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La Categoria Esordienti: dal calcio dei piccoli a quello dei grandi

mercoledì 31 marzo 2010

La Categoria Esordienti: dal calcio dei piccoli a quello dei grandi

Continua la collaborazione con il Calcio Illustrato nel nostro viaggio tra la diverse categorie del Calcio giovanile. In questa puntata, riflettori puntati sugli Esordienti, una categoria importante nello sviluppo del bambino che determina uno spartiacque tra il calcio dei piccoli e quello dei "grandi".
I contributi di questo approfondimeto, sono curati da Roberto Samaden (membro della Commissione Nazionale Attività di Base SGS - FIGC e responsabile tecnico del Settore Giovanile dell'Internazionale FC) e da Stefano Bellinzaghi (Allenatore Esordienti '97 dell'Internazionale FC).

Introduzione
 
Per approfondire, analizzare e sviluppare i temi principali che riguardano la progettazione di corretti interventi didattici per la categoria esordienti, è necessario conoscere i ragazzini di questa fascia d'età e l'ambiente sociale nel quale essi vivono, nonchè le norme federali che ne regolano l'attività ufficiale.


La sfera psico-sociale
 
I ragazzini della categoria esordienti affrontano, sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista sociale, cambiamenti importanti che bisogna tenere in considerazione nel momento in cui si lavora con loro.
Dal punto di vista psicologico si ha a che fare con soggetti che in maniera sempre maggiore abbandonano la fase egocentrica e si avvicinano con soddisfazione ai concetti di cooperazione e condivisione.
In questa fascia d'età, infatti (11-12 anni), i piccoli calciatori trovano soddisfazione nell'assoluzione di compiti progettuali: comprendono, cioè, che le loro azioni contribuiscono all'ottenimento di un obiettivo di gioco, in quanto combinate con le azioni dei compagni che appartengono al medesimo progetto tecnico-tattico. Essi capiscono che posizionarsi in un certo modo, o eseguire un certo tipo di scelta può favorire, aiutare o permettere l'azione di un compagno che otterrà un obiettivo importante per il gruppo e quindi importante per tutte le individualità che lo compongono.
Questo cambiamento psico-sociale, apre scenari importanti e più complessi nello sviluppo dell'attività, perché crea motivazioni e potenzialità nuove che devono essere sfruttate: l'istruttore-allenatore deve promuovere attività di gruppo che richiedono l'assunzione di piccole responsabilità nei confronti della collettività. Si consolidano, così, i concetti di squadra e di appartenenza che rappresentano valori importanti sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista dell'educazione civica del ragazzino.
L'assunzione di responsabilità proporzionate, è considerata un valore anche in ambito scolastico: il passaggio dalla scuola primaria (Elementare) a quella secondaria (Medie) prevede, nella maggior parte dei casi, un netto cambiamento nella gestione del tempo da dedicare allo studio. Se è vero che nella scuola primaria il "tempo scolastico" è vissuto prevalentemente a scuola, è altrettanto vero che col passaggio alla scuola secondaria il ragazzino deve organizzare il suo tempo libero per svolgere i "compiti" assegnati, e deve, quindi, responsabilmente, costruire una strategia di comportamento che lo porti all'ottenimento di risultati accettabili.
Si configurano, quindi, dei cambiamenti che riguardano il comportamento, e ciò e dovuto al fatto che le potenzialità dei soggetti crescono, e al fatto che gli ambiti in cui essi interagiscono con gli altri diventano sempre più complessi ed esigenti (sia a livello sportivo che a livello sociale). Ciò determina lo sviluppo di una capacità critica totalmente nuova che permetterà ad ogni individuo, in futuro, di costruire il proprio stile di vita, dandogli la possibilità di scegliere "cosa fare" e "cosa non fare". Questa capacità che nasce ed emerge in questa fascia d'età si modellerà attraverso l'educazione ed il vissuto cui il ragazzino andrà incontro, ma già ora è frutto delle esperienze pregresse e dell'educazione familiare ricevuta nei primi dieci anni di vita. Rimane il fatto che il biennio 11-12 anni assume importanza significativa perché indica come nasce e si crea la "personalità sociale" del ragazzino.


La sfera psico-motoria
 
Dal punto di vista motorio il soggetto presenta caratteristiche abbastanza semplici da analizzare ma non per questo poco importanti.
Le capacità motorie si suddividono in condizionali e coordinative.
Quelle condizionali, secondo la letteratura classica dell'educazione fisica, sono: Forza, Resistenza e Velocità.
Quelle coordinative, invece, sono quelle che riguardano il controllo segmenterio, la gestualità e la percezione spazio-temporale.
Poi esiste una capacità motoria ibrida che alcuni autori includono tra le "Condizionali", altri tra le "Coordintive", altri ancora a metà strada: la mobilità articolare.
Tutte queste capacità sono allenabili e migliorabili all'interno del Biennio 11-12 anni: se pensiamo, ad esempio, alle atlete della ginnastica ritmica ci rendiamo conto di quanto lavorino sulla mobilità articolare e di quanto essa sia migliorabile in questa fascia d'età. Allo stesso modo possiamo verificare come nella ginnastica artistica maschile si possano incrementare e si incrementino la forza massima e la forza resistente in quanto necessarie per lo svolgimento dei programmi gara alle parallele o alla sbarra.
E' però vero che se vogliamo fare una proposta sportiva funzionale, e che non abbia ricadute negative sulla salute futura dei nostri ragazzini, dobbiamo (almeno per quanto riguarda il calcio) dirigerci in direzione diversa.
Dal punto di vista fisiologico, infatti, la struttura osteo-articolare dell'esordiente mal sopporta lavori di forza di ogni tipo, così come l'apparato cardio-circolatorio non è pronto per lavori di condizionamento aerobico o lattacido specifici.
L'attenzione dell'istruttore deve rivolgersi altrove: egli deve lavorare prevalentemente per lo sviluppo delle capacità coordinative, per l'affinamento della tecnica di base e per il consolidamento della tecnica applicata.
Questo è ancora più vero se consideriamo il fatto che la categoria Esordienti costituisce l'età d'oro per lo sviluppo di questi aspetti, mentre per lo sviluppo delle capacità condizionali il momento migliore è senz'altro successivo.


L'istruttore e il metodo
 
Il dibattito sul metodo di lavoro è senz'altro uno dei più interessanti da analizzare e approfondire. Al di là delle strategie con cicli, microcicli e macrocicli, è utile soffermarsi a riflettere se per ragazzini di questa fascia d'età sia più utile utilizzare il metodo "globale" o quello "analitico".
Il termine "globale" allude ad un metodo in cui vengono proposte le tematiche con tutta la loro complessità: vengono rispettati i parametri spazio temporali, viene contemplata la presenza degli avversari e viene stimolato ed utilizzato l'elemento della competitività. Si propongono, ad esempio, gare tecniche, situazioni di gioco e partite a tema che utilizzano quello che gli angolfoni chiamano "problem solving" come momento di apprendimento e di crescita. Secondo questo metodo, riconoscere, analizzare e risolvere un problema in prima persona consente di crescere e formare le proprie competenze in modo solido e duraturo.
Dall'altra parte c'è il metodo "analitico": questo metodo prevede la proposta di esercitazioni nelle quali la partecipazione del ragazzo è meno attiva dal punto di vista dell'elaborazione del problema ma è più precisa dal punto di vista della qualità dell'esecuzione: si propongono ad esempio esercitazioni tecniche nelle quali si pone grande attenzione all'aspetto gestuale ed alla biomeccanica dell'esecuzione e si propongono esercitazioni tattiche a secco o senza la presenza di avversari in cui si eseguono movimenti ed azioni impartite in modo direttivo dall'allenatore; secondo questo metodo la ripetizione gioca un ruolo decisivo nella crescita tecnico-tattica del ragazzino.
Quale strada è bene prendere allenando la categoria esordienti?
Risposte definitive non ce ne sono, ma qualche riflessione si può fare.
1.   Il metodo analitico, che fa leva sulla ripetizione e sulla precisione, è meno adatto a ragazzini meno abili e troppo giovani: dal punto di vista motivazionale risulta poco coinvolgente e quindi poco utile alla crescita di questo tipo di allievi
2.   Il metodo globale, al contrario, facendo leva sulla competizione, rende accattivanti anche attività apparentemente banali e potrebbe risultare, quindi, utile per ragazzini meno abili
3.   Il metodo analitico consente di andare in profondità sviscerando particolari e dettagli, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista tattico, risultando, per questo motivo, adatto a giocatori abili o più grandi (dotati cioè di buone conoscenze di base e di buona capacità di analisi critica dello sport che praticano)
4.   Il metodo globale, talvolta, non consente di approfondire aspetti molto specifici di tecnica e di tattica ed il "problem solving" in qualche caso non consente di allargare gli orizzonti gestuali o interpretativi dei ragazzini ("risolvo il problema sempre allo stesso modo perché mi riesce bene…")
Cercando di tirare le somme si potrebbe affermare che: entrambe le metodologie contengono pregi e difetti e risultano di per se stesse incomplete; una buona miscela delle due consente di offrire ai ragazzini un prodotto di qualità sia dal punto di vista motivazionale, che dal punto di vista dei contenuti.
Il ruolo dell'allenatore istruttore risulta, per questo motivo, centrale: conoscere i propri ragazzini dal punto di vista tecnico e psico-sociale, risulterà fondamentale per costruire quella miscela di stimoli e proposte che consenta ai ragazzini stessi di crescere tecnicamente mantenendo inalterate passione e motivazione.


Il modello calcio per la categoria esordienti
 
La categoria Esordienti è quella attraverso la quale si accede al calcio 11 contro 11 praticato su un campo regolamentare.
Di fatto questo avviene provenendo dal 7 contro 7 (Pulcini), passando attraverso il 9 contro 9 (Esordienti primo anno) ed approdando  all'11 contro 11 (Esordienti secondo anno).
Da questo punto di vista, la categoria Esordienti è quella in cui il ragazzino va incontro ai più grandi mutamenti del suo sport.
Il calcio 7 contro 7 è un calcio in cui vi è la sublimazione dell'1 contro 1: in ogni zona del campo un dribbling vinto o un dribbling perso possono fare la differenza creando o permettendo la possibilità di una conclusione diretta o di un passaggio decisivo per una conclusione a rete.
Il calcio 9 contro 9, invece, è un calcio nel quale gli aspetti della cooperazione diventano importanti a causa del maggior numero di metri quadrati da coprire ed a causa della maggior densità di giocatori avversari che si è costretti ad affrontare in alcune zone di campo (come ad esempio il limite dell'area avversaria): cooperare significa distribuire compiti e mansioni e, da questo punto di vista, il calcio 9 contro 9 risulta un passaggio utile verso il calcio dei grandi: questo modello infatti crea un vissuto intermedio che consente di mantenere il legame con il calcio delle annate precedenti e, nello stesso tempo, permette di gettare le basi per il passaggio successivo.
Il calcio 11 contro 11, infine, è il calcio che tutti siamo abituati a seguire in TV: almeno 6000 metri quadri di campo da coprire (spesso di più) e venti giocatori di movimento che ne contendono il controllo.
E' sin da subito chiaro che i problemi tattico-strategici legati alla gestione ad al controllo di uno spazio così ampio, e le difficoltà legate alla collaborazione tra 11 giocatori, rendano questo formato poco adatto, per esempio, alla categoria pulcini (le abilità tecniche, le capacità fisiche, e le strutture senso-percettive dei più piccoli sono infatti insufficienti per gestire spazi e problemi di questi tipo): per questo motivo la FIGC ha, da ormai non pochi anni, proposto il formato 7 contro 7 più adatto agli under 10.
Il primo anno di Esordienti, dal canto suo (ormai da qualche anno e sempre per volere dalla FIGC), costituisce il corretto e più giusto "morbido approdo" al calcio 11 contro 11, proponendo il formato 9 contro 9 (intermedio) che avvia quei processi di collaborazione e condivisione di compiti di cui abbiamo parlato sopra e pone le basi per la crescita futura.
Seguire la progressione dei modelli proposti dalla Federazione consente alle società e agli allenatori di costruire un progetto armonico di passaggio dal calcio dei piccoli al calcio dei grandi senza traumi e senza eccessive perdite di tempo. Si tratta di un percorso guidato, facile da interpretare, che è in grado di indicare la strada anche per quanto riguarda le proposte tecnico-tattiche da elaborare in allenamento.

I contenuti
 
Dal punto di vista contenutistico (cioè considerando i temi da trattare in allenamento) si possono indicare, per la categoria Esordienti tre aree di intervento significative: l'area dell'ampliamento delle capacità coordinative, l'area dello sviluppo tecnico e l'area dell'incremento delle conoscenze e delle capacità tattiche individuali.
L'ampliamento delle capacità coordinative consiste nel lavorare sul controllo dei propri segmenti corporei in relazione allo spazio circostante e nei tempi (spesso molto brevi) che le azioni richiedono. Per questo motivo è utile proporre attività di coordinazione intersegmentaria, attività di ritmizzazione, attività di reazione agli stimoli, nonché attività complesse in grado di intergare tra di loro richieste diverse ed il più possibile specifiche.
Il problema della specificità, infatti, si pone in modo importante. E' chiaro che è giusto ed utile che il corpo dei nostri ragazzini abbia il maggior numero di esperienze motorie possibili; ma è anche vero che il tempo a disposizione è limitato e che, ad esempio, una esperienza motoria come l'arrampicarsi risulterebbe troppo lontana dalla specificità del nostro sport. Sarà, quindi, opportuno proporre attività coordinative specifiche, lasciando all'esperienza dei Piccoli Amici e successivamente (in minor parte) dei Pulcini l'incombenza di lavorare su schemi motori di base aspecifici.
Per quanto riguarda la tecnica di base, l'attività deve riguardare prevalentemente il dominio della palla (che va consolidato rispetto alla categoria Pulcini), la trasmissione e ricezione (strettamente connesse e necessarie per la cooperazione cui abbiamo fatto riferimento in precedenza), il calciare inteso come conclusione a rete (i piccoli incrementi di forza cui va incontro il ragazzino di questa fascia d'età gli consentono di concludere a rete con efficacia anche da 16-18 metri) ed il colpo di testa (migliora infatti la capacità di valutazione della traiettoria e aumentano le possibilità che in partita si debba intercettare e colpire la palla su traiettorie a parabola).
Il discorso riguardante, infine, la tattica individuale richiede una piccola premessa.
Per tattica, in questa fascia d'età, si intende la "capacità di fare delle scelte": "eseguo un dribbling o un passaggio?", "mi allargo o attacco la profondità?", "eseguo una marcatura o una copertura?", …
Questo genere di domande, alla fine del biennio esordienti, pretendono delle risposte. L'allenatore dovrà, proponendo opportune situazioni di gioco, lavorare sulle capacità tattiche individuali e sulla cooperazione sia in fase offensiva che in fase difensiva analizzando alcuni concetti quali: marcamento e smarcamento, pressione e copertura, scaglionamento e intercettamento, dribbling e passaggio. Si tratta, di fatto, dei più importanti principi di tattica individuale e di aspetti che riguardano la cooperazione tra piccoli gruppi di giocatori: saranno questi i mattoni sui cui negli anni a venire (categorie Giovanissimi e Allievi) verranno costruiti i principi di tattica collettiva che regoleranno i comportamenti dei reparti all'interno dei diversi sistemi di gioco.

Conclusioni
 
L'alto tasso di specificità del lavoro nella categoria esordienti richiede competenze e conoscenze che devono maturare attraverso l'approfondimento, lo studio ed il lavoro diretto sul campo. Per questo l'istruttore di questa categoria deve essere altamente motivato nel dedicarsi a ragazzi di questa fascia d'età, e non deve considerare questa esperienza solo come un momento di passaggio verso una carriera di allenatore professionista. Si può e si deve essere professionali e appassionati anche allenando gli esordienti di qualunque società dilettante, perché grandi sono le responsabilità che si hanno alla guida di questi ragazzi.