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Uno sport per "signorine"

lunedì 5 luglio 2010

Uno sport per

Sesto appuntamento del nostro viaggio tra le diverse categorie del Calcio giovanile che stiamo portando avanti in collaborazione con il mensile Il Calcio Illustrato. Per questo appuntamento estivo verrà trattato l'iniverso del calcio femminile giovanile I contributi di questo approfondimento sono curati da Enrico Sbardella, Ct della Nazionale Femminile Under 17.

Non tutti sanno che l'attività del Settore Giovanile e Scolastico viene regolamentata all'inizio della stagione sportiva dal Comunicato Ufficiale n°1, un elaborato che complessivamente illustra progetti, modalità, organizzazione e norme regolamentari che regolano tutta l'attività giovanile compresa quella femminile. Purtroppo l'esperienza personale viaggiando per l'Italia alla scoperta di talenti femminili utili alle Nazionali giovanili femminili, mi ha insegnato che il grande problema di questa "costola" del più popolare sport giocato dai maschietti è proprio nella mancanza di comunicazione. Se per l'attività maschile le società dilettantistiche giovanili aspettano l'uscita settimanale del famigerato comunicato ufficiale redatto dal proprio comitato regionale per confrontare risultati, provvedimenti disciplinari e comunicazioni della Federazione ai propri iscritti, pare che nel nostro bel paese gli articoli dedicati al "calcio in rosa" interessino poco a tutti, presidenti, dirigenti ed allenatori, tanto che dopo anni ancora mi sento chiedere sulle tribune dei campi di gioco: "Scusi mister, ma fino a quale età posso far giocare questa ragazza con i maschietti?".
Mi sembra evidente che il non vedere molte bambine o ragazze giocare con i maschietti nei vari campionati sia un chiaro esempio del ridotto interesse degli addetti ai lavori per questa disciplina femminile. A volte però dietro alla ad un'informazione non proprio ineccepibile, si nascondono vere e proprie strategie societarie per non voler accogliere calciatrici nelle squadre maschili. Alcuni dirigenti di società mi hanno confessato di aver escluso ragazze promettenti e meritevoli perché avrebbero tolto il posto in squadra a ragazzi in quel momento meno pronti, "giustificandosi" di dover tutelare il ragazzo altrimenti quando la ragazza avesse compiuto i 16 anni e non avrebbe più avuto modo di giocare in squadre miste, loro si sarebbero trovati scoperti in quel ruolo. In quest'ottica viene da chiedersi, allora, se il risultato non sia più importante della crescita sportiva e sociale dell'atleta. Il rispetto dell'individuo (e dell'avversario) di qualsiasi colore, sesso e religione deve partire da qui, dal movimento sportivo italiano per eccellenza, il calcio, ma il più delle volte lo dimentichiamo.


Sviluppo precoce

Riflettiamo e ripartiamo nella nostra scoperta del calcio femminile giovanile. Sfogliando la Guida Tecnica per le Scuole Calcio redatta dal SGS-FIGC scopriamo che le bambine non sono poi tanto dietro ai maschietti, almeno fino ai 12 anni, anzi alcune capacità coordinative utili allo sviluppo tecnico del calcio come quella ritmica (tanto cara al calcio brasiliano) sviluppano prima portando notevoli facilitazioni nel palleggio e gestione della palla (vedi tabella 1). 
Sfogliando questo prezioso documento risaltano ai nostri occhi altri dati fondamentali per capire la crescita delle piccole atlete, utili ad istruttori ed allenatori per chi si trovano in rosa delle ragazze, come ad esempio (vedi grafico 1) quelle dell'andamento della forza isometrica (parametro condizionale fondamentale per lo sviluppo fisico dell'atleta), la quale fino al 12 anno cresce parallelamente in ambo i sessi per poi spiccare in quello maschile grazie all'incremento fisiologico del tasso di testosterone (vedi tabella 2) nella muscolatura del giovane sportivo.


Un allenamento specifico

Altri numerosi studi e dati riportati sulla Guida Tecnica del SGS-FIGC (tra le altre di facile lettura e scaricabile dal sito del Settore Giovanile e Scolastico), ci permette di riassumere determinate caratteristiche proprie delle bambine praticanti questa disciplina :
·         Precocità degli aspetti coordinativi
·         Minore disponibilità sul piano strettamente fisico
·         Tendenza ad eseguire schemi di movimento più precisi
·         Tendenza ad una maggiore attenzione in generale
·         Forte motivazione all'apprendimento dovuta allo spirito di emulazione nei confronti dei maschietti
·         Socialmente, meno abitudine a sperimentare nel quotidiano gesti ed azioni tipiche del calcio
·        Maggiore difficoltà nella rappresentazione di modelli di riferimento femminili sia nelle istruttrici che nelle calciatrici
Dinamiche positive e negative che ci possono aiutare a conoscere meglio questo mondo ancora poco sviluppato ed apprezzato dagli addetti ai lavori, i quali nel momento di operare in campo, devono tener conto che le prime esperienze fatte dai giovani atleti dovranno essere in grado di suscitare entusiasmo, fondamentale per non desistere alle prime difficoltà sul piano tecnico. Proprio per questo bisognerà semplificare il più possibile l'insegnamento della tecnica individuale, anche attraverso giochi e situazioni facilitate che con il tempo si renderanno sempre più complesse, utilizzando sia le mani che i piedi per sviluppare la capacità oculo-manuale ed oculo-podale fino a raffinare la capacità di differenzazione fondamentale nelle componenti calcistiche di base come il passaggio ed il tiro. Regolare gli spazi in base al numero delle bambine, tenendo conto che la tecnica si sviluppa maggiormente in spazi ristretti ed aumentando il contatto tra giocatore e pallone. Per iniziare si potrebbero utilizzare palloni di gomma morbida che favoriscono lo sviluppo di alcuni componenti come il colpo di testa senza provocare traumi d'impatto iniziale che potrebbe portare l'allievo/a ad aver paura di colpire la palla con la fronte. Risulta di fondamentale rilevanza, inoltre, sollecitare continuamente la riflessione e la memorizzazione del gesto, sottolineando fortemente i successi conseguiti attraverso l'allenamento senza dimenticare la verifica dei livelli d'apprendimento per evitare richieste tecniche non rispondenti alle capacità reali.


Strategie per crescere

E' chiaro che la crescita del calcio femminile in Italia non può non prescindere dalla volontà comune di Federazione, società sportive, dirigenti ed allenatori di dare una spinta importante a questa disciplina, ma aggiungerei anche l'apertura talvolta ridotta degli istituti scolastici sempre restii allo sviluppo del calcio al proprio interno. Oltre ad una cultura sportiva diversa dalla nostra e strutture all'avanguardia, molte Federazioni europee per ovviare a queste problematiche (la Francia in primis seguita da Svizzera ed Olanda) hanno avviato un programma annuale di preparazione in cui le squadre nazionali vengono gestite come un club  professionistico privato. Lo stile "college americano", così viene comunemente chiamato, prevede che le ragazze selezionate vivano tutta la settimana insieme in un centro tecnico, la mattina si recano ognuna nella scuola prescelta ed il pomeriggio si allenano con lo staff e studiano con dei tutor messi a disposizione. Il fine settimana ritornano a casa e ognuna gioca con la propria squadra di club.  Questo sistema ha portato eccellenti risultati in termini d'incremento numerico delle partecipanti in quanto il volano che ha fatto muovere il movimento sono state le vittorie conseguite dopo aver adottato questo metodo. La formula è semplice: investimento e programmazione del lavoro = vittorie e interesse dell'opinione pubblica e dei mass-media. In pochi anni il numero delle tesserate è aumentato in maniera esponenziale innalzando anche la qualità delle giocatrici. Certo, non è detto che un progetto possa avere ovunque gli stessi risultati ma di sicuro servirebbe a migliorare molteplici imperfezioni del sistema attuale.