Conte al ‘Processo del Lunedì’: “Convocherò sempre chi è più in forma, parlerà il campo”
martedì 23 settembre 2014
“Vivo di sfide e quando non sono facili mi danno ancora più adrenalina". Parola di Antonio Conte, che ieri sera, ospite del ‘Processo del Lunedì’, ha raccontato come è iniziata la sua avventura alla guida della Nazionale: “In un primo momento – ha confessato il Ct nel faccia a faccia con Enrico Varriale - non era in testa ai miei pensieri. Quando mi ha chiamato Tavecchio ero fuori Italia ed ero disinteressato. L'insistenza del presidente ha fatto vacillare l'idea di voler continuare a fare l'allenatore di club e ha influito tanto anche la famiglia. Erano molto entusiasti. Il percorso di allenatore della Nazionale è completamente diverso: ogni giorno per 8 anni plasmavo i giocatori anche dal punto di vista motivazionale, la sfida di averli 7/10 giorni al massimo per un mese, dare una idea di gioco, ambizione, mentalità e cattiveria agonistica è una bella sfida”.
La partenza è stata molto positiva: successo all’esordio in amichevole con l’Olanda e primi tre punti in Norvegia sulla strada che porta all’Europeo. Ma la Nazionale resta in 13ª posizione nel Ranking Mondiale: “Siamo nel posto che meritiamo. Ognuno ha quel che si merita in tutte le situazioni, ma dobbiamo lavorare per crescere. Siamo partiti bene,
al di là del risultato. Tanta voglia, tanta disponibilità e tanta delusione in quelli che hanno partecipato al Mondiale. Questo ci può aiutare a riprendere il posto che ci compete. E' un momento non facile. Ti rendi conto da tante cose che la situazione in Italia non è semplice. Una su tutte: mi ritrovo dei calciatori che usano la Nazionale come spot per giocare nei propri club. Prima – ha sottolineato Conte - giocavano nel club per conquistarsi la Nazionale, ora arrivano e devono mettersi in evidenza per riuscire a trovare spazio nella loro squadra. La percentuale altissima di stranieri nei club poi non aiuta. Vedere partite con 1/2 o zero italiani non è un aspetto positivo, bisogna intervenire da questo punto di vista".
Spazio anche a moduli e schemi, con il Ct che ha ribadito che sono poche le possibilità di vedere insieme in campo Pirlo, De Rossi e Verratti: "Difficile che possano giocare anche solo due di questi tre. De Rossi può farmi anche il difensore centrale nella difesa a tre. Ben venga che ci sia ampia scelta, però ho idee chiare su ruoli e caratteristiche per attuare le idee tattiche che ho in testa". Le porte della Nazionale sono aperte a tutti: “Il campo saprà parlare, ci sarà meritocrazia, vedremo i comportamenti calcistici ed extracalcistici. Si potrà arrivare in Nazionale e poi bisognerà dimostrare di sapersela meritare. Le convocazioni verranno fatte in base a quanto stiamo vedendo, verranno i più in forma".
Da sempre considerato tra gli allenatori più carismatici in circolazione (“Io come Al Pacino in ‘Ogni Maledetta Domenica’? Quel film è molto bello, un allenatore deve riuscire a capire i momenti particolari”), Conte ha ricordato le sue esperienza da calciatore con altri tecnici: “Trapattoni aveva una gestione molto da padre, con Lippi sorprendeva la capacità in pochi giorni di darci nuove motivazioni, trovava situazioni per rimotivarci dopo una vittoria. Ho avuto sempre allenatori di livello, oltre a loro anche Ancelotti, poi a Lecce Fascetti e Mazzone, due grandi maestri. Avendo il piacere di essere allenati dal top ho cercato di carpire i loro segreti”. Ultima battuta sull’esultanza di Alessandro Florenzi, che dopo aver realizzato la rete del 2-0 con il Cagliari è corso in tribuna ad abbracciare la nonna: “Florenzi è un ragazzo genuino, bravo e pieno di sentimenti sani. Il suo gesto è stato davvero molto bello. A me non è mai capitato di fare un gesto del genere – ha detto sorridendo il Ct – anche perché facevo pochi gol. Resta comunque un bel gesto che deve essere apprezzato. Se lo facesse anche in Nazionale? Aspetto un suo gol anche con la maglia azzurra e, se non ha avuto la prima ammonizione, lo può fare. Una gliela concediamo”.