(Esclusiva) Evani: "Club affidatevi ai giovani, hanno entusiasmo e freschezza"
domenica 21 settembre 2014
Alberigo Evani, attuale allenatore della Nazionale Under 20, ha rilasciato in esclusiva a Vivo Azzurro una lunga intervista, in cui ha parlato sia della sua carriera da calciatore sia di quella da allenatore azzurro. Dopo avervi fatto leggere la prima parte, oggi pubblichiamo la seconda, in cui l'ex calciatore del Milan parla della sua Under 20 e delle prospettive dei giovani italiani in generale.
Evani, dopo la vittoria del campionato Allievi Nazionali con il Milan, è arrivato il passaggio nelle selezioni giovanili azzurre nel 2010, prima come allenatore di Under 19 e Under 18, poi, da un anno circa, dell'Under 20. Che idea si è fatto dei giovani azzurri e com'è cambiato negli anni l'approccio con i giovani?
Da quando è arrivato mister Sacchi, sono aumentati stage, partite internazionali e regole. Ha voluto sviluppare un certo tipo di gioco, con il quale possono aumentare le conoscenze dei ragazzi. Tutti abbiamo avuto dei benefici, sia noi tecnici che i calciatori, apprendendo qualcosa in più. Sta migliorando anche l'atteggiamento della società, che ultimamente hanno cominciato a valutarli con più attenzione, anche se non siamo ancora ai livelli dei campionati stranieri, dove le possibilità per i giovani sono maggiori e arrivano anche prima.
Come procede il suo lavoro da tecnico dell'Under 20? Possiamo tracciare un piccolo bilancio?
Stiamo crescendo, tra l'altro anche le squadre prima dell'Under 20, in primis l'Under 19, hanno un valore notevole. Si cerca di giocare sempre per vincere, ma l'importante è che le squadre costruiscano gioco e che migliorino. Dal punto di vista dell'Under 20, se in Under 21 giocano già sei o sette ragazzi classe '94 prima del tempo, vuol dire che la crescita è buona.
Prevedeva di diventare allenatore dopo la carriera da calciatore?
No, non ci pensavo. Avevo delle conoscenze, ma non ero sicuro di riuscire a trasferirle agli altri. Quando sai qualcosa, poi devi essere in grado di trasmetterla agli altri. Mi è stata data la possibilità da Franco Baresi di allenare nel settore giovanile del Milan e ho fatto tutte le tappe, partendo dagli esordienti. E' stata la mia fortuna, perché sono cresciuto insieme ai ragazzi, gradualmente, nel tempo.
Le piace lavorare con i giovani? Perché consiglierebbe a una società di affidarsi a loro?
Perché hanno più entusiasmo e una maggiore freschezza. Ovviamente è più rischioso, però alla lunga puoi ottenere dei risultati importanti. Sono più percettivi. Ma è chiaro che non conta solo la carta d'identità.
C'è un calciatore che ha allenato in passato e che le dà soddisfazione veder giocare oggi?
Rugani è una grande soddisfazione. L'ho avuto dall'Under 18, poi nell'Under 19 e nell'Under 20. Ora gioca con l'Under 21, è un ragazzo che è migliorato tantissimo e lo farà ancora, per la sua personalità, le sue qualità umane, arriva prima e va via per ultimo, si cura, conduce una vita sana... Già ai tempi dell'Under 18 era un ragazzo serio e affidabile e, quando sei così, anche se hai meno qualità, migliori col tempo. Secondo me diventerà ancora più bravo.
Ha già parlato con il ct della Nazionale maggiore Antonio Conte?
Abbiamo fatto una riunione, in cui ha tracciato le sue linee guida, che non si discostano molto da quelle che avevamo già. Ci ha detto che non guarda in faccia a nessuno, che è esigente con se stesso e di conseguenza con gli altri, come noi d'altronde. In alcuni passaggi mi sembrava di sentire Sacchi.
A proposito di Sacchi, è riuscito mai a chiamarlo per nome, dopo averlo avuto anche come allenatore al Milan e in Nazionale?
(sorride) No no. L'ho sempre chiamato mister e gli ho sempre dato del lei. Racconto un aneddoto. Ho chiuso la carriera a Reggio Emilia e a Carrara. Nella Massese l'allenatore era Giampiero Vitali, un mio amico. Fuori dal campo gli davo del 'tu', ma sul campo e all'interno degli spogliatoi sempre del 'lei', perché mi sembrava corretto così nei confronti suoi e dei compagni. Comunque, 'tu' o 'lei', l'importante è non mancare mai di rispetto a nessuno.