Bolzano

A ruota libera con il Responsabile Tecnico del CFT di Egna, Massimo Mapelli

venerdì 4 novembre 2022

A ruota libera con il Responsabile Tecnico del CFT di Egna, Massimo Mapelli

Da un mese esatto è nuovamente attivo il Centro Federale Territoriale di Egna, del Comitato Figc della provincia di Bolzano. Alla conduzione tecnica del Cft altoatesino si è insediato l’attuale Responsabile Tecnico Regionale della Lombardia, Massimo Mapelli (nella foto con il coordinatore Roberto Cortese, ndr). Una figura di assoluto prestigio se consideriamo solamente il bacino di utenti di quella regione.

Mapelli, 50 anni, è nato e cresciuto a Sesto San Giovanni, il comune più importante della città di Milano, dove risiede attualmente. Ha conseguito la laurea all’Isef ed il patentino da Allenatore Uefa A (oltre la specializzazione di Match Analyst) e vanta una carriera quasi trentennale come tecnico, iniziata nel 1993 come istruttore della Scuola Calcio dell’Ac Muggiò. Il suo ingresso nell’albo tecnico della Federazione Italiana Gioco Calcio risale alla stagione 2019-2020 quando venne incaricato di rivestire il ruolo di Responsabile Tecnico al Cft di Verano Brianza.

Per sua stessa ammissione, è un grande appassionato di running e di viaggi. Ma la passione più grande e genuina la prova naturalmente per il gioco del calcio. Che cerca, diremmo quotidianamente, di trasmettere anche a tutti i giovanissimi che partecipano ai suoi allenamenti.

Lo abbiamo avvicinato durante una delle ultime sedute sul campo sintetico di Egna.

E ne è uscita un’intervista “a cuore aperto”, che vi proponiamo.

Signor Mapelli, Lei viene da una realtà molto importante, da un mondo che a noi sembra in realtà assai lontano. Quando ha intrapreso la prima volta la strada per venire in Alto Adige quale sentimento è prevalso in Lei? Curiosità oppure il dubbio dell’incognita? 

“Ogni volta che faccio un viaggio per Evolution Programme, il sentimento che prevale è la felicità di poter dedicare il mio tempo ad una lavoro che ho sognato fin da ragazzo. In direzione Egna, c'era la curiosità di conoscere persone di una provincia con la quale non ho collaborato spesso nelle mie precedenti esperienze”.

Nel suo ruolo è più importante prediligere la qualità o la quantità dei suoi collaboratori?

“Sicuramente la qualità, per chi opera a stretto contatto con i giovani, deve avere sicuramente qualità, che non si riferiscono solo strettamente alle competenze ma si riferiscono anche al modo di essere, all'empatia che si deve creare con i propri giovani atleti”.

La sua opinione sullo staff del CFT di Egna. E sulle nostre Ast. Ha in serbo un progetto per migliorarli? Oppure è soddisfatto così come sono?

“Lo staff del CFT di Egna, ha avuto un notevole percorso di crescita, nei primi cinque lunedì di ottobre, vi è stato un continuo miglioramento da parte di tutti. Il progetto del quale facciamo parte come dice il nome (Evolution Programme) è in continua evoluzione per tanto sono convinto che restando in linea con le indicazioni dello staff nazionale, possiamo sicuramente portare qualche progetto diverso da quelli che si sono visti fino adesso”.

Ha avuto a disposizione poche settimane per farsi un’idea più netta e precisa della nostra realtà provinciale. Ora, ha già dei parametri per metterla a confronto con quelle lombarde?

“In effetti sono passate poche settimane, per poter fare dei confronti, anche se una cosa è sembrata da subito evidente, in Lombardia le società vedono i CFT come un presidio del territorio, un punto dove poter formare i tecnici e dove poter dare ai giovani atleti la possibilità di poter fare allenamento in un contesto ancora, purtroppo, troppo diverso da quello dei loro club. Credo che qui si debba ancora scoprire questa grande opportunità”.

Quali sono i valori sui quali esorta i suoi tecnici a puntare maggiormente?

“L'umiltà, (per avere sempre la voglia di imparare qualcosa). E la responsabilità (la consapevolezza di essere delle figure di riferimento per i giovani ragazzi e ragazze)”.

E quali sono gli aspetti che convincono un tecnico sulla bontà e sulla capacità di un singolo giocatore? Passione, fisicità o talento?

“Sono più aspetti e tutti importanti allo stesso modo, alcuni sono tecnica, intelligenza calcistica, personalità, volontà, etica, velocità, questi sono alcuni degli aspetti più importanti”.

La realtà del calcio in provincia di Bolzano è nota. Sul territorio agiscono l’organo federale rappresentato dalla Figc e quello “autonomo” della Vss, che si rivolge alle società prettamente di lingua tedesca. Quale potrebbe essere la giusta alchimia perché i due gruppi trovino una intesa di massima e comincino a lavorare su basi univoche?

“Non conosco benissimo le dinamiche, io credo che si debba pensare di organizzare sempre attività che pensino allo sviluppo dei giovani atleti e che gli consentano di aumentare il numero di ore da dedicare alla pratica sportiva e potrebbe essere proprio questa la giusta alchimia per trovare un'intesa”.

Le società altoatesine vedono di buon occhio la presenza e la filosofia del Cft? Sono collaborative in questo senso?

“Pensavo di trovare una situazione peggiore, invece ho trovato una buona collaborazione, e spero che le società che hanno iniziato a collaborare si facciano portavoce della bontà del progetto con chi ancora non è venuto a trovarci. La metodologia che applichiamo nei CFT è "una metodologia", è sviluppata su degli studi che ci permettono di dire che è un'ottima metodologia, è ovvio che vorremmo che tutti i club, la mettessero in atto, fermo restando che non è l'unica metodologia esistente”.

Lo spettacolo della serie B oggi è fruibile in Alto Adige grazie al Suedtirol. Il suo modello potrebbe essere utile anche per migliorare la qualità del CFT altoatesino?

“Il risultato del Sudtirol è frutto di un lavoro programmato, penso che la collaborazione con club professionistici possa soltanto portare beneficio al nostro progetto”.

Nel 2022, viste le distrazioni fuorvianti legate all’utilizzo dei mezzi tecnologici, come si riesce a trasmettere valori morali e umani, una degna didattica dello sport, nella fattispecie il calcio, alle leve più giovani?

“Si deve assolutamente riuscire, il nostro progetto è basato su sette pilastri ed il primo pilastro per noi è "L'ETICA", tutti i nostri staff sono supportati da uno psicologo dello sport, che è una figura determinante per aiutare gli staff tecnici a trasmettere i valori morali e umani, per creare futuri cittadini”.

Per emergere è più importante il talento o la passione?

“Secondo me la passione, se hai talento e non hai passione difficilmente emergi, questo vale in tutti i campi”.

Le Nazionali Giovanili beneficiano senza dubbio del lavoro orchestrato in ogni CFT . Forse è una relazione che andrebbe intensificata o migliorata?

“Il progetto negli anni è cambiato e questa sinergia tra CLUB ITALIA ed i CFT, nelle ultime stagioni, si è intensificata, nelle nazionali giovanili femminili, c'è una stretta correlazione con i CFT e praticamente quasi tutte le ragazze convocate nel 2022, nelle nazionali giovanili femminili sono transitate dai CFT”.

Annosa diatriba del nostro calcio, i numeri dicono che gli organici sono ancora inflazionati di giocatori provenienti da scuole calcistiche straniere. A scapito dei talenti di casa nostra. La Figc in che modo può ribaltare questa tendenza?

“Io penso che i club di alto livello, la prima cosa che guardano non è la provenienza di un calciatore, ma la qualità, se sono piene di giocatori stranieri è perché li ritengono più forti dei ragazzi italiani; la tendenza la possiamo invertire noi tecnici di settore giovanile, nel cercare di creare giocatori pronti ad essere scelti in prime squadre”.

Per concludere, il suo principale auspicio per il futuro dei settori giovanili che lavorano nel calcio?

“Che lavorino effettivamente per il miglioramento e la crescita dei ragazzi e non per il semplice conseguimento del risultato immediato”.