con Dzajic al 39', falliscono più volte il raddoppio e infine vengono raggiunti da un tiro di Domenghini a dieci minuti dal titolo continentale.
Secondo il regolamento di allora, la finale si dovette ripetere due giorni più tardi. Valcareggi vorrebbe ripresentare in campo la stessa formazione ma viene convinto dal dirigente Walter Mandelli a modificare radicalmente la squadra con l’innesto di forze nuove.
Rosato, Salvadore, De Sisti, Mazzola e Riva fanno così valere la loro freschezza. Micidiale, l’uno-due con cui Riva e Anastasi stendono gli slavi.
L’Italia è, per la prima e unica volta nella sua storia, Campione d’Europa.