Verso la Serbia. Pazzini scalda i motori: “Tranquilli, il gol arriverà”
domenica 10 ottobre 2010
Non più tardi di ieri, nella conferenza stampa che ha fatto seguito al pareggio di Belfast contro l’Irlanda del Nord, il commissario tecnico Prandelli, parlando del suo modo di intendere il calcio, ha detto che punta su un’Italia ancora più offensiva. Da quando siede sulla panchina azzurra, in attacco il cittì ha cambiato spesso, schierando le punte in base alle caratteristiche degli avversari. Non è escluso che martedì sera a Genova contro la Serbia toccherà a Pazzini, che ha già giocato titolare in Estonia e che in Irlanda è entrato nella ripresa al posto di Borriello, scendere in campo al fianco del suo compagno di club Cassano. Genova e Cassano, un binomio che su Pazzini ha un effetto stimolante: “Conosco troppo bene Cassano – spiega l’attaccante – per non apprezzarlo e per non tenermelo stretto. Non so se giocherò, non credo che Prandelli faccia favoritismi: certo, il fatto di giocare nello stesso club di Cassano è un vantaggio: lui sa come servirmi e io so dove devo mettermi per ricevere i palloni da lui. Se andrò in campo, ce la metterò tutta: la maglia della Nazionale mi dà la carica, per di più nello stadio di Genova è ancora più bello, una motivazione in più anche perché è una vetrina molto importante a livello internazionale”.
Il fatto che la Nazionale crea occasioni da gol, ma non riesce a segnare non preoccupa Pazzini: “Se il mister fino ad oggi ha cambiato spesso l’attacco non dipende dal fatto che non facciamo gol, ma dalle caratteristiche degli avversari. Il gol è importante, ma non costituisce un problema: dovremmo preoccuparci se a mancare fossero le occasioni, invece a Belfast per esempio ne abbiamo create parecchie. Il gol arriverà”.
In attesa del nullaosta da parte della Uefa sulla base della richiesta della Figc di giocare la partita con la Serbia con il lutto al braccio in memoria dei militari italiani scomparsi, il pensiero di Pazzini va alle famiglie: “Giocare con il lutto al braccio è il minimo che si possa fare, sono eroi che ci rappresentano e non sempre ci ricordiamo che questi ragazzi fanno un grande lavoro per tutta l’Italia. Il dolore delle famiglie è anche il nostro dolore”.