“Il ritorno in campo con la Francia una liberazione, vincere con la Nazionale vale più di tutto”: Tonali si racconta a Vivo Azzurro TV
Dopo la squalifica per il caso scommesse, il centrocampista del Newcastle ha dato un prezioso contributo per la qualificazione ai quarti di Nations League: “Spalletti mi ha fatto sentire la sua vicinanza, in questa Nazionale ognuno aiuta il proprio compagno”lunedì 9 dicembre 2024
La seconda vita calcistica di Sandro Tonali inizia venerdì 6 settembre 2024 a Parigi. E coincide con la rinascita della Nazionale, che al Parco dei Principi batte 3-1 in rimonta i vice campioni del Mondo della Francia 69 giorni dopo la sconfitta con la Svizzera negli ottavi di finale dell’Europeo. “Il mio ritorno in campo con la Francia – ha raccontato Tonali nell’intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV in occasione dell’ultimo raduno della Nazionale - è stato un po’ una liberazione. I primi incontri con il Newcastle li avevo vissuti molto a livello emozionale e poco a livello calcistico, invece quello l’ho vissuto totalmente a livello calcistico. Era la terza partita e non avevo più l’emozione della prima. È stato molto bello, è arrivato tutto in maniera naturale”.
RINASCITA AZZURRA. I dieci mesi di squalifica per la vicenda scommesse hanno interrotto sul nascere la nuova esperienza al Newcastle, ma sia la società sia i suoi nuovi tifosi non l’hanno mai lasciato solo: “Quello dello scorso anno è stato un percorso molto duro, ma molto produttivo. Porterò sempre con me il ricordo dell’anno che ho passato fuori dal campo perché è giusto non dimenticarlo. Credo che quando un giocatore si allena per tutta la settimana senza il suo obiettivo finale, che è la partita, trovi un senso di vuoto dentro di sé. Non è stato semplicissimo stare il primo anno lontano da casa senza giocare una partita ufficiale, ma cercando di mantenere solo la forma fisica. Questa è stata la sfida che ho dovuto affrontare nella maniera più seria possibile”.
TRA PIRLO E GATTUSO. Nato e cresciuto a Lodi, nella Bassa padana, Tonali dà i suoi primi calci al pallone nella Lombardia Uno, scuola calcio affiliata al Milan. Ci vuole poco a capire che quel bambino ha una marcia in più: “Giocavo con mio fratello e i suoi amici, che avevano tutti tre o quattro anni più di me, ed ero bravo quanto loro nonostante la differenza d’età”. Il 13 dicembre è la festa di Santa Lucia e il piccolo Sandro ha una richiesta particolare: “Ero un bambino tifoso che sperava di diventare un calciatore, l’ho chiesto a Santa Lucia perché da noi è una festività molto importante. Le avevo scritto di poter diventare un calciatore e di farlo con la maglia del Milan, Santa Lucia o qualcun altro devono avermi ascoltato…”. Il primo provino in rossonero però non va bene: “La chiave – ha ricordato al microfono della piattaforma OTT della Federazione - è stata che non l’ho preso come un esame, ma come un divertimento e un allenamento. Messo un punto ho intrapreso un’altra via. Credo ci siano tantissimi giovani che in caso di esito negativo perdono le speranze, invece è solamente uno dei tanti ostacoli che il calcio ti mette di fronte”.
Dopo tre stagioni nel settore giovanile del Piacenza, a 12 anni arriva la chiamata del Brescia, dove nell’agosto 2017, diciassettenne, fa il suo esordio in Serie B. Per due anni consecutivi viene premiato come miglior giovane della serie cadetta, poi con 34 presenze e 3 reti è tra i protagonisti della promozione del club lombardo in Serie A. La somiglianza con un altro giovanissimo talento sbocciato a Brescia, Andrea Pirlo, è innegabile. Ma Sandro sa coniugare visione di gioco e doti da incontrista e, quando nell’estate del 2020 si concretizza il tanto agognato trasferimento al Milan, in molti iniziando ad accostarlo anche ad un altro campione del mondo: “Il mio rapporto con Rino nasce dopo il mio arrivo al Milan con la richiesta del suo numero di maglia, che avevo visto indossata da lui per tanto tempo e nel migliore dei modi. Mi sentivo in dovere di chiedergli il permesso e un consiglio, da lì è nato un rapporto che c’è ancora oggi. È una persona d’oro, diverso nella vita reale da come appariva in campo. In campo sembrava ‘cattivo’, mentre è sempre molto disponibile, aiuta tutti. Questa è la caratteristica che mi fa amare Gattuso anche fuori dal campo”.
SEMPLICITÀ. Convocato per la prima volta in Nazionale da Roberto Mancini nel novembre 2018, fa il suo esordio in maglia azzurra quasi un anno dopo a Vaduz, subentrando a Bernardeschi in occasione del successo (5-0) con il Liechtenstein in un match valido per le qualificazioni a EURO 2020. Il trionfo dell’Italia a Wembley lo vede però dalla Tv e tre anni dopo, a causa della squalifica, è costretto a guardare in televisione anche l’Europeo tedesco: “Con mister Spalletti il rapporto è stato molto importante, mi è stato vicino. Non ci siamo sentiti tantissimo, ma ci siamo sentiti nei momenti giusti, sia prima che dopo l’Europeo. Sperava di ritrovarmi in una forma normale, sapendo che dopo un anno fermo non sarei potuto stare benissimo”. Al Parco dei Principi sembra che la sosta forzata gli abbia trasmesso ancora più energia.
Stessa impressione nelle partite successive e in Belgio il primo gol in Nazionale è il giusto premio a un’altra prestazione di spessore: “Stiamo lavorando su un aspetto, che è quello della semplicità. Ognuno ha fatto quello che sa fare nel migliore dei modi, senza inventarsi niente. Vengono così valorizzati tutti i giocatori, tecnicamente e fisicamente, ognuno aiuta il proprio compagno e non ci sono individualismi. Questo ha fatto la differenza finora”. C’è entusiasmo nel gruppo azzurro e la qualificazione ai quarti di finale di Nations League è un nuovo punto di partenza per raggiungere traguardi ancora più ambiziosi: “Quando siamo qui abbiamo tutti il sogno di vincere ogni singola partita e provare a conquistare dei trofei. Perché una vittoria con la Nazionale resta per sempre e vale molto più di ogni altra cosa”.