Conte: “Non farò grandi cambiamenti, la qualificazione è il nostro primo obiettivo”
giovedì 16 giugno 2016
Avanzare un passo per volta, con i piedi ben piantati per terra e lo sguardo proiettato in avanti, a quella qualificazione agli ottavi di finale che rappresenta il primo vero obiettivo da centrare in questo Europeo: Antonio Conte sa che un successo contro la Svezia regalerebbe all’Italia il passaggio del turno senza dover aspettare gli ultimi 90 minuti con l’Irlanda, un traguardo ancora da raggiungere dopo i tre punti conquistati all’esordio: “Abbiamo fatto una buona prestazione con il Belgio – ribadisce in conferenza stampa pochi minuti dopo l’arrivo a Tolosa del charter della Nazionale - ma non abbiamo ancora fatto niente né abbiamo raggiunto la qualificazione agli ottavi, che è il nostro primo obiettivo. Quindi piedi per terra, i ragazzi sono concentrati e determinati, cerchiamo di affrontare nel migliore dei modi il match e meritare la vittoria. In questo Europeo stiamo vedendo partite molto equilibrate, ogni gara è molto difficile e c’è grande preparazione da parte di tutti”.
Anche stavolta come prevedibile il Ct non annuncia l’undici titolare, ma anticipa che il turn over non sarà troppo ampio: “C’è stato tempo per recuperare, parlare di stanchezza mi sembra eccessivo visto che ci siamo preparati per giocare così spesso. Fino a domattina farò le mie valutazioni, secondo il mio occhio, vedendo i test e parlando con i ragazzi. Ma non penso di fare grandi cambiamenti”.
Pur non avendo impressionato all’esordio, la Svezia è un’avversaria da non sottovalutare e Zlatan Ibrahimovic resta uno dei giocatori più forti al mondo: “Andiamo ad affrontare una squadra quadrata – avverte Conte - con una stella come Ibrahimovic a cui bisogna fare molta attenzione, un calciatore in grado di spostare gli equilibri. E non c’è solo lui, ci sono altri calciatori pericolosi e dovremo essere bravi a non esaltare i loro pregi”.
Se è vero che l’Italia e in particolar modo la difesa azzurra è chiamata al difficile compito di arginare Ibra, anche Conte ha diverse frecce al proprio arco a cominciare da Graziano Pellé, sinora una delle più belle sorprese di questo Europeo: “Ha una storia particolare – sottolinea il Ct – perché è dovuto andare all’estero per affermarsi in Nazionale, dato che in Italia giocava poco o nulla. Confrontarsi con altre realtà gli ha dato sicurezza sotto tutti i punti di vista, è un buonissimo attaccante che ha mezzi fisici importanti. Sono contento per lui perché la sua storia dimostra che la volontà e l’abnegazione non conoscono ostacoli”.
L’esperienza è spesso la miglior compagna dell’umiltà e Gigi Buffon sa che può essere molto rischioso cullarsi sugli allori: “L’inizio è stato confortante, probabilmente non ce l’aspettavamo neppure noi – ammette il capitano - ma la nostra forza è che siamo consapevoli dei nostri limiti e sappiamo cosa dobbiamo mettere in campo. Questa è la garanzia che non steccheremo la seconda partita, che specialmente negli ultimi tornei ci ha creato problemi”.
E di problemi potrebbe crearne Ibrahimovic, che già in passato ha giocato qualche brutto scherzo all’Italia: “Lo temiamo tantissimo, fa parte di quella schiera di campioni che fanno le fortune delle squadre in cui giocano. La Svezia non è solo Ibra perché ha altri ottimi calciatori, ma un talento come il suo, la forza, la convinzione e la consapevolezza di essere un campione non è riscontrabile in altri ragazzi. Per me e la nostra difesa sarà un bel problema". La speranza è che la retroguardia azzurra confermi quanto di buono fatto vedere nel match con il Belgio: “Ho sempre avuto feeling con i miei compagni di difesa – spiega Buffon – siamo un reparto molto collaudato e ci stimiamo, sapendo che a questi livelli non ci si può rilassare”. Uno dei migliori in campo a Lione è stato senza dubbio Leonardo Bonucci, sempre più autoritario e sempre più ‘regista’ della difesa: “Ha dei piedi felici, sa impostare benissimo e ha la personalità e il coraggio per cercare qualche giocata al limite. Negli anni è migliorato tantissimo ed è un calciatore di livello mondiale”.
Dopo aver sottolineato i meriti di Conte (“ci ha portato una mentalità secondo cui il risultato è figlio del sacrificio”), il portierone azzurro torna con il pensiero a dieci anni fa, quando a Berlino si laureò campione del mondo: “Come allora abbiamo vinto la prima partita 2-0, poi il gruppo si forgia e si compatta e diventa ancora più forte andando avanti e conseguendo dei risultati. E’ anche vero che c'è la predisposizione sin dal primo giorno di raduno a Coverciano a creare un' amalgama, una sintonia, perché crediamo in questi fattori, in questi ingredienti. E se nel 2006 siamo riusciti a compiere quella impresa, è stato anche per una forza e un'unità di intenti che si può raggiungere solo quando 23 ragazzi e tutto lo staff ragionano all'unisono".