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I PULCINI IN CAMPO: GIOCO E CRESCITA TECNICA NELLE SCUOLE CALCIO

mercoledì 24 marzo 2010

I PULCINI IN CAMPO: GIOCO E CRESCITA TECNICA NELLE SCUOLE CALCIO

In collaborazione con Il Calcio illustrato, procede il nostro viaggio tra la diverse categorie del Calcio giovanile. Nell'ambito delle scuole calcio, questa nuova puntata si occuperà dei Pulcini con un contributo curato dal prof. Sergio Roticiani, membro della Commissione Nazionale dell'Attività di Base.



Il gioco del calcio rappresenta un forte veicolo di socialità e mobilita la passione di innumerevoli persone che attraverso la pratica di questo sport soddisfano i loro bisogni di movimento e di gioco. Nei più piccoli e qui noi facciamo particolare riferimento ai bambini del 2° ciclo della scuola elementare, che nella piramide federale si identificano nella categoria pulcini (8-10 anni), giocare a pallone rappresenta lo strumento ideale per sollecitare schemi di movimento e strutture coordinative alla base di molte discipline sportive. 
L'amore per il calcio che coinvolge i bambini, non è legato esclusivamente a fattori culturali ma alla possibilità che offre a tutti di trovare possibilità di partecipazione e di successo, il motivo di tale convinzione è che rispetto ad altre discipline sportive  l'apprendimento delle gestualità tecniche ai più bassi livelli di qualificazione non impone un allenamento sistematico, è facile giocare; tutti trovano all'interno del campo di gioco il ruolo più adatto alle loro caratteristiche e possibilità motorie, da subito si può iniziare a giocare grazie anche a un regolamento che impone come grande regola solo quella di non utilizzare la palla con le mani ad esclusione del ruolo del portiere.
 
Il bambino a 8 anni
All'inizio del loro percorso didattico i bambini di 8 anni di età hanno superato la fase spiccatamente egocentrica che ha caratterizzato il loro comportamento nell'età precedente. Cominciano ad acquisire una predisposizione alla collaborazione e a decentrare la qualità delle loro azioni motorie, che vengono inserite in un contesto di gioco collettivo; in altre parole le esigenze della squadra cominciano a porsi in una posizione di maggiore centralità rispetto all'individualismo condizione che in passato caratterizzava i loro  comportamenti.
 
Inizio fase di decentramento: attenzione flessibile e proiettata su più elementi, capacità di analizzare la situazione, disponibilità a prendere in considerazione altri punti di riferimento per organizzare il proprio spazio di azione.

La qualità delle azioni tecniche risente ancora di un impreciso controllo sensomotorio, l'esecuzione dei fondamentali è ancora approssimativo e maldestro, in ambito didattico si privilegia un rapporto individuale con la palla mantenendo sempre e comunque una matrice ludica all'esercizio. Allo stesso modo e contestualmente si dovranno predisporre piani didattici dove l'insegnamento tecnico viene inserito in un contesto applicativo, dove il rapporto con la palla è regolato sul piano cognitivo da afferenze di natura situazionale; se il giocare prima era una esigenza spiccatamente egocentrica ora diventa una necessità rivolta al fine di riconoscersi all'interno di un gruppo, processo questo che nel tempo assumerà sempre più valore. Gli small games caratterizzati da un numero limitato di giocatori permette al bambino di strutturare la propria individualità all'interno di un collettivo; le partitine 3 vs 3, 4 vs 4 fino al 5 vs 5 rappresentano momenti significativi sui quali si deve basare la didattica. Nella Tab. n°1 sono sintetizzati gli elementi programmatici che fanno parte dell'attività dei bambini di 8 anni tenendo presente i fattori tecnico, tattico e fisico. Sovente alcuni bambini mostrano un comportamento in campo troppo individualista che risente dell'egocentrismo della fase precedente, compito dell'istruttore è di non traumatizzarlo attraverso punizioni inopportune ma di fargli comprendere quanto utile possono essere i compagni nell'aiutarlo per esempio a fare gol.
 
vedere nei nostri allievi dei bambini e non dei calciatori.. ….quindi non pretendere quello che non possono darci.

Compito precipuo dell'istruttore è quello di ampliare la base motoria dei giovani praticanti, all'interno della lezione dovrebbero trovare spazio giochi quali la pallamano, il rugby ecc.(famiglia dei giochi sportivi) e tutte quelle attività di pre-acrobatica che tra l'altro affascinano i bambini.

A questa età i confronti con altre Società diventano un momento di festa e di gioia, i bambini giocano 5 : 5 essendo al loro primo anno di attività, tutti partecipano senza distinzioni di merito, la gara si articola su 3 tempi della durata di 15' ciascuno.

Il confronto con gli altri, misurare le proprie possibilità, accettare e condividere con i propri compagni difficoltà e successi, sono aspetti che vanno evidentemente oltre l'aspetto tecnico. Pertanto l'istruttore nell'utilizzare il confronto come momento formativo deve rispettare alcuni principi:

1.    
la ricerca del risultato non deve prevalere sull'obiettivo didattico;
2.     privilegiare comportamenti indirizzati maggiormente alla costruzione del gioco piuttosto che alla distruzione del gioco altrui;
3.     evitare quelle "deformazioni" tattiche poco funzionali al gioco dei bambini (tattica del fuorigioco, ecc.);
4.     cercare maggiormente di esaltare il gioco offensivo, valorizzando intraprendenza, creatività e fantasia;
5.     la disposizione in campo deve prevedere all'inizio fasi di facile comprensione per poi arrivare a richiedere ai giocatori compiti più complessi;
6.   la realizzazione e la ricerca di un modulo di gioco devono essere funzionali a favorire una  migliore    comunicazione tattica tra i giocatori e ad esaltare le caratteristiche individuali

Tutti hanno diritto di giocare e l'istruttore nella scelta dei bambini da mandare in campo no dovrà dare peso alle differenze tecniche.

A tal fine l'istruttore potrà, per permettere a tutti di giocare contemporaneamente, organizzare l'attività su più spazi di gioco.
 
Lo sport e quindi anche il calcio rappresenta un aspetto culturale che la nostra Società deve valorizzare e dove partecipazione, collaborazione e socialità acquisiscono valori da condividere, l'allenatore che gioca per vincere la partita facendo giocare solo i più bravi distorce una realtà che agli occhi dei bambini si deforma e da gioco diventa competizione esasperata. 

la causa più frequente dell'abbandono dello sport avviene a causa delle troppe aspettative e le pressioni esagerate che l'ambiente impone a livello infantile.

Il bambino a 9 anni 
Certamente le esperienze motorie fatte precedentemente avranno un peso sulle competenze tecniche del bambino, egli sarà molto più fluido nel movimento, il controllo del proprio corpo e l'utilizzo e la gestione della palla saranno più efficaci.
Il desiderio di condividere insieme agli altri le esperienze agonistiche diventerà sempre più una esigenza da soddisfare.
Nella tab.2 vengono posti in evidenza quelli che sono i postulati programmatici che interessano i bambini di 9 anni; aumentano gli spazi di gioco e il numero di giocatori; migliorando la capacità di astrazione si possono cominciare ad inserire i presupposti tattici che interessano l'utilizzo dello spazio p.e. i concetti di sostegno e appoggio.

 Non dobbiamo specializzare i bambini ad occupare un solo ruolo in campo, l'esperienze motorie devono interessare più spazi da occupare e utilizzare, i bambini devono giocare in tutti i ruoli.

La maggiore predisposizione all'attenzione fornirà ai bambini la possibilità di acquisire concetti semplici da applicare durante il gioco ovvero la capacità di abbinare nomi e verbi a comportamenti renderà più funzionale il decorso cognitivo dell'azione di gioco.
 
Sul piano tecnico, i grandi obiettivi da raggiungere, riguardano le condotte tecniche fondamentali, gli strumenti operativi essenziali che durante il gioco permettono la risoluzione di problemi tattici.
Favorire un migliore comportamento tecnico, sta a significare che l'itinerario formativo, non avrà uno sviluppo esclusivamente mirato all'acquisizione di un preciso modello, ma dovrà subire sollecitazioni dove "ostacoli " di natura coordinativa implicheranno continui adattamenti. Allo stesso modo l'esecuzione delle varie gestualità, riceveranno sollecitazioni di natura spazio-temporale riferita alla ricerca di rapidità, alla presenza di avversari, in una situazione di maggiore o minore complessità, in funzione del grado di abilità acquisito.

L'attività sportiva all'interno di una Scuola di Calcio per essere veramente formativa non deve ridursi all'esclusivo apprendimento del gesto tecnico "ben fatto", il calcio è un gioco con situazioni sempre diverse e variabili, saperle risolvere efficacemente rappresenta una condizione essenziale per saper giocare. 


Il "Sei Bravo a…… Scuola di Calcio"
Il Settore Giovanile e Scolastico fin dagli anni '90 ha predisposto per la Cat. Pulcini un piano di attività di gioco che potesse comprendere una serie di attività/esercitazioni che manteneva da una parte inalterata la struttura partita ma dall'altra  si arricchiva di altri momenti di confronto che potessero sollecitare comportamenti tecnico-tattici funzionale a una corretta formazione.
Il motivo di tale progetto era quello di condizionare il modello d'insegnamento su procedure didattiche dove spazi ridotti, giochi in inferiorità o superiorità numerica, attaccanti posti lateralmente ecc. diventassero i presupposti, gli strumenti/esercizi indispensabili per ottenere efficaci adattamenti.
 
Il gioco rimane sempre lo strumento didattico da preferire, sia esso strutturato o libero ci offre l'occasione di osservare in una condizione di libertà i nostri ragazzi, che andranno guidati a valorizzare maggiormente comportamenti non egoistici.
Allo stesso tempo siamo convinti che il calcio deve assolvere a strumento di educazione, di educazione alla socialità, al rispetto delle regole, al rispetto delle diversità, alla solidarietà, ad aiutare il compagno in difficoltà, al mettersi da parte per favorire il gruppo, solo così daremo anche a chi è talento la possibilità di crescere e di esprimere al meglio il suo "saper giocare", non dimentichiamoci che il calcio è uno sport di squadra.

"Il tecnico sportivo incapace di scoprire la forza sociale rinnovatrice dello sport,la capacità umanistica e umanizzante della condotta sportiva attraverso l'azione ludica sarà come il giocatore che perde la mano buona. Potrà essere un tecnico eccellente che forma grandi atleti, ma non un educatore che con il suo insegnamento tecnico si dedica a migliorare la persona".  (Josè Maria Cagical) 


ll bambino a 10 anni
La sempre maggiore confidenza con la palla lo porta a una migliore disponibilità a utilizzare i fondamentali durante il gioco; osserviamo delle differenze individuali tra i bambini che si manifestano in lentezza e goffaggine da una parte e in maestria e rapidità dall'altra, compito dell'istruttore è far convivere le due realtà all'interno di un piano didattico che non escluda il più debole ma sia anche da stimolo per il più "bravo".
 
Un aspetto da osservare è come viene vissuto l'evento partita dai bambini, dove inevitabilmente alla domanda "come è andata oggi? Si risponde bene abbiamo vinto, oppure, male abbiamo perso", ed è quello che segue che deve farci riflettere, l'alibi che gli adulti e quindi anche bambini costruiscono per giustificare la sconfitta: arbitro incompetente, allenatore incapace, compagno limitato. Non si coglie l'occasione per valutare i propri errori, sottolineare per esempio come l'eccesso di egoismo di Luca che in quella occasione avrebbe potuto passare la palla, non ci ha permesso di fare gol, riuscire quindi a migliorare i propri comportamenti individuali e collettivi e trovare al proprio interno le motivazioni a migliorarsi.
 
Per quanto riguarda lo sviluppo della componente fisica, non dobbiamo assolutamente pensare alla preparazione atletica che svolgono gli adulti; spesso si tende a scimiottare quello che fanno i grandi proponendo esercitazioni a carattere fisico, che rischiano di produrre danni all'impianto scheletrico del bambino in via di accrescimento.
 
"Il bambino non è un adulto in miniatura e la sua mentalità non è solo quantitativamente, ma anche qualitativamente diversa da quella degli adulti, e per questa ragione un bambino non è soltanto più piccolo, ma anche diverso".   Claparède (1937)

Sicuramente andranno proposti giochi di rapidità curando particolarmente la frequenza dei movimenti, si presterà attenzione ad esercitazioni dove il bambino dovrà rispondere rapidamente (capacità di reazione) a stimoli di natura visiva o acustica, la componente aerobica andrà sollecitata attraverso il gioco, evitando tra l'altro troppi tempi morti all'interno della seduta di allenamento (eccessive e inutili spiegazioni, lunghe file di attesa).
 
L'istruttore dal punto di vista metodologico piu' che dirigere e impartire ordini, dovra' osservare per modificare eventualmente metodo e contenuto; suo compito sarà quello di creare un ambiente ricco di motivazioni, suscitando nei bambini interesse e piacere nell'allenamento.
 Non dovrà utilizzare nella correzione degli errori, reiterati comportamenti disapprovativi, questi producono ansia, sfiducia e disattivano ogni spinta a migliorarsi che nel bambino è naturalmente presente. Viceversa nella correzione degli errori, deve valorizzare la parte fatta bene e poi spostare il suo intervento per correggere l'ha parte fatta male.
Inoltre visto che non  dobbiamo considerarlo un adulto in miniatura e coerentemente a quanto viene proposto durante l'allenamento, anche il modello di gioco (dal 5c5 al 7c7) si struttura su spazi e numero di giocatori ridotti, "come un vestito che cresce insieme a chi lo indossa " anche la struttura del gioco cambia coerentemente alle disponibilità psico-fisiche del bambino . Uno spazio e numero di giocatori adeguato consente un loro maggior coinvolgimento, un più elevato numero di contatti col pallone, un maggior dinamismo tra fase di possesso e non possesso, un maggior numero di conclusioni a rete.
Come le strutture di gioco si modificano, così anche gli obiettivi didattici e i percorsi formativi hanno un itinerario conforme alle esigenze del bambino (tab. 3).

Il patrimonio motorio acquisito consentirà al giovane calciatore di misurarsi efficacemente ed adeguatamente col gruppo dei pari, gli consentirà di esprimersi in maniera creativa e personale, collocandolo al centro della programmazione didattica. Un siffatto piano sarà in grado di garantire ad ognuno la possibilità di esprimere compiutamente le proprie potenzialità, non obbligandolo a diventare un campione ma allo stesso tempo non privandolo del sogno di poterlo, chissà, un giorno diventare.