Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Lorenzo Celestino.
venerdì 22 novembre 2024
Mi chiamo Lorenzo e sono un terzino sinistro della squadra Allievi B under 16 del Bibbiena. L’emozione più bella che sento quando gioco a calcio è nello spogliatoio, quando io e i miei compagni ci prepariamo a scendere in campo per la partita. In quel momento siamo tutti concentrati al massimo. Nello spogliatoio si sentono anche i rumori più piccoli, mentre ci vestiamo. E’ un silenzio pieno di tensione bella. Quando entriamo nello spogliatoio c’è il rito dell’annuncio ufficiale del mister che ci dice la formazione che partirà titolare. Dopodiché andiamo a prendere le maglie, e poi il riscaldamento, la chiama dell’arbitro, l’urlo che facciamo in campo tutti noi della squadra prima di disporci in campo per il calcio d’inizio. So che è strano dire che l’emozione più bella è quella prima di cominciare, anziché la partita vera e propria. E’ chiaro che il motivo per cui ci alleniamo e giochiamo sono gli 80 minuti di partita, non la vigilia. Però quando giochi hai anche meno tempo per pensare. Nel prepartitia invece le emozioni le senti tutte, una per una. Ed è forse il momento in cui anche fra noi ragazzi ci sentiamo più squadra. Poi durante la partita un po’ del nostro essere uno per tutti e tutti per uno a volte si perde. A proposito: la cosa che mi dispiace di più del mio giocare a calcio non è la sconfitta, ma è quando sento qualche mio compagno che fa il commentino acido nei confronti di un altro ragazzo della squadra che ha appena sbagliato un passaggio. Quei commentini anche se detti istintivamente e senza cattiveria fanno comunque male. Quando ne sento alcuni indirizzati a un mio compagno io sto male per lui e per la nostra squadra. Devo imparare a farla notare, questa cosa, ai miei amici a cui a volte scappa il commentino, invece che rimanere zitto, in modo da fare la mia parte per costruire un gruppo sempre più unito. E poi nel mio ruolo di terzino mi piace tanto la partita nella partita che ogni volta gioco contro il mio avversario diretto, ovvero l’ala destra dell’altra squadra. Il mio ruolo è fatto di marcature, di duelli fisici, ma soprattutto di sfide a tutta velocità sulla fascia. Quando trovo un avversario che sul lanciato è più veloce di me, me ne accorgo subito e non è una bella sensazione. Però è anche bello, oltre che faticoso, giocare contro un avversario forte: nelle difficoltà sei obbligato a dare il 100 per 100 e a inventartele tutte pur di tenere a bada l’attaccante avversario. A me piace limitare l’attaccante anche ribaltando i ruoli, cioè andando all’attacco io per primo, costringendo l’ala sulla difensiva. Il mio allenatore ultimamente mi chiede di essere un po’ più prudente, però per me fare tutta la fascia e andare al cross o addirittura al tiro è una felicità, e così a volte decido di avventurarmi. Tre anni fa andando all’attacco segnai addirittura una doppietta con la maglia del Soci nel derby contro il Pratovecchio: evento raro per un difensore come me; fra l’altro fui decisivo per la vittoria, nella mia partita finora più bella a livello personale.
Vesto la maglia del Bibbiena per il primo anno. La nostra degli Allievi B è una squadra che fino a pochi mesi fa non esisteva, perché l’anno scorso i pochi ragazzi del Bibbiena della mia età non bastavano per fare una squadra e quindi erano aggregati alla squadra dei più grandi. Siamo un gruppo nuovo, quindi, ma il Casentino è piccolo e così tramite la scuola e altri ritrovi abbiamo scoperto di conoscerci fra di noi già da prima di diventare compagni di squadra. In questo inizio di stagione siamo andati sulle montagne russe, vincendo le prime tre partite e perdendo le tre successive: ora piano piano dobbiamo ritrovare un equilibrio sperando di ricominciare presto a fare punti. Nel frattempo come squadra stiamo continuando a farci onore anche nel progetto della Figc “Non solo piedi buoni” dove oggi sono sceso anche io in campo. O meglio, sono sceso nel bosco. Già, perché Alessandro, un grande esperto di alberi del Parco delle Foreste del Casentino, ha fatto da guida a me e a un mio compagno di squadra portandoci in mezzo a cedri, castagni e abeti, e raccontandoci i segreti del grande polmone verde del nostro territorio. Alessandro cura gli alberi quasi come se fosse il loro dottore di famiglia. Ci ha insegnato a misurarne la salute con degli strumenti sia manuali sia elettronici che perforano il tronco con un foro sottile: e da quella strisciolina di legno portata via dal cuore del fusto le persone come Alessandro sanno risalire all’età degli alberi e al loro stato di salute. Abbiamo camminato per alcuni chilometri sopra un tappeto naturale di foglie che sembrava la pubblicità dell’autunno. Abbiamo visto tracce di cinghiali a caccia di vermi nel terreno, abbiamo trovato una radura nel bosco che (ci ha raccontato Alessandro) negli anni 60 era un campo sportivo dove si allenava la Fiorentina quando veniva in ritiro a Camaldoli. Abbiamo incrociato ciclisti solitari in mountain bike dentro il silenzio dei sentieri nel bosco, e abbiamo ascoltato tante storie di Alessandro sulla capacità meravigliosa della natura di autorigenerarsi e autoregolarsi. Alessandro ci ha fatto sentire orgogliosi di essere casentinesi, cioè custodi di una montagna così ricca di alberi da essere considerata un patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Alessandro ci ha fatto capire che in questo mondo così ferito dal cambiamento climatico causato dalla distruzione della natura, il nostro Parco è il segno di un rapporto rispettoso nei confronti della natura che noi esseri umani dobbiamo recuperare. E noi ragazzi casentinesi dobbiamo partire da qui, difendendo il Parco. Spero che questo gemellaggio fra il Parco e il Bibbiena vada avanti, e che la nostra società (giocatori, genitori, dirigenti) possa fare qualcosa di concreto e che duri nel tempo per prenderci cura del nostro tesoro naturale a un passo da casa.
by Tommaso Giani