Nazionale A Femminile

Oggi gli Stati Uniti. La storia di Picarelli, un’americana in Italia

venerdì 7 marzo 2008

Oggi gli Stati Uniti. La storia di Picarelli, un’americana in Italia

Secondo appuntamento per la Nazionale femminile di Pietro Ghedin, impegnata nell’Algarve Cup, in Portogallo. Oggi alle 13.45 locali, le Azzurre affronteranno le gli Stati Uniti all’Estadio da Restinga di Alvor. 

E, a proposito di Stati Uniti, c’è una storia tra le donne del calcio che merita di essere raccontata. E’ quella di Anna Maria Picarelli, secondo portiere dell’Italia. Le compagne la chiamano “Cali”, diminutivo di California, lo stato americano simbolo del benessere e delle star dove è nata e viveva fino a due anni fa. Padre calabrese e madre californiana, nonni di Gaeta, coltiva fin da piccola un sogno: quello di giocare a calcio in Italia. Suona strano, il racconto di Anna Maria: ma perché proprio in Italia dove il calcio femminile non decolla piuttosto che in America dove le donne vivono la stessa popolarità, se non maggiore, degli uomini, guadagnano molto di più rispetto al nostro paese e hanno una visibilità da far invidia ai divi di Hollywood? “Perché - risponde pronta con un italiano dall’accento buffo ma più che comprensibile - il fisico conta e io sono bassa, negli Stati Uniti non mi avrebbero mai dato l’opportunità di giocare in porta”. 
L’altezza, 1 metro e 63 centimetri, non le impedisce di ispirarsi a Gigi Buffon, il portiere della Juve e della Nazionale, le squadre per le quali tifa fin da ragazzina. “A casa mia - racconta - ho sempre sentito parlare della Juventus, la squadra del cuore di mio padre e, quando il mio allenatore in America decise di trasformarmi da seconda punta in portiere, ho subito guardato a Buffon come ad un modello da imitare. Avevo 12 anni, in porta ci sono finita per caso, perché la mia compagna si era infortunata e non sono più uscita. Ho sempre sentito dire che in porta ci vanno quelli scarsi, ma io non lo ero; qualche mese fa con la mia squadra, il Bardolino, abbiamo giocato un’amichevole e l’allenatore mi ha fatto giocare in attacco: ho anche segnato un gol”. Secondo portiere in Nazionale dietro la Marchitelli, secondo nel Bardolino alle spalle dell’ex azzurra Brunozzi, a ventitré anni la Picarelli, pur avendo già conseguito la laurea in pubblicità e bruciato qualche tappa, ha ancora tanta strada davanti a sé: “Sono in Italia da due anni, ho lasciato la mia famiglia per inseguire un sogno e sono contenta di averlo fatto. In Italia mi trovo benissimo, vivo con altre due compagne e torno in America per Natale e per le vacanze estive. I miei genitori sono felici per me, la lontananza non mi pesa, è stato molto più difficile adattarsi a una mentalità e a una cultura molto diversa, per non parlare dei problemi incontrati con la lingua. In America ho anche lasciato il cuore, un ragazzo che si occupa di effetti speciali per i film: con lui ci incontriamo quattro o cinque volte l’anno, appena ci è possibile. In futuro penso di tornare in America, ma è un futuro lontano. Adesso voglio giocare al calcio, poi mi piacerebbe fare l’allenatore e allora tornerò negli Stati Uniti”. A proposito di Stati Uniti, l’Italia li affronterà fra poche ore. “E’ una squadra fortissima - assicura Anna Maria che li conosce bene - in America la cultura sportiva prevale su tutto: tante ragazze vanno all’Università solo per giocare al calcio, per loro lo sport è la cosa più importante della vita: si allenano 4 ore al giorno e le più brave guadagnano anche 100 mila dollari l’anno. In America non c’è un campionato di calcio come in Italia, esistono solo all’interno delle scuole e la Nazionale si raduna con molta frequenza, come una squadra di club. Per questo sono fortissime; l’arrivo del nuovo allenatore Pia Sundhage, poi, ha dato alla nazionale americana qualcosa in più sotto l’aspetto tattico che prima non aveva. Adesso è davvero una squadra completa e sarà molto difficile affrontarla”.