Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Pietro Pescatori.
mercoledì 13 novembre 2024
Mi chiamo Pietro e sono un difensore centrale della squadra Allievi under 17 della Sales. Ho cominciato a giocare nella Sales quando ero piccolino e non ho mai fatto una sola partita con la maglia di una squadra diversa. I miei genitori mi iscrissero alla Sales perché era una delle società di calcio di Firenze più vicine a casa nostra. E anche perché ne avevano sentito parlare bene. Nei miei primi anni eravamo una delle squadre più forti della città. Ci toglievamo tante soddisfazioni, sempre nella parte alta della classifica e con un sacco di vittorie esaltanti. Io fra le tante ricordo il 6-4 contro la Cattolica Virtus, nel nostro primo campionato nel campo a 11. Un punteggio con così tanti gol per un difensore non dovrebbe corrispondere a una giornata favolosa, a dir la verità: ma la squadra nel suo insieme quel giorno giocò comunque benissimo, e in campo c’ero anche io… La mia carta di identità calcistica? Difensore centrale che vive per l’anticipo in tackle pulito sul pallone come l’attaccante vive per il gol, difensore a cui piace anche impostare l’azione quando il pressing degli avversari non è troppo feroce, difensore che sente la responsabilità, che sa che quando si sbaglia dietro costa caro, cioè all’attaccante avversario si spiana la strada verso la porta. Negli ultimi tre anni tanti dei miei compagni di squadra dei tempi dell’infanzia hanno lasciato la Sales, dopo essere stati chiamati da altre squadre di Firenze. Io invece non me ne sono andato. A dire la verità non sono nemmeno mai stato messo in tentazione, perché (a differenza di altri miei compagni) di chiamate da altre squadre io non ne ho ricevute. Però avrei comunque potuto benissimo cambiare. Non l’ho fatto perché la Sales è casa mia. Negli ultimi due anni stiamo facendo molta fatica a livello di risultati, sempre in fondo alla classifica. Io sono diventato capitano, e sento la responsabilità di tenere unito il gruppo, di convincere i miei compagni che vale comunque la pena restare qui, e che anche noi possiamo fare partite buone. Domenica scorsa finalmente abbiamo fatto il primo punto in classifica, anche se è stato un punto un po’ velato di amarezza perché vincevamo 2-0 e siamo stati rimontati fino al 2-2 finale. Ora il prossimo obiettivo è centrare (dopo il primo punto) la prima vittoria, da dedicare ovviamente al nostro portiere Martino che da un mese è ricoverato all’ospedale Meyer per affrontare un difficile percorso di cura, e che noi cerchiamo di sostenere a distanza con tutta la nostra amicizia, in attesa di riabbracciarlo presto al campo della Sales diventato in questi giorni più bello che mai, con il nuovo manto in erba sintetica.
Sono contento di essere nella Sales anche perché la nostra società oltre a insegnarci il calcio cerca di insegnarci anche i valori che sono più importanti nella vita. Ne ho avuto la conferma proprio oggi, partecipando con due miei compagni di squadra al progetto della Figc “Non solo piedi buoni”, che ogni martedì pomeriggio fa incontrare alcuni ragazzi della nostra squadra Allievi con gli ospiti dell’Albergo Popolare di Firenze per persone senza casa. Insieme all’educatore Tommaso abbiamo conosciuto Mario, uno degli ospiti dell’Albergo, che ci ha raccontato la sua storia. Una storia piena di avventure e disavventure: da giovane ebbe tanti anni di gloria come dj nelle discoteche di mezza Italia; ma fece anche tanti errori, per esempio uno stile di vita troppo spendaccione che, come ci ha raccontato lo stesso Mario, ha rovinato la storia d’amore fra lui e sua moglie, diventati entrambi troppo attaccati alle spese di lusso. Quando, dopo la nascita dei suoi primi due figli, Mario ha scelto di cambiare lavoro per stare più vicino alla famiglia, le entrate economiche rispetto al lavoro precedente come dj sono diminuite e i litigi con la moglie sono aumentati sempre di più fino alla separazione. Sempre per l’incapacità di gestire i suoi soldi in un quadro economico e familiare sempre più difficile, con la mamma malata di Alzheimer per tanti anni e ricoverata in una casa di cura, Mario ha deciso a malincuore di vendere la casa e di andare a vivere in affitto. In un quadro economico sempre più difficile, Mario si è ritrovato a non potersi più permettere di pagare centinaia di euro al mese per vivere in un appartamento, e da lì all’Albergo Popolare la strada è stata quasi obbligata. “Un anno e mezzo fa, la mia prima sera qui dentro, per me fu una sofferenza atroce. Mi sentivo a disagio a dormire in camera con altri uomini che non conoscevo e che parlavano lingue incomprensibili", ci ha raccontato senza nasconderci niente. “Poi però, piano piano, mi sono ambientato. Ho fatto qualche amicizia, ho iniziato a dare fiducia agli educatori, e ho capito che in questo posto (pur essendo un posto di emergenza) non si perde la dignità”. Mario ci ha raccontato le sue giornate di oggi, come volontario per smontare i mobili nelle case di Firenze di chi vuole regalare alla Caritas la cucina o l’armadio vecchio, per poi trasportare gli stessi mobili smontati in un deposito da dove verranno regalati a persone che pur avendo una casa non possono permettersi di andare all’Ikea. Ho ammirato Mario per il coraggio e la sincerità che ha avuto nel raccontarci la sua vita. Spero che noi ragazzi della Sales siamo stati altrettanto bravi ad ascoltarlo, con rispetto, attenzione e affetto. Alla fine dell’incontro Mario mi sembrava molto contento di aver condiviso la sua storia con noi. Anche io sono contento di aver conosciuto lui e l’Albergo Popolare: un posto a cui non si augura a nessuno di andare a vivere, eppure un posto bello di Firenze, un posto che purtroppo non basta ad accogliere tutti quelli che ne avrebbero bisogno, perché i posti letto sono 230, ma le persone di Firenze senza casa sono molte di più. Un posto bello, nonostante tutti i casini che accoglie: perché qui anche chi resta senza niente può trovare un tetto, un piatto caldo e qualcuno che lo ascolta, e che lo aiuta a ricominciare. Il cuore di Firenze è in posti come questo. Noi della Sales siamo contenti di averlo trovato, e di fare la nostra parte per renderlo ancora più bello.
by Tommaso Giani