Buffon: “Per il Mondiale 4 squadre favorite, l’Italia come outsider”
mercoledì 28 maggio 2014
Quando in un colpo solo superi Maradona e Pelè, Yashin e Zoff, da campione diventi leggenda, da fenomeno assurgi al ruolo di mito. Quello brasiliano sarà per Gigi Buffon il quinto Mondiale della sua invidiabile carriera, una vita sportiva che ha toccato il suo apice proprio con la Coppa del Mondo alzata a Berlino otto anni fa. Dal 14 giugno il portierone azzurro entrerà in un club molto elitario, un sodalizio che vanta solo due soci: l’indimenticato capitano della Germania Lothar Matthaus e il portiere messicano Antonio Carbajal. “Il quinto Mondiale è un buon traguardo – ammette il capitano della Nazionale – ma questo non mi appaga. Ci si prepara ad affrontarlo per cercare di stupire, sia come singolo sia come squadra”.
L’esperienza, quella vera, non ostacola l’umiltà (“ho 36 anni ed è giusto che le sfide le facciano i più giovani, quando avevo 23 anni se mi avessero paragonato ad un trentaseienne mi sarei offeso”), ma favorisce un’analisi lucida e razionale sulla spedizione brasiliana: “Dai quarti di finale in avanti sarebbe un Mondiale positivo, anche perché molto dipenderà dalle squadre che si incontreranno nel prosieguo del torneo. Poi è normale che non ci si accontenta mai”. Non si parte da favoriti, ma con la certezza di avere le carte in regola per poter arrivare lontano: “La nostra è una squadra matura, che conosce i propri limiti e proprio per questo affidabile. Ma bisogna riconoscere i valori degli avversari e quando si parla di Brasile, Argentina, Spagna e Germania, inevitabilmente parti un gradino o mezzo gradino sotto. Tra le outsider ci sono l’Italia, la Francia, che ha un potenziale davvero esplosivo, l’Olanda, il Belgio, che non sarebbe più di tanto una sorpresa. Un’africana spesso riesce ad emergere e fare un grande torneo”.
Anche il girone che attende gli Azzurri nasconde diverse insidie, da un’Inghilterra giovane e spregiudicata, a un Uruguay per molti aspetti simile alla nostra Nazionale: “L’Inghilterra è una compagine che è cambiata molto, quasi rivoluzionata e non parte quindi con i favori del pronostico. Ha valori individuali alti, ma sono tante le incognite. L’Uruguay è un’altra squadra che reputo molto affidabile, difficilmente quando c’è da centrare un risultato lo fallisce”.
L’Italia ha un’identità ben precisa, una squadra propositiva che vuole sempre tenere in mano il pallino del gioco: “Penso sempre – avverte Buffon - che per arrivare a grandi risultati non si possa prescindere dall’equilibrio e noi siamo sempre stati una squadra equilibrata”. Intanto ci si avvicina al Mondiale cercando di non lasciare nulla al caso: “La dedizione, la costanza e la serietà con cui stiamo lavorando è qualcosa che non si riscontra in ogni ritiro”. Nel 1998 in Francia un giovanissimo Buffon fu convocato per il suo primo Mondiale, una prima volta come quella di Mattia Perin: “Quest’anno - l’investitura del numero uno azzurro - è stato uno dei migliori portieri in assoluto come rendimento, è un ragazzo esuberante e tutto questo gli giova e gli gioverà in futuro. Ha grandissime potenzialità”.