Prandelli: “In Brasile voglio un’Italia coraggiosa e con un’idea di gioco”
lunedì 5 maggio 2014
Il campionato sta volgendo al termine, il Mondiale si avvicina e Cesare Prandelli non vuole ancora chiudere a nessuno le porte per il Brasile: “Tutti mettono in difficoltà le scelte – ha spiegato intervenendo a 'Radio Anch'io lo Sport' su Radio 1 - In questi ultimi mesi abbiamo intravisto giocatori che avevamo stimolato qualche mese fa, dei giovani che si stanno mettendo in luce. Ci sono giocatori che fino all'ultimo dovranno dimostrarmi di meritare la convocazione, anche dal punto di vista fisico”. Dopo i test funzionali effettuati a Coverciano, il quadro sulle condizioni atletiche degli Azzurri è più chiaro: “I dati sono più o meno quelli dell'anno scorso e di due anni fa, al termine di un campionato stressante con il logorio fisico. Ora – ha avvertito il Ct - inizieremo a lavorare in maniera personalizzata e questo è un grande vantaggio”.
Se la prestazione positiva di Balotelli al derby lascia ben sperare (“Con noi ha fatto 14 gol e non ha mai avuto un comportamento non in linea col gruppo. Io lo devo valutare quando
arriverà a Coverciano, da lui mi aspetto prestazioni come quelle di ieri sera, non tanto i
gol”), anche Insigne con la doppietta messa a segno nella finale di Coppa Italia ha voluto lanciare un messaggio al Commissario tecnico: “E' nei 30, in attacco passeremo da sette a cinque. Il toto è anche un divertimento, si parla di calcio”.
Nel reparto offensivo sono in molti a contendersi una maglia per il Brasile, da un veterano già Campione del Mondo all’attuale capocannoniere della Serie A: “Luca Toni ha disputato un campionato straordinario, si è rimesso in gioco, ha ritrovato un'allegria che da anni non aveva, a dimostrazione che quando uno ha un obiettivo, negli ambienti giusti può prolungare la carriera. Ciro Immobile ha dimostrato un rendimento straordinario, è stato continuo: non era partito con grandi pronostici, ha dovuto riconquistare tutti. E Ventura, conoscendolo, non regala nulla".
Prandelli è fiducioso, anche se sa che al Mondiale l’Italia non parte in pole position: “Ci sono almeno sei squadre molto forti ed attrezzate, noi veniamo dopo il sesto-settimo posto, dipende poi da come si arriverà al Mondiale e come si affronteranno le grandi nazionali. Vorrei vedere sempre nella mia squadra non solo il coraggio, ma anche un'idea di gioco”. Intanto il match d’esordio con l’Inghilterra, in programma il 14 giugno a Manaus, si avvicina: “La prima partita – ha ammesso il Ct - è quella che preoccupa di più, e conta arrivarci bene più dal punto di vista mentale che fisico, anche perché l'Inghilterra avrà i nostri problemi. Sarà affascinante giocare in Amazzonia, forse non succederà più, sarà un momento storico. Sono convinto che arriveremo preparati".
Dopo aver fatto i complimenti alla Juventus e ad Antonio Conte per il terzo scudetto consecutivo, ma anche a Roma, Fiorentina e Napoli per il bel gioco espresso quest’anno, Prandelli è tornato su quanto accaduto in occasione della finale di Coppa Italia: “Non dobbiamo far finta di nulla, quando Capello parlò di calcio in mano agli ultrà probabilmente voleva essere da stimolo. Gli stadi devono essere luoghi di aggregazione propositiva, non di minacce. La realtà rispecchia il Paese e il calcio fa da cassa di risonanza in tutto il mondo di una situazione che non ci rappresenta. Noi italiani abbiamo bisogno di essere governati, indirizzati. I fischi all'inno di Mameli – ha concluso il Ct, presente sabato sugli spalti dell’Olimpico - mi hanno amareggiato, intristito,ma credo fossero fischi legati alla tensione accumulata, per le notizie che arrivavano, dopo gli incidenti del pomeriggio. Nei fischi all'inno non c'è niente di civile".