Interviste

Studia da leader e guarda all'Europeo nella “sua” Inghilterra: intervista ad Aurora Galli

Prima italiana della storia a giocare nel massimo campionato inglese, la centrocampista azzurra racconta la sua nuova avventura nella terra che l'anno prossimo ospiterà i campionati europei e non nasconde l'ambizione di disputare un altro Mondiale da protagonista

martedì 14 settembre 2021

Studia da leader e guarda all'Europeo nella “sua” Inghilterra: intervista ad Aurora Galli

Aurora, partiamo dal tuo trasferimento in Inghilterra per giocare con l'Everton, prima italiana della storia nella FA Women's Super League. Com'è maturata la decisione di affrontare questa esperienza all'estero?

Fin da quando ho iniziato a giocare a calcio ho avuto in testa l'idea di provare un'esperienza diversa da quella italiana. Non è maturata nell'ultimo anno, ma è frutto di una serie di ragionamenti fatti nel corso del tempo, di decisioni mie e di altre prese con la mia famiglia. Alla base c'è la voglia di entrare in un nuovo mondo, di scoprire la mentalità e il modo di vivere di un altro paese e, soprattutto, di vedere il calcio con gli occhi della professionista.

Dopo queste prime settimane quali differenze hai potuto toccare con mano tra la realtà calcistica inglese e quella italiana?

La differenza principale è a livello di impianti, purtroppo... In Inghilterra, in qualsiasi club, le strutture sono “da maschile”, di livello top: ovunque trovi la piscina, la palestra, dieci campi con erba diversa, campo al coperto, uno staff medico completo di ogni figura. Si tratta di un livello che in Italia è garantito soltanto dalle società di vertice.

In che cosa l'esperienza nella FA WSL può farti crescere?

Certamente può darmi una mentalità diversa. In Italia siamo votati alla tattica e al gioco intelligente, e per questo sono molto fiera di essere italiana. In Inghilterra, invece, al centro c'è la corsa, tanta corsa... Non devi preoccuparti di cosa lasci alle tue spalle perché, appena vedi il pallone o l'avversaria, devi aggredire. Si corre ad alta intensità per novanta minuti, spesso durante gli allenamenti ti pieghi sulle gambe perché sei sfinita. Vieni portata a superare il tuo limite e si punta a tenere un livello di attenzione sempre molto elevato.

Dopo l'approdo di Linari (ora alla Roma) e Guagni all'Atletico Madrid, il tuo passaggio all'Everton può essere letto come un ulteriore segnale della costante crescita del nostro calcio, cosa che rende i nostri migliori talenti appetibili all'estero?

Non credo sia un caso che le calciatrici italiane siano cercate dalle squadre straniere, ma è la conseguenza del miglioramento del nostro movimento, che sta crescendo tantissimo. Molte giocatrici dovrebbero fare un'esperienza all'estero, lasciare la propria zona di comfort e accettare la sfida di entrare in una nuova realtà. Voglio essere un esempio da questo punto di vista e consiglierei a chiunque di provare un'avventura così.

Il tuo allenatore Willie Kirk ti ha elogiato per la tua completezza, per le capacità di interdire e di impostare la manovra. Quali ritieni siano le tua qualità migliori e dove, invece, credi di avere margini di crescita?

Negli ultimi quattro anni alla Juventus, Rita Guarino ha cambiato il mio ruolo: ero una centrocampista strettamente difensiva, grazie a lei ho acquisito consapevolezza nel costruire il gioco. L'interdizione resta il mio punto di forza, ma voglio migliorare il mio apporto nel dettare i tempi, anche all'Everton sto lavorando in questa direzione.

Veniamo alla Nazionale. Quattro anni fa iniziava il percorso di qualificazione che avrebbe riportato l'Italia in un Mondiale dopo vent'anni. In quel momento eravate reduci da un Europeo che non era andato bene e non c'erano molti riflettori accesi su di voi. Ora ci sono grandi aspettative, complice lo splendido torneo disputato in Francia nel 2019. Avvertite la pressione di tali aspettative ora che state per iniziare le qualificazioni al Mondiale 2023?

Direi che non c'è pressione perché siamo consapevoli della nostra forza. C'è tanta voglia di dimostrare e di non accontentarci. Due anni fa in Francia abbiamo fatto qualcosa di stupendo e ce lo teniamo ben stretto, ora arriva un'altra sfida e vogliamo godercela.

Si inizia contro Moldova e Croazia, nel girone ci sono anche Lituania, Romania e Svizzera. Quali insidie nasconde questo gruppo?

La Svizzera è la risposta alla domanda. L'abbiamo incontrata spesso ed è una squadra forte. Nelle ultime due gare abbiamo vinto (Cyprus Cup 2018, amichevole 2019, ndi), ma va detto che hanno delle giocatrici di spicco, sanno come metterti in difficoltà, dovremo prestare attenzione. Ogni partita può celare delle insidie, sarà fondamentale avere il pallino del gioco, non lasciar spazio alle avversarie. Tutto dipende da noi.

Il percorso di qualificazione mondiale coincide con il cammino di avvicinamento all'Europeo. Con quali ambizioni ci presenteremo in Inghilterra l'anno prossimo?

Non vedo l'ora di iniziare l'Europeo, anche perché si giocherà nella mia nuova “casa”. Le selezioni del nostro continente sono le migliori al mondo, questo rende l'Europeo un torneo molto competitivo. Vogliamo dimostrare di meritare di esserci.

Credi che lo slittamento dell'Europeo dal 2021 al 2022 sia stato un vantaggio per la nostra Nazionale oppure no?

Secondo me è meglio giocare l'Europeo con un anno di ritardo. Abbiamo avuto qualche prestazione non ottimale nelle ultime partite, quindi ora abbiamo il tempo per prepararlo al meglio, ritrovare gli equilibri, mettere in campo nuove idee. Sì, credo che sia stato un bene.

Sono passati quattro anni dall'arrivo sulla panchina azzurra di Milena Bertolini. Molte tue compagne l'hanno avuta come allenatrice a livello di club, mentre tu l'hai conosciuta come Ct: che cosa la rende un valore aggiunto di questo gruppo?

Milena ha la capacità di capire e di ascoltare le proprie giocatrici. Anche soltanto con il suo modo di parlare riesce ad infondere tranquillità. Ha dei concetti chiari su come allenarsi e su come affrontare le partite, questa sua sicurezza ci dà la forza di crederci. Lei è la leader che ci guida.

A dicembre compirai 25 anni, ma puoi essere considerata una veterana della Nazionale. È in corso un graduale ringiovanimento della rosa azzurra: come ti poni nei confronti delle più giovani?

Innanzitutto penso che in ogni raduno debbano esserci delle giovani, sono una forza aggiuntiva. Io ritengo di essere una “vecchia” per le giovani ed una giovane per le più anziane, mi metto nel mezzo e questo mi piace perché riesco a capire entrambi i blocchi. Rispetto alle giovani cerco di essere un punto di riferimento. Fuori dal campo sono una persona solare e uso questo per togliere loro la pressione di essere in Nazionale. In campo, invece, provo a spiegare alcune situazioni, provo a dare delle risposte alle loro domande.

Ti senti una leader di questo gruppo?

Mi sento una giovane che vuole essere una leader.

La corsa al prossimo Mondiale, la fase finale dell'Europeo: se guardi al prossimo futuro della Nazionale, dove pensi che l'Italia si possa collocare e quale desiderio esprimeresti?

Di sicuro vorrei andare di nuovo al Mondiale e fare meglio dello scorso Mondiale. Per l'Europeo ho delle buone sensazioni, ma sono molto scaramantica e non aggiungo altro.

Dita incrociate...

Esatto, fingers crossed.