Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Niko Marchesini
martedì 22 ottobre 2024
Mi chiamo Niko sono il terzino destro della squadra Allievi dell’Orlando calcio. La passione per questo sport me l’ha trasmessa mio nonno. Fu lui infatti a portarmi per primo al campino di calcetto del Gabbro, un paese di poche centinaia di persone arrampicato su una collina subito dietro Livorno. Un paese dove si conoscono tutti, dove i bambini giocano a qualsiasi gioco insieme ai ragazzetti di età diverse, perché altrimenti non si arriverebbe mai a fare numero. Un paese dove il ritrovo è per tutti un bar chiamato “il circolino”, e dove tutti da piccini hanno iniziato a giocare a pallone su un campino di cemento disastrato ma che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Vedi queste striature sugli stinchi? Me le feci da bimbo un po’ di anni fa sbucciandomi proprio sul campino di cemento del Gabbro, e i segni mi sono rimasti ancora oggi. Troppo bello. Oggi il campino è diverso dai nostri tempi. C’è il sintetico, il fondo è morbido, non ci si fa più male come prima. Io ovviamente ci continuo a giocare e ci gioco volentieri, quando facciamo le partitelle in paese. E’ di sicuro un campino più bello, ma io non so bene perché (sarà la nostalgia) un po’ rimpiango il mio vecchio campino di cemento dove mi portava nonno a fare i primi passaggi quando avevo 4 anni. Il campino dove ho vissuto tutte le mie esperienze calcistiche fino agli anni delle medie, quando mi sono iscritto nell’Orlando e ho conosciuto finalmente il calcio a 11. Fino alle elementari non sono riuscito a liberarmi dai consigli della mamma, che ha voluto a tutti i costi che facessi nuoto, e ancora oggi la ringrazio di questo, perché così al mare qui a Livorno con gli amici faccio bella figura ogni volta che ci tuffiamo in acqua. Però la mia passione vera era e resta il calcio. Perché fra le tante società sportive di Livorno ho scelto l’Orlando Calcio? Semplice: giocare nell’Orlando costa pochissimo, rispetto a tutte le altre squadre di Livorno, e questo i miei genitori lo sapevano bene al momento di iscrivermi. La convenienza ha fatto la differenza. E poi il campo dell’Orlando era comodo da raggiungere per i miei genitori quando mi accompagnavano partendo dal Gabbro: dopo il discesone attraversi Coteto e subito sei a Corea, al campo Pitto. Già, il campo Pitto. Che campo, ragazzi. Terra, terra, soltanto terra, senza neanche un filo d’erba. E poi un campo esageratamente lungo. Soprattutto le prime volte mi faceva paura, mi sembrava interminabile. Ma ora che ci ho fatto l’abitudine non lo cambierei con nessun altro campo al mondo. Faccio il terzino destro in un 4-3-1-2: ho tanta resistenza fisica, quindi non ho problemi a fare su e giù per la fascia per tutti i 90 minuti. Eppure dovete sapere che fino a due anni fa giocavo in porta. Poi due anni fa ho cambiato allenatore e ho cambiato anche ruolo. Per me fu la felicità: finalmente potevo andare all’attacco e provare ogni tanto a fare gol. Il primo gol in partite ufficiali è quello che non si scorda mai: torneo a San Frediano, derby contro il Pro Livorno Sorgenti; loro facevano gli splendidi prima della partita, erano convinti di stravincere, e noi all’epoca non avevamo una grande fama. Invece quella sera cominciammo a mille a facemmo gol subito. E poi, sempre nel primo tempo, ecco il mio momento di gloria: disimpegno sbagliato della difesa avversaria, la palla mi arriva in fascia, poco fuori dall’area di rigore. Penso che sì, posso provare una “micciata”: carico il destro pensando solo alla potenza; viene fuori un tiro non tanto angolato, ma che piega le mani al portiere e clamorosamente si insacca; 2-0. Esultanza alla rete con i miei genitori e con mio nonno (mio primo tifoso) venuto a vedermi fin là. Poi l’abbraccio con i compagni, e l’Orlando che a fine partita vince 2-1. Libidine.
Quest’anno siamo una buona squadra, molto più organizzata che nei miei primi anni all’Orlando. Mister Valerio dice che ce la giocheremo a metà classifica, ma intanto alla prima di campionato abbiamo vinto con il Vada e ora non ci vogliamo certo fermare. Quest’anno è un anno speciale anche per il gemellaggio appena iniziato con la casa famiglia Papa Francesco di Quercianella dove oggi ho passato tutto il pomeriggio con due miei compagni di squadra. Da un paio di settimane noi degli Allievi dell’Orlando, su invito della Figc, abbiamo iniziato a mescolarci con gli undici bimbi della casa famiglia e con le educatrici e volontarie che si prendono cura di loro ogni giorno. Oggi ho aiutato un bimbo di terza elementare a fare un esercizio sulle tabelline, e poi abbiamo disegnato e colorato tutti insieme gli addobbi da usare in una festa di compleanno dei prossimi giorni qui in casa famiglia, e poi ovviamente è spuntato fuori un pallone in giardino e abbiamo visto all’opera un bimbo bravissimo che vedrei bene nei Pulcini dell’Orlando. Mi ha colpito vedere che a parte noi giovani calciatori, le educatrici e le volontarie che si prendono cura dei bimbi sono tutte donne. Chissà perché nei lavori con i bambini gli uomini si danno quasi sempre alla macchia. A me invece piace un sacco stare con i bimbi. Ho il pregio di riuscire a far ridere tutti. Non a caso al circolino del Gabbro mi chiamano “il clown”. E’ bello vedere questi bimbi sorridenti e felici, sapendo che arrivano da situazioni familiari difficilissime e che vivono lontani dai loro genitori a causa del provvedimento di un giudice. E’ bello nel nostro piccolo contribuire all’armonia di questa casa speciale che ha il mare subito dietro le finestre e che aiuta i bimbi a rinascere. Non vedo l’ora che suor Raffaella e tutta la truppa della casa Papa Francesco vengano a fare il tifo per noi un sabato al campo Pitto. Quel giorno giocheremo anche per loro, e sarà un’emozione nell’emozione. E se segnassi di nuovo io, proprio quel giorno lì? L’esultanza per i bimbi e per noi sarebbe di livello altissimo, da vero livornese.
by Tommaso Giani