Toscana

Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Filippo Biagioni

venerdì 18 ottobre 2024

Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Filippo Biagioni

Mi chiamo Filippo e sono l’esterno destro d’attacco della squadra Allievi B del Bibbiena. Il mio primo ricordo legato al calcio è una fotografia di me sul passeggino allo stadio di Firenze, nella parte di tribuna più vicina al campo e alle panchine, e con l’allenatore della Fiorentina, Paulo Sousa, in piedi a pochi passi da me e dalla mia famiglia colorata di viola. Ebbene sì, nella mia famiglia sono cresciuto a pane e Fiorentina. Ma a dire la verità le squadre del cuore nella mia famiglia sono due: perché accanto alla Fiorentina, forse ancora prima della Fiorentina, c’è il Bibbiena, la squadra del mio paese, dove hanno giocato sia il mio nonno sia il mio babbo sia il mio zio e adesso pure io. Babbo mi ha iscritto al Bibbiena quando avevo 4 anni: giocavo con i bimbi di 2 anni più grandi di me, perché a 4 anni ancora non si avrebbe l’età per giocare a calcio, ma io volevo bruciare le tappe; all’inizio ero la mascotte della squadra, il cucciolo; poi, piano piano, sono diventato uno dei veterani. Undici anni di fila sempre e solo con la stessa maglia rossoblù. Con questi colori del Bibbiena addosso ci sono cresciuto, e anche la società l’ho vista crescere insieme a me, in questi ultimi anni: il clima è sempre quello di famiglia, della squadra di paese; però l’organizzazione è sempre migliorata, e così ultimamente diversi ragazzi del Casentino hanno scelto di venire a giocare da noi, e i risultati sono migliorati anche quelli. Quest’anno siamo partiti con due vittorie in due partite, e speriamo di continuare così… La gioia più bella in tutte le partite che ho fatto, però, non ci crederete ma è stata una sconfitta: due anni fa, nel derby contro il Casentino Academy. Io ero emozionato perché lo giocavo da aggregato alla squadra dei più grandi, e lo giocavo da titolare; fu una partita intensa, finita male, ma non importa; certe partite lottate e sentite è bello giocarle al di là del risultato. E poi mi piace ricordare il gol più recente che ho fatto, nella prima giornata di questo campionato contro la Tuscar: triangolo con un compagno, palla che mi arriva sul lanciato, io che aggancio in corsa trovandomi a tu per tu col portiere; dribbling finale e gol a porta vuota. Nel mio ruolo ho la fortuna di trovarmi spesso all’appuntamento con il gol, e segnare è l’emozione più bella quando si è in campo. Quello che invece mi piace di meno delle nostre partite sono le esagerazioni degli adulti, genitori ma a volte purtroppo anche allenatori. Quando gli adulti se la prendono con l’arbitro, che spesso è un ragazzo della nostra età con tutto il diritto di sbagliare, io mi vergogno per loro e sto male per lui. E’ un peccato che più di una volta gli adulti a bordo campo ci sciupino il bello delle nostre partite.
Da questa prima parte di intervista penso si sia capito che sono un casentinese appassionato della sua terra. Per questo quando i dirigenti e la Figc ci hanno proposto, un mese fa, di gemellarci per tutta la durata della stagione con l’Ente Parco delle Foreste Casentinesi io mi sono subito fatto avanti per partecipare. Con la famiglia andiamo spesso nei boschi a cercare i funghi, o nei torrenti qui vicino casa a pescare. Però ero comunque curioso di conoscere posti nuovi, e persone che dedicano il loro lavoro a preservare la bellezza del nostro territorio. Oggi, nel primo appuntamento del progetto, il direttore del Parco, Andrea, ha portato me e i miei compagni di squadra Tommaso, Paolo e Giovanni vicino alla sorgente del fiume Arno, a Mulin di Bucchio, a visitare un allevamento di trote e di altri pesci a rischio estinzione, come il cavedano etrusco e il barbo tiberino. Sotto una bella pioggia autunnale siamo stati accolti da Alessandro, un uomo dell’età dei nostri genitori che ha scelto di venire a vivere in questa casetta spersa nel bosco dove l’Arno appena nato è ancora un ruscello e dove più di 100 anni fa furono costruite diverse vasche riempite con l’acqua dell’Arno dove far crescere le trote in modo protetto. Alessandro e tre suoi amici nel 2017 hanno fatto ripartire questo vecchissimo allevamento di pesci riattivando la casetta e le vasche dopo tanti anni di abbandono. Negli occhi di Alessandro, mentre ci parlava, si leggeva la passione che ha nel far crescere i pesci gustandosi tutti i passaggi della loro crescita, dalla fecondazione delle uova in una stanzetta incubatrice fino al passaggio dalle vasche dei piccoli alle vasche dei grandi. Nei giorni come questo in cui piove tanto e l’Arno si riempie di foglie portate dalla corrente che ostruiscono la bocca d’ingresso dell’acqua del fiume nelle vasche dell’allevamento, Alessandro e i suoi amici devono vegliare l’Arno giorno e notte, e ogni ora e mezzo vanno a ripulire la bocca d’ingresso delle vasche dalle foglie portate dal fiume, in modo da non interrompere mai il ricircolo dell’acqua dell’Arno nelle varie vasche. Alessandro però ci ha raccontato di come tutti i sacrifici del vivere in questo posto isolato e con questi ritmi strani dettati dalle stagioni e dall’orologio biologico dei pesci di fiume sia poi ripagato da tante soddisfazioni: per esempio nel momento in cui i cavedani e i barbi diventati grandi e vengono liberati nell’Arno per ripopolare il fiume di queste specie rare; ma anche ogni volta in cui un ristorante importante della zona chiama l’allevamento per prenotare qualche trota da cucinare per i clienti più ricercati. Quattro di queste trote Alessandro le ha tolte dalla vasca per regalarle una a ognuno di noi Under 16 del Bibbiena venuti a trovarlo. Chissà le nostre mamme come saranno contente stasera quando apriranno il frigo e scopriranno la sorpresa.

by Tommaso Giani