Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Lorenzo Blotto.
sabato 16 novembre 2024
Mi chiamo Lorenzo, ho 17 anni e sono sia un pugile sia un centrocampista del Paperino. La passione per il calcio l’ho ereditata dal mio nonno, che era un collaboratore della dirigenza della Juventus nei primi anni 70, e anche dal mio babbo, tifosissimo del Prato e presente in curva insieme a me allo stadio Lungobisenzio quasi ogni domenica. La passione per il pugilato me l’ha trasmessa anche quella il mio babbo, che non boxava da giovane però è stato sempre uno spettatore assiduo degli incontri sul ring trasmessi in tv. Ho praticato i due sport contemporaneamente fin da bambino, e diverse volte mi è capitato di fare due allenamenti nello stesso pomeriggio: prima in palestra a fare pugilato, e poi al campo sportivo a giocare a calcio. Il pallone non l’ho mai abbandonato: ho cambiato tre squadre (Zenith, Grignano e ora Paperino) ma senza fermarmi nemmeno per una stagione, covid a parte. Il pugilato invece è stata una passione un po’ più altalenante. Avevo iniziato ad allenarmi in palestra a 10 anni, e mi divertivo tanto. A rallentarmi, nel mio amore per il pugilato, non sono state tanto le botte prese (quelle sono ordinaria amministrazione) quanto l’impossibilità di partecipare a incontri ufficiali fino all’età di 16 anni. Non ho avuto la pazienza di aspettare e di continuare ad allenarmi, vedendo l’obiettivo del ring e dell’incontro vero troppo lontano nel tempo. In realtà ora che i 16 anni li ho finalmente compiuti ho scelto di riavvicinarmi alla palestra, al saccone, al paradenti, al caschetto, ai guantoni, ai salti con la corda e agli allenamenti con i miei compagni e con le mie compagne di pugilato. Il calcio e il pugilato sono veramente due sport non paragonabili fra loro. Però dentro di me sono legati, perché li sento tutti e due importanti per il mio equilibrio e per la mia serenità. Quando non facevo pugilato, in campo sentivo di essere un po’ troppo esuberante, troppo falloso e a volte rissoso, pur senza mai combinare niente di grave. Ora invece sento che attraverso il pugilato posso canalizzare i miei momenti di rabbia e di esuberanza in modo sano. E poi il pugilato aiuta tanto, anche se visto da fuori vi sembrerà strano, a mettere davanti a tutto il rispetto per l’avversario. Al termine degli incontri i pugili si abbracciano, perché durante il match non si sono colpiti per farsi male ma solo per fare punto e seguendo regole precise. Mi sono reso conto, ultimamente, che da quando ho ripreso ad allenarmi come pugile mi viene più facile durante i 90 minuti dare la mano a un avversario rimasto a terra o congratularmi con lui a fine partita.
La mia squadra del Paperino quest’anno sta facendo tantissima fatica in campionato: le abbiamo perse tutte, e quasi tutte di goleada. Sarà una bella sfida rimanere uniti nonostante questi risultati avversi: puntare a migliorarci pur senza fare i punti che vorremmo, continuare a divertirci durante la settimana negli allenamenti e cercare tutti i lati positivi di questa annata al di là dei risultati e della classifica. Uno dei lati positivi extracampionato, a proposito, è che stiamo facendo dei bei risultati nel progetto educativo della Figc “Non solo piedi buoni” a cui il Paperino sta partecipando proprio con la nostra squadra giovanile. La Federazione ci ha proposto di dare vita a una scuola calcio gratuita per i bambini del quartiere San Paolo, in una delle zone di Prato a più alta concentrazione di immigrati di origine cinese. Ogni lunedì pomeriggio tre di noi si fanno trovare al campino della parrocchia di via Donizetti per accogliere una decina di bambini delle scuole elementari e giocare a calcio insieme a loro, mentre Marzia, una maestra in pensione della parrocchia, è a loro disposizione per aiutare i bimbi con i compiti di scuola. Oggi a giocare con i bimbi del doposcuola ci sono andato io, insieme al mio compagno di squadra Mattia. E’ stato bello perché c’erano sì i bambini cinesi, circa la metà del totale; ma c’erano anche bambini italiani a giocare con loro e con noi. Io avevo già avuto una esperienza di animatore di bambini qualche mese fa nel centro estivo del mio quartiere, Grignano. Quindi un po’ sapevo come muovermi. Io e il mio compagno di squadra Mattia non ci siamo limitati a dire ai bambini cosa fare, ma abbiamo giocato a calcio con loro, e anche nella partitella eravamo a fargli assist e dribbling divertendoci insieme con una bella sudata collettiva. E’ proprio bello vedere questi bimbi cinesi che giocano a calcio insieme a noi e agli altri bimbi. Io che sono di Prato lo so bene che si tratta di una rarità assoluta. Mai avuto un compagno di squadra cinese, e solo una volta in centinaia di partite ne ho trovato uno fra gli avversari. Questo perché in pochi fra dirigenti e allenatori si prendono la briga di invitare i loro genitori andandoli a cercare, come invece abbiamo provato a fare noi ai cancelli delle scuole elementari. Uno di questi bimbi cinesi, Matteo, sabato è venuto perfino a fare il tifo per noi alla partita del Paperino. La nostra speranza è che questi pochi bambini che ci stiamo coccolando nei lunedì pomeriggio del doposcuola in parrocchia non perdano la passione per il calcio, e che il prossimo anno alcuni di loro facciano domanda per iscriversi nei pulcini del Paperino. Ho incrociato tanti compagni di scuola cinesi fra le elementari e le superiori, e alle superiori quasi tutti loro si sono ritirati, chiusi nel loro mondo e troppo indietro con l’italiano pur essendo nati qui. Questa nostra scuola calcio è un modo per avvicinare questi bimbi cinesi ai bimbi italiani provando ad arrivare dove la scuola non arriva: per aiutare i bimbi a praticare sempre di più la nostra lingua e il nostro sport più popolare, e diventare sempre più italiani senza smettere di essere cinesi.
by Tommaso Giani