Diario dal progetto Non solo piedi Buoni - interview con Diego Bigoni.
lunedì 9 dicembre 2024
Mi chiamo Diego, sono il terzino sinistro della squadra Juniores della Nuova Grosseto e sono uno dei pochissimi tifosi del Torino fra tutti gli studenti di Grosseto. E’ il mio babbo che mi ha trasmesso questa grande passione per i colori granata (che seguo spesso anche allo stadio Olimpico Grande Torino) e per il calcio in generale. Da bambino stravedevo per il tridente Belotti-Ljajic-Iago Falque, e nel frattempo iniziavo a giocare a calcio nella squadra del mio paese, Scansano, un borgo in collina famoso per il vino buono. Poi, all’età di 11 anni, lo Scansano si è sciolto. Io non volevo smettere di giocare a pallone, e così iniziai a cercare un’altra squadra: fu un amico scansanese come me a consigliarmi di seguirlo alla Nuova Grosseto, la squadra dove io gioco ancora oggi. Si trattò di un cambiamento non da poco: non solo e non tanto per il livello tecnico superiore della nuova squadra, ma anche per il fatto di vivere per la prima volta la dimensione della città. Oggi a Grosseto ci vado anche per frequentare la scuola superiore, ma quando mi ero appena trasferito alla Nuova Grosseto facevo ancora le medie a Scansano. E così la mia prima full immersion con la città è stata proprio grazie al calcio, e grazie anche ai sacrifici dei miei genitori e dei genitori del mio amico scansanese che in tutti questi anni ci hanno sempre portato e riportato tutte le volte in cui i mezzi pubblici non passavano agli orari che servivano a noi. All’inizio non è stato semplice: i ragazzini di città mi sembravano molto più sgamati di me, più abituati a muoversi nel casino. Io invece ero cresciuto in un borgo dove tutti si conoscevano e dove gli stessi “citti” si ritrovavano da tutte le parti (a scuola, al campo di calcio, a catechismo, alle feste di compleanno…). A Grosseto mi ha aiutato tanto ad ambientarmi il nuovo mister Andrea, che mi ha sostenuto molto soprattutto emotivamente, dandomi sicurezza, autostima e incoraggiandomi a giocare libero di testa, senza paura di sbagliare. In questi 6 anni alla Nuova abbiamo formato un gruppo di amici molto bello: abbiamo vissuto molte emozioni belle, sia nei campionati sia nei tornei di fine stagione, che per noi del calcio giovanile assomigliano un po’ a delle coppe europee. Nei tornei si respira il bello degli scontri a eliminazione diretta: si giocano tutti in una o due settimane, e la prospettiva di alzare un trofeo è concreta, si respira il bello di giocare una finale; io proprio in uno di questi tornei di primavera ho vissuto forse la mia emozione più bella da calciatore, vincendo la finale del terzo posto contro la Marsiliana nel trofeo Passalacqua, che da noi a Grosseto è un appuntamento clou. Ho vissuto anche un momento difficile, lo scorso anno, quando improvvisamente avevo perso la voglia di giocare: fu uno di quei periodi no che capitano durante l’adolescenza; mi ero incupito non solo in squadra ma anche a scuola, con gli amici… A tanti questo periodo no capitò subito dopo il covid, a me invece è capitato più di recente. Paradossalmente a farmi bene fu un infortunio, in una delle rare partite che giocai durante lo scorso inverno: il fatto di essere costretto a stare fuori in un momento fra l’altro molto positivo per la mia squadra, che poi andò a vincere il campionato, mi fece tornare la fame di calcio. Palestra, fisioterapia, grinta da leone: e quest’anno rieccomi a lottare più forte di prima. La nostra stagione da neo-promossi nel campionato regionale ci sta creando molte difficoltà: però lo sapevamo, e poi io voglio cercare l’aspetto positivo; queste sconfitte ci stanno facendo imparare tanto e ci spingono a dare ancora di più; ora che siamo scivolati all’ultimo posto possiamo solo migliorare, e io sono convinto che ci riusciremo. A darci forza in questo periodo è anche l’amicizia che grazie a un progetto della Figc stiamo facendo con le volontarie e le pazienti dell’associazione “La Farfalla”. E’ un’associazione che nella nostra città si occupa di cure palliative, sostegno psicologico e terapia del dolore per malati oncologici. Io questa associazione non la conoscevo minimamente fino a tre ore fa. Mi sono emozionato a sentire i racconti della presidente dell’associazione Loriana e delle due pazienti Rosalba e Sabrina. E’ stata, per me e per il mio compagno di squadra Nicolò, una grande lezione di altruismo. Loriana, Rosalba e Sabrina ci hanno fatto capire quanto bene ci si possa scambiare fra volontari e persone malate di cancro: chi offre incoraggiamento e ascolto, e chi ricambia con amicizia, affetto e racconti a cuore aperto. E sempre dai racconti di Rosalba e Sabrina ho imparato l’altruismo che si regalano a vicenda le pazienti oncologiche che passano da queste stanze. Da fuori verrebbe da pensare che chi ha una malattia grave abbia testa per pensare solo a se stesso, e invece le due persone che ho conosciuto oggi mi hanno raccontato di un sostegno concreto e bellissimo presente anche fra persone accomunate dalla stessa sfida di cura da affrontare. Mi ha riempito di gioia sapere che tutto questo sostegno anche da parte di infermieri, psicologi e medici professionisti sia per i pazienti completamente gratuito, grazie alle tantissime donazioni che i miei conterranei di Grosseto regalano ogni anno alla Farfalla. Mi ha colpito infine vedere come le volontarie della Farfalla siano tutte donne. Chissà perché la nostra categoria dei maschietti sia completamente assente. Forse è un tipo di volontariato, basato sull’ascolto e sulla sensibilità, che a noi uomini viene meno naturale. Ma intanto noi ragazzi della Nuova ci siamo affacciati su questo terreno, e stiamo dimostrando che è possibile andare in controtendenza. Chissà che qualcuno di noi dopo la maggiore età e anche dopo la fine del progetto della Figc non decida di restare a dare una mano alla Farfalla. Oggi ho capito che se succedesse sarebbe una cosa bella: per noi, per le persone malate, per Grosseto.
by Tommaso Giani