Gaetano Petrelli e il coordinamento dell’area portieri per le Nazionali giovanili: “Vi racconto il nostro lavoro”
Dal 1° luglio 2022 ricopre il ruolo di responsabile dell’area dei portieri dall’Under 15 all’Under 21: “Scouting, monitoraggio e campo, il nostro impegno è a 360 gradi”giovedì 11 gennaio 2024
Gaetano Petrelli a Coverciano è di casa. Docente di Tecnica del portiere per i corsi organizzati dal Settore Tecnico federale, da oltre un anno e mezzo – esattamente dal 1° luglio del 2022 - è anche il coordinatore dell’area portieri per le Nazionali giovanili maschili, rispondendo direttamente al coordinatore Maurizio Viscidi.
In occasione della consueta riunione degli staff delle Nazionali giovanili, proprio Petrelli ha avuto modo di raccontare il lavoro dell’area da lui coordinata: “Gestiamo tutto ciò che va dall’Under 15 fino alla 21 e da quest’anno ci relazioniamo anche con il reparto delle Nazionali giovanili femminili, la cui gestione dell’area portieri risponde a Giuseppe Mammoliti. L’obiettivo è quello di avere una linea comune fra tutti, senza fare distinzioni di genere”.
Un’area, quella direttamente coordinata da Petrelli, che include altri sette allenatori dei portieri, oltre a un responsabile dell’area scouting che, tenendo i rapporti con i club per il monitoraggio dei calciatori, prepara le visionature del weekend. “Cerchiamo di andare sui campi a vedere sempre nuovi profili. Specialmente per le Nazionali minori, c’è necessità di allargare il bacino e di estendere il raggio di azione”. Una volta catalogati, si passa poi alla fase di selezione: “che in ultima istanza – ricorda Petrelli - risponde sempre e solo agli allenatori delle Nazionali. Questo però non significa che in fase di pre-convocazione non avvenga un colloquio fra il tecnico e il suo preparatore dei portieri, anzi…”.
Durante il raduno, invece, viene impostato il lavoro seguendo una precisa metodologia: “In particolare, durante le finestre a nostra disposizione, il tempo di lavoro non è mai troppo. Non c’è grande spazio per intervenire, né sul piano fisico, né su quello tecnico. Ciò che facciamo è lavorare sui principi generali dell’allenatore, perché vogliamo che i portieri entrino a far parte del sistema squadra: ci focalizziamo sulla parte cognitiva e tattica, con l’obiettivo di far vivere loro un ambiente positivo, ricordando che quando si indossa la maglia della Nazionale i valori principali sono quelli etici e morali. Per tutto questo, cerchiamo di entrare il più possibile in empatia con i ragazzi, perché, specialmente per i giovani, il peso e la responsabilità di vestire la maglia azzurra è notevole”.
Un lavoro che tocca quindi vari ambiti, che non rimane senza traccia: “Archiviamo tutto attraverso dei moduli. Una volta terminato il lavoro sul campo, infatti, i dati degli allenamenti vengono salvati in modo da tenere tutto sotto controllo. Teniamo traccia di tutto ciò che sono tempistiche e proposte di esercitazioni, abbinandole anche ai video delle riprese delle sedute”. Questo permette a fine raduno di stilare una relazione finale e una successiva video analisi dettagliata che viene approfondita in collaborazione con il club di appartenenza del giocatore: “Uno scambio biunivoco, che permette un corretto flusso di lavoro anche con le società, con cui è importante mantenere viva una relazione di questo tipo”.
Un lavoro capillare, volto a trovare i portieri del presente e del futuro: “Quando si è chiamati a fare delle scelte vengono valutati diversi aspetti. A vestire la maglia dell’Italia non può essere un portiere che sia esclusivamente ‘bravo’, ma quello che, oltre a essere di prospettiva, a pari meriti rispetto a un altro collega, sia più pronto. In Nazionale non si ha la possibilità di giocarsi le proprie chance su trenta e più partite l’anno: spesso abbiamo solo tre gare di un girone di qualificazione. Servono portieri bravi, che abbiano fatto un percorso e che, soprattutto, siano pronti”.