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Verso Italia-Germania: i ricordi di Gianni Rivera sulla ‘Partita del secolo’

giovedì 3 novembre 2016

Verso Italia-Germania: i ricordi di Gianni Rivera sulla ‘Partita del secolo’

Il 15 novembre a Milano Italia e Germania torneranno ad affrontarsi in amichevole quattro mesi dopo il quarto di finale dell’Europeo francese vinto dai tedeschi ai calci di rigore. Un match, quello disputato lo scorso 2 luglio a Bordeaux, che è andato ad aggiungersi ai tanti Italia-Germania che hanno fatto la storia del nostro calcio. Si va dalla prima sfida vinta 3-1 dagli Azzurri il 1° gennaio del 1923, all’indimenticabile 4-3 di Città del Messico nel ’70, dal 3-1 nella finale del Mundial ‘82, al 2-0 nella semifinale del Mondiale 2006 e alla doppietta decisiva di Mario Balotelli nella semifinale di EURO 2012.

Il 35° confronto tra le due Nazionali (il bilancio è favorevole all’Italia con 15 vittorie, 11 pareggi e 8 sconfitte) si giocherà allo Stadio ‘Giuseppe Meazza’ e in una città, Milano, che ha avuto il privilegio di ammirare per tanti anni la classe cristallina di Gianni Rivera, attuale Presidente del Settore Tecnico della FIGC e uomo simbolo della semifinale di Messico ‘70.

Il primo Pallone D’Oro della storia del calcio italiano ha parlato in esclusiva con Vivoazzurro.it, ricordando quel gol di piatto destro che al 111’ decise quella che per tutti è diventata la ‘Partita del secolo’: “Ero partito per calciare di sinistro sul primo palo – ha raccontato Rivera (per leggere l’intervista integrale clicca qui) - ma poi vedendo il movimento di Maier, ho scelto in pochi istanti di cambiare direzione al tiro. Facendolo, ho anche cambiato piede di calcio. Un particolare di cui mi sono accorto soltanto rivedendo il gol in televisione… Fu una rete che, nella sua semplicità, racchiuse tutte le mie abilità: lucidità, velocità di pensiero e tecnica”.

Dopo i giudizi positivi nei confronti della Nazionale guidata da Gian Piero Ventura (“è un buon gruppo, figlio di quello che ha ben figurato agli Europei”), Rivera ha sottolineato le differenze tra la Germania di un tempo e quella attuale: “Allora avevano sia un gruppo coeso che delle grandi individualità. Ora hanno tanti ottimi giocatori, ma non vedo un vero e proprio numero uno, come poteva essere Beckenbauer”.