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Il saluto del presidente Gianni Rivera e le linee guida del suo nuovo percorso

lunedì 23 agosto 2010

Il saluto del presidente Gianni Rivera e le linee guida del suo nuovo percorso

Con la prima amichevole della Nazionale di calcio guidata dal nuovo CT Cesare Prandelli è cominciato un altro capitolo nella storia di quello che è lo sport più amato e praticato in Italia. Ma gli obiettivi degli azzurri, chiamati ad una svolta nei risultati e nel gioco dopo le delusioni dell’ultimo Mondiale, sono solo la punta dell' iceberg di un movimento che coinvolge milioni di persone e che la Federazione Italiana Giuoco Calcio sta cercando di rilanciare da un punto di vista sia tecnico che organizzativo. Sono tante le professionalità coinvolte in questo progetto. Ultimi in ordine di tempo, oltre al sottoscritto nominato il 4 agosto Presidente del Settore Giovanile e Scolastico, Roberto Baggio in qualità di Presidente del Settore Tecnico di Coverciano e Arrigo Sacchi, nuovo Coordinatore delle nazionali giovanili.
Per quanto mi riguarda, credo sia importante innanzi tutto avere l’umiltà di cercare di capire cosa è stato fatto finora, ciò che si è sperato di fare e ciò che oggettivamente sarà possibile fare.
Vedremo cosa e come. Le incognite sono ancora molte a cominciare dai mezzi finanziari sui quali potremo contare per perseguire i nostri obiettivi anche se già intendo fissare alcune linee strategiche.
Innanzi tutto sfruttare l’importanza di questo sport, il fascino che esercita, non solo come passatempo o come mezzo per un futuro di successo ma, soprattutto, come strumento culturale, formativo e di consapevolezza politica. Il gioco del calcio è da sempre un mezzo di grande comunicazione e le ragioni sono semplici: è possibile giocare anche da soli, in due, in tre o in undici contro undici. Il pallone si può fare annodando due t-shirt o un mucchio di stracci, la fantasia e le necessità fanno miracoli! I costi possono anche essere praticamente nulli. Solo sparute minoranze non hanno mai provato, almeno una volta, a giocare a calcio.
Ecco spiegati i motivi per cui il calcio è lo sport che coinvolge direttamente o indirettamente milioni di persone nel mondo.
Comincerei col distinguere, in maniera sistematica le aree di intervento: settore scolastico e settore giovanile.
In Italia non esiste la cultura dei college americani, a scuola lo sport in generale ed il calcio in particolare non entrano fra i banchi: mancano le strutture e forse anche la convinzione che anche lo sport possa essere cultura. Tanti sono i progetti realizzati negli anni dal Settore Giovanile e Scolastico anche con accordi sottoscritti con il preposto Ministero dell’Istruzione ma, si fatica molto. Penso invece che la base dello sport dovrebbe essere proprio la Scuola. Il calcio, tra l’altro, può essere praticato ovunque, anche in un cortile scolastico, in un’aula o in un corridoio: basta una palla, dei ragazzini, quattro zaini per delimitare le porte, la fantasia e la gioia di giocare. Vedremo come andare avanti…
Per il calcio giovanile e le attività ufficiali programmate per i giovani dai cinque ai sedici anni e regolate dal C.U. n° 1 del Settore Giovanile e Scolastico, rispettoso delle indicazioni della UEFA anche attraverso la Carta del Grassroots  , credo che ci siano maggiori margini di intervento da subito.
Direi innanzi tutto che il primo miglioramento perseguibile e in grado di far fare un salto di qualità a tutto il movimento calcistico nazionale sia di carattere tecnico. Oggi si ricerca la prestazione fisica in maniera ossessiva spesso a discapito della tecnica, mentre da un punto di vista tattico si tende ad esasperare i concetti difensivi. Peccato, perché uno sport così bello dovrebbe privilegiare chi è più bravo dell’altro a giocare a calcio, non chi è più bravo a non far giocare l’avversario e quindi  penso si debba arrivare ad una inversione di rotta. Per far questo, naturalmente, occorre lavorare con i dirigenti, con gli allenatori, con chi insegna il gioco ai più piccoli al fine di superare l’attuale cultura tendente, soprattutto con i più giovani, a voler garantiti “risultati più rapidi”. Dobbiamo rilanciare un progetto per tutto il calcio e per riuscirvi, bisogna cominciare dai più giovani.
L’area che intendo sempre più sviluppare, poi, e che interessa sia l’ambito scolastico che quello calcistico è quella dei valori e della crescita della cultura sportiva.
Tutta la società sembra essersi votata a degli idoli  pericolosi e fragili. La TV, il guadagno facile, il sogno della fama. E’ dura, ma dobbiamo provarci
Ci sono tre regole che debbono penetrare in profondità nella coscienza dei ragazzi: vita sana personale, accettazione delle diversità per costruire, in campo e nella vita una “buona squadra”, rispetto delle regole nei confronti dei compagni e degli avversari. Dobbiamo spiegare ai giovani, alle curve, ai genitori, ai dirigenti, che la violenza non serve a niente, che non tutti un giorno saranno campioni, ma che essere brave persone, anche in campo, è bellissimo.
Tre caratteristiche semplici, in fondo, ma importantissime e, purtroppo, per nulla scontate. Servono non solo a costruire buoni atleti ma fanno diventare cittadini migliori in una società che ha bisogno di ritorno a “ valori” da porre davanti a qualsiasi interesse economico.
Senza denaro non si vive, è vero, ma bisogna far capire ai bambini, ai ragazzi, ai giovani che il denaro è un mezzo e non il fine. Questo messaggio, nello sport, deve trovare convinti sostenitori a tutti i livelli: insegnanti, tecnici,  genitori e sopratutto  la classe dirigente, che deve imparare a non spingere troppo per vincere sempre, comunque e a tutti i costi.