Da Sheva a Boninsegna, la dodicesima edizione della Hall of Fame accoglie sei nuove stelle. Spalletti: "Un riconoscimento che vale una vita"
Sei nuove stelle adornano il firmamento del calcio italiano, in un cielo colorato di un azzurro intenso che oggi brilla ancora di più sotto lo splendore di sei leggende come - in rigoroso ordine alfabetico - Boninsegna, Braida, De Rossi, Giacinti, Shevchenko e Spalletti; un cielo scintillante a Coverciano, nel cuore del calcio italiano, nel ricordo di tre grandissimi di questo sport, come Di Bartolomei, D’Amico e Scopigno, e grazie al premio intitolato a ‘Davide Astori’, consegnato a Santo Rullo per il suo progetto ‘Crazy for Football’.
Quella di lunedì 11 novembre 2024 è stata una di quelle serate che emozionano, avvolta nella pelle d’oca, e che lascia quel sorriso che sa di voglia di ricordare. La dodicesima edizione della Hall of Fame ha vissuto una cerimonia ricca di sentimenti positivi, mentre venivano chiamati sul palco dell’auditorium di Coverciano le sei nuove stelle del calcio italiano: il Ct Luciano Spalletti; il campione del mondo del 2006, Daniele De Rossi; il Pallone d’oro del 2004, Andriy Shevchenko; il dg di quello stesso Milan, Ariedo Braida; il vice campione del mondo nel 1970, Roberto Boninsegna, e la ‘ragazza mondiale’ del 2019, l’azzurra Valentina Giacinti.
“È motivo di grande orgoglio – ha sottolineato il presidente federale Gabriele Gravina – consegnare i riconoscimenti a questi protagonisti straordinari. La Hall of Fame è un simbolo di affetto e di ammirazione per coloro che hanno segnato la storia del calcio italiano: celebriamo il loro esempio, che va anche oltre la natura tecnica”.
“È una bellissima serata” ha ribadito il capodelegazione azzurro, Gianluigi Buffon, che poi ha continuato: “Per avere idea di dove si debba andare in futuro, bisogna conoscere il passato: questo vuol dire fortificare il senso di appartenenza, che proprio nello sport può fare la differenza”.
I PREMIATI. Dopo l’inizio della cerimonia, con i saluti da parte dei ‘padroni di casa’, ovvero il presidente federale Gabriele Gravina e il capodelegazione azzurro Gianluigi Buffon, è il momento delle premiazioni, annunciate in diretta tv su RaiSport dal presentatore Alberto Rimedio. Sul palco sono presenti tutte e sei le nuove stelle del calcio italiano, sedute a formare un salotto che sa di leggenda. Il primo a essere premiato è il campione del mondo del 2006, Daniele De Rossi, entrato nella Hall of Fame del Calcio Italiano per la categoria ‘calciatore’.
“Il rigore calciato in finale? Sono andato sul dischetto abbastanza tranquillo, diciamo così…” ha ricordato De Rossi, a proposito della serie dei tiri dal dischetto in finale contro la Francia nel 2006, quando aveva solo 22 anni. “Sarò sempre grato – ha continuato De Rossi - a Marcello Lippi, non solo per il trionfo finale, ma anche per lo straordinario percorso che abbiamo vissuto insieme”.
Quindi è il turno del Ct Spalletti, che mostra i quattro cimeli donati al Museo del Calcio per l’occasione. Tra cui anche un fischietto da capotreno, con cui dirigeva gli allenamenti, “perché dicevo che bisognava andare come i treni…” sottolinea scherzando. Quindi un appunto: “Per capire l’importanza di questo premio, basta vedere con chi sono qui questa sera. Quando dedichi tutta la vita a una professione, viene da chiedersi se ne sia valsa la pena. E questo riconoscimento ne è la risposta: assolutamente sì”.
L’emozione riempie l’auditorium di Coverciano quando viene annunciato Andriy Shevchenko. L’attuale presidente della federcalcio ucraina prima ringrazia “il presidente Gravina per aver permesso ai bambini ucraini di venire a Coverciano in questo bellissimo centro”, quindi legge una lettera che ha scritto: “Caro calcio italiano” comincia Shevchenko con la voce che lascia trasparire tutta la sua commozione, terminando poi con “entrare nella hall of fame è un enorme privilegio. Italia, ti voglio bene”.
E il dg che portò Sheva in Italia, al Milan, fu l’allora dg rossonero Ariedo Braida: “Certo, nel calcio gli algoritmi funzionano sempre, ma i calciatori hanno un cuore e Sheva mi ha davvero emozionato questa sera. Sono orgoglioso di averlo portato al Milan. Grazie Shevchenko”. Quindi i due ricordano di quando Braida portò una maglia rossonera all’attaccante ucraino per convincerlo a venire in Italia: “Vuoi vincere il Pallone d’oro? Allora questa è la divisa giusta per te”. Ed effettivamente, poi, nel 2004, Shevchenko vincerà proprio il Pallone d’oro…
Il momento dei grandi attaccanti continua con la premiazione dell’azzurra Valentina Giacinti: “Già da piccola il mio sogno era quello di diventare una punta della Nazionale e di vestire la maglia numero 9, come Bobo Vieri che guardavo in tv. Il gol realizzato al Mondiale del 2019 contro la Cina è stato il più emozionante della mia carriera in azzurro”.
Quindi è il turno di Boninsegna, che ricorda la finale del Mondiale del 1970, contro il Brasile di Pelè: “A fine primo tempo ci credevamo, ma eravamo stanchi, venivamo dalla storica semifinale con la Germania…”.
I RICONOSCIMENTI ALLA MEMORIA E IL PREMIO 'DAVIDE ASTORI'. Terminati i nuovi sei ingressi nella Hall of Fame, è il momento dei riconoscimenti alla memoria, che celebrano tre icone del calcio italiano di un tempo come Agostino Di Bartolomei, Vincenzo D’Amico e Manlio Scopigno. Luca Di Bartolomei, il figlio di Agostino, sottolinea l’emozione di condividere il palco “con la famiglia di Vincenzo D’Amico: mi tocca il cuore”. E Simona D’Amico, la moglie di Vincenzo, evidenzia come “la Lazio ha rappresentato un amore puro per lui”. Fabrizio Formichetti, presidente dell’Asd Scopigno Cup e del premio nazionale intitolato a Manlio Scopigno, commenta infine come l’allenatore del Cagliari dello Scudetto abbia ”trasformato il calcio grazie ad alcune intuizioni, come il terzino fluidificante: è stato un grande innovatore”.
È il momento del premio dedicato a ‘Davide Astori’ e Santo Rullo, che riceve il riconoscimento per il progetto ‘Crazy for football’ e la creazione della nazionale per persone con problemi di salute mentale, sottolinea: “Pasolini diceva: il calcio sarà anche l’oppio dei popoli, ma l’oppio è anche una terapia. Per cui il calcio ha una grande responsabilità. E quando i nostri ragazzi giocano, diventano calciatori”. Il presidente Gravina conferma: “Il calcio è unico e grazie alla sua capacità di emozionare è un veicolo di grande inclusione”.
La chiusura della serata è nelle parole del presidente della Fondazione Museo del Calcio, Matteo Marani: “Il museo di Coverciano raccoglie le più grandi pagine del calcio italiano, a partire dai trionfi degli anni. Ci sono tutti i grandi del nostro calcio e la difficoltà nello scegliere chi far entrare nella Hall of Fame è proprio il simbolo della bellezza del nostro calcio”.
HALL OF FAME DEL CALCIO ITALIANO. Istituita nel 2011 dalla Fondazione Museo del Calcio e dalla FIGC, la Hall of Fame del Calcio italiano è l’evento ideato per valorizzare il patrimonio, la storia, la cultura e i valori del nostro calcio. Quest’anno i premiati sono stati decisi da una votazione on-line sui profili digitali FIGC, dopo la condivisione di una short list da parte della giuria composta dal presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, Gianfranco Coppola, e dai direttori delle testate giornalistiche sportive nazionali, nelle persone di Iacopo Volpi (direttore Rai Sport), Federico Ferri (direttore Sky Sport), Guido Vaciago (direttore Tuttosport), Stefano Barigelli (direttore Gazzetta dello Sport), Alberto Brandi, (condirettore con delega allo Sport NewsMediaset), Ivan Zazzaroni (direttore Corriere dello Sport e Guerin Sportivo), Piercarlo Presutti (responsabile Sport ANSA), oltre a Matteo Marani, in qualità di presidente della Fondazione Museo del Calcio.
HALL OF FAME, XII EDIZIONE: I PREMIATI
Calciatore italiano: Daniele De Rossi
Allenatore: Luciano Spalletti
Calciatore straniero: Andriy Shevchenko
Calciatrice: Valentina Giacinti
Veterano: Roberto Boninsegna
Dirigente: Ariedo Braida
Premi alla Memoria: Agostino Di Bartolomei, Vincenzo D’Amico, Manlio Scopigno
Premio ‘Davide Astori’: Santo Rullo per il progetto ‘Crazy for Football’