Prandelli: “L’Italia del calcio come il Paese. E l’Europa va più veloce”
giovedì 6 marzo 2014
Un Prandelli amareggiato subito dopo la sconfitta subìta dall’Italia contro la Spagna, un Prandelli meno allarmato il giorno dopo, riflessivo, pronto a lavorare sulla soluzione studiata in queste ultime ore. “Il calcio italiano è come il nostro Paese – dichiara il Commissario tecnico - ma l’Europa va più veloce e noi dobbiamo metterci al passo. Mai in quattro anni di azzurro mi era capitato di vedere una tale differenza di condizione tra noi e gli avversari, a questo punto della stagione. Non voglio tornare a far polemica con nessuno, ma una riflessione globale va fatta: se tre nostre squadre hanno giocato domenica notte, qualcosa influirà. Inevitabile che dalla domenica notte al mercoledì qualcosa si perda, il fatto è che nel nostro calcio poche squadre hanno il ritmo intenso per tutta la partita. E' una questione generale, di intensità: il nostro calcio non ha i ritmi alti degli altri campionati, non siamo abituati a pressare. E poi dobbiamo rivedere alcuni concetti dalle basi: noi parliamo di pressing e ancora pensiamo a difesa e attacco, gli altri invece fanno densità, squadra corta, corsa continua, intensità”.
Calcio e politica sono sulla stessa barca. “Se cambi i termini del discorso il risultato è lo stesso. Il calcio è come il Paese. Se non hai grandi mezzi per essere veloce, se non hai grandi nomi o grandi numeri, devi avere grandi idee. Attingere a tutte le risorse e a tutte le qualità. Ci serve intensità. Però, come ct, mi sento il primo responsabile nel trovare questi spunti su cui lavorare: ieri li ho visti nel carattere, nell'orgoglio, nella capacità di affrontare la difficoltà. Senza, si poteva perdere con 4 o 5 gol di scarto”.
Suona l’allarme a cento giorni dal Mondiale? “Allarmato no, ma torno alle considerazioni fatte prima della partita con la Spagna. Lo so che ora si parlerà di allarme, per quello che mi riguarda non è così. Però è un fatto che la Spagna cresce, ripropone sempre giocatori nuovi, e noi fatichiamo. E' inutile nascondersi dietro i problemi, se nel nostro campionato giocano il 37 per cento di italiani qualcosa vorrà dire: e allora, di fronte a questa situazione, dobbiamo capire dove possiamo migliorare. Si punterà sulla corsa e sul coraggio nell'affidarsi alle nostra capacità di palleggio a centrocampo. E' stato giusto provare e riprovare, in questi mesi; ora sappiamo quello che dobbiamo fare”.
A confortare il cittì c’è un precedente: “Due anni fa, quando eravamo a 100 giorni dall'Europeo, la condizione della squadra era allo stesso punto. Ricordate quando perdemmo con la Russia? Non sapevamo da che parte voltarci, però è dimostrato che, quando abbiamo la possibilità di lavorare e di farlo sui problemi, le soluzioni arrivano”.
Lunedì un nuovo raduno, tutti volti nuovi. “Questo stage è un bel segnale, ho convocato ragazzi che non ho mai visto e chi non è impegnato nelle coppe: è un discorso per il futuro, ma tutti devono sapere che uno o due posti per il Mondiale possono uscire anche da questo gruppo. Voglio vedere dal vivo per tre giorni ragazzi che di solito segui a distanza, o del quale sai per sentito dire”.
Prandelli non ha comunque abbandonato l’idea Rossi.”Il 20 marzo tornerà in Italia e si metterà al lavoro con la Fiorentina. Non voglio fare pressione a nessuno, e nessuno può prendersi la responsabilità di farlo, in questo momento, c’è in gioco la persona prima che il giocatore. Diciamo che tra un mese capiremo meglio quali sono i margini per un recupero di Rossi in vista del Mondiale”.
E c’è ancora in ballo il futuro dello stesso cittì: “Ho grandissimo rispetto – conclude il tecnico azzurro - della nazionale e delle persone che la governano: ci incontreremo, discuteremo, troveremo le risposte. Dico solo una cosa, per togliere tutti dall'imbarazzo, e anche me, perché il Mondiale che andiamo a giocarci è troppo importante: se troverò l'accordo per rimanere sulla panchina della nazionale, bene; altrimenti starò fermo”.