(Esclusiva) Intervista doppia agli Under 20 De Girolamo e Gollini: dall'Inghilterra alla maglia azzurra
giovedì 11 settembre 2014
Entrambi legati all'Inghilterra, entrambi con la maglia azzurra addosso. Diego Raymond De Girolamo e Pierluigi Gollini hanno storie diverse, ma con questi due punti in comune. Il primo, trequartista nato a Chesterfield da papà campano e mamma inglese il 5 ottobre 1995, parla solo inglese, ma si sente italiano al 100%, tanto da aver scelto senza indugi la maglia del paese di suo padre. Gioca nello Sheffield United e si è appena ripreso da un infortunio piuttosto grave al ginocchio, subito in una partita con l'Under 18 azzurra in cui, ironia della sorte, aveva anche segnato. Pierluigi Gollini è nato il 18 marzo 1995 a Bologna e di professione fa il portiere, pur avendo un passato anche abbastanza brillante da attaccante. A 16 anni ha scelto di lasciare l'Italia per salire su un treno di quelli che passano una volta sola ed è arrivato a Manchester, sponda United. Dopo essersi allenato con Giggs e Rooney (per fare due nomi a caso), ha deciso che era venuto il momento di tornare in Italia ed è approdato a Verona, dove cercherà di ritagliarsi uno spazio alle spalle del totem Rafael.
Entrambi hanno deciso di raccontarsi in esclusiva a Vivo Azzurro, parlando anche dei loro inizi e delle loro scelte.
Gollini è stato capitano dell'Under 18. Cosa si prova ad avere la fascia della Nazionale al braccio? Da portiere non è semplice, ci sono un paio di nomi niente male che l'hanno indossata poi con la nazionale maggiore...
G.: Sicuramente è un'emozione. Per noi è già una grande gioia già solo far parte di questo gruppo, la Nazionale deve essere una cosa speciale per tutti, a maggior ragione essere stato capitano è stato molto gratificante, molto bello.
De Girolamo, dobbiamo ringraziare Arrigo Sacchi per la scelta di vestire la maglia azzurra e non quella inglese?
D.G.: Sì, sono molto grato ad Arrigo Sacchi per avere avuto l'opportunità di giocare con la Nazionale, è un grande premio. Mi piace tantissimo giocare con la maglia dell'Italia. Non ricordo con chi ha parlato al momento della mia scelta, credo con mio padre. Mi ha chiesto se volessi giocare per l'Italia e gli ho risposto subito di sì. Perché non l'Inghilterra? Il gruppo è fantastico e lo stile di gioco italiano è adatto alle mie caratteristiche.
De Girolamo che giocatore è? Preferisci giocare da ala o da trequartista?
D.G.: Dipende dalla formazione e dallo schieramento con cui si va in campo, la mia posizione comunque è appena dietro le punte, ma posso giocare anche come ala, preferibilmente a destra così posso accentrarmi sul sinistro, il mio piede preferito.
Gollini, è vero che le uscite sono il tuo punto forte?
G.: Non tocca a me dire quali sono i miei punti di forza, secondo me a questa età bisogna puntare a migliorare in tutto, quindi sicuramente c'è tanto da lavorare. Un portiere deve cercare di essere più completo possibile, non può mai sentirsi arrivato.
Pierluigi Gollini, perché la decisione di lasciare l'Italia e la Fiorentina per il Manchester United?
G.: Era un'esperienza che volevo fare, mi sembrava un'opportunità unica, non solo dal punto di vista calcistico, ma proprio come esperienza di vita, perché comunque andare via dal proprio paese a 16 anni non è facile. Io sono molto determinato, ho ritenuto giusto farlo e andare avanti.
In un'intervista online, tuo nonno (a proposito, consigliamo vivamente a tutti di guardarla: semplicemente fantastica) dice che, quando eri piccolo, sono stati costretti a mettere i paraspigoli dappertutto per la tua vivacità...
(ride) G.: Sì, me lo dicono tutti... Da piccolo tra l'altro non facevo il portiere, ma l'attaccante, poi gradualmente sono arretrato: centrocampo, difesa, poi in porta nell'ultimo anno di 'Esordienti' alla Spal. Mi è sempre piaciuto giocare in porta, ma, siccome segnavo tanto, gli amici non volevano che facessi il portiere.
Diego De Girolamo invece come ha iniziato a giocare a calcio? Ci racconti qualcosa anche di tuo padre, campano ma emigrato presto in Inghilterra?
D.G.: Sì, mio padre è nato in Italia ma è emigrato tanti anni fa in Inghilterra, dove è cresciuto. Io sono per metà inglese e per metà italiano, mia madre è inglese. Ogni anno tornavo vicino a Benevento, dove è nato mio padre, e giocavo sempre a calcio con i bambini italiani. Quando avevo sette anni sono entrato nello Sheffield United e ormai gioco per loro praticamente da 11 anni. Il nome Diego? Sì, confermo, è in onore di Diego Armando Maradona (ride).
Se Gollini ha accettato il Manchester United, è vero che De Girolamo ha rifiutato sia i 'Red Devils' che i 'cugini' del City?
D.G.: In realtà non ho proprio rifiutato. Quando avevo 17 anni, entrambe le squadre mi volevano. Lo Sheffield United mi ha detto che potevo andar via se lo volevo, però mi ha anche promesso che, se fossi rimasto con loro, avrei avuto spazio. Così ho deciso di restare.
Il tuo ginocchio come sta dopo l'infortunio?
D.G.: Ora sta benissimo.
Inghilterra andata e ritorno. Perché Gollini ha deciso di rimettersi in discussione a Verona, dove c'è un portiere 'totem' come Rafael, che gioca con quella maglia dai tempi della Serie C1?
G.: E' un investimento che io e anche la società abbiamo fatto su me stesso. Rafael è lì da tanti anni, è già un portiere affermato, io sono molto giovane, ho molto da imparare. Devo crescere e punto un giorno a diventare un portiere titolare. A Manchester mi avevano offerto un altro contratto, però ho pensato che, dopo tre anni, fosse meglio tornare in Italia in una piazza importante come Verona, anche perché secondo me la scuola italiana dal punto di vista dei portieri è superiore.
Nel Manchester United chi era il tuo preferito, tra tanti campioni?
G.: Mi allenavo spesso con la prima squadra, sono tanti i fenomeni, è difficile sceglierne uno... Chi mi faceva più 'paura' quando calciava? Rooney non tira male (ride), ma anche lo stesso Giggs. E' molto bello avere vicino campioni come loro, in Inghilterra è normale stare a stretto contatto con loro. Quando ero con l'Under 18, mangiavo tutti i giorni vicino a Ferdinand, Giggs, Rooney... Per un giovane è fantastico poter parlare con giocatori di quell'esperienza, di caratura mondiale.
Una domanda per entrambi: chi sono i vostri punti di riferimento, i calciatori a cui vi ispirate maggiormente?
G.: Ovviamente Buffon, ma anche Courtois, Handanovic e Neuer. Tra gli altri italiani mi piacciono molto De Sanctis, Mirante e Perin. Di De Sanctis mi piace soprattutto il carisma, anche a me piace farmi sentire.
D.G.: Mi piacciono molto Mata del Manchester United, è bravissimo e gioca nella mia posizione, e Giuseppe Rossi, di cui mi hanno sempre parlato tutti.