
Dalla padella al pallone: chef Lorieri ora cucina per l'Arezzo. "Alla mia famiglia dico grazie, con la mia squadra sono diventata grande"
Cresciuta nella Fiorentina, l'esterno toscano protagonista di FACES, la rubrica di FIGC Femminile che racconta le calciatrici dentro e fuori dal campo. "Mi diletto ai fornelli, magari un giorno farò un talent, ma il calcio resta l'impegno più importante. E l'infortunio mi ha resa forte"mercoledì 16 aprile 2025

Quando Sofia Lorieri parla della sua vita, la parola che pronuncia più spesso è "famiglia". Quella dove è nata, in cui ha imparato la cultura del lavoro e del sacrificio, tutte cose che poi ha riportato sul campo e nell'altra famiglia, quella dell'Arezzo, che l'ha accolta in uno dei momenti più difficili della sua vita. Lorieri è la protagonista di FACES, la rubrica di FIGC femminile che racconta le calciatrici di Serie A, Serie B femminile e Primavera, dentro e fuori dal campo.

"I miei genitori hanno sempre lavorato tanto - spiega - mamma alla CIGL, babbo nei ristoranti". Proprio il babbo (impossibile che una fiorentina lo chiami "papà"), le ha trasmesso l'amore per la cucina. "Ho sempre amato cucinare con lui, anche se per anni l'ho visto poco a casa. Per stare insieme io e mamma andavamo a trovarlo al lavoro. Una volta il 31 dicembre abbiamo passato la mezzanotte al ristorante pur di iniziare l'anno nuovo con lui. È un lavoro duro, ma che regala grandi soddisfazioni, come il calcio". Dopo avere iniziato con i maschi dell'Isolotto Sofia arriva nelle giovanili della Fiorentina. "Un sogno per me, che a Firenze sono nata. Quando mi hanno voluta a fare la preparazione con la prima squadra si era appena liberato il numero 3 di Alia Guagni, passata all'Atletico Madrid. Era sempre stato il mio numero ma mi sono detta che non ero all'altezza di prenderlo. Allora ho scelto il 33 e non l'ho lasciato più. Mi piace, è un numero che non passa inosservato, lo trovo 'ignorante', da trattore come me".

Ma l'avventura alla Fiorentina finisce nel peggiore dei modi: nel 2020 si rompe la caviglia, legamenti saltati e malleolo rotto "negli ultimi 5 minuti di allenamento", ci tiene a dire. Da lì l'intervento chirurgico e il lungo percorso riabilitativo. "Da subito ho iniziato a lavorare sodo per tornare. A pochi giorno dall'intervento sono andata con le stampelle a farmi tatuare un leone, che non è solo il mio segno zodiacale, ma il simbolo della forza necessaria per rinascere".
Quella rinascita arriva l'anno dopo, perché un po' a sorpresa arriva la chiamata dell'Arezzo: "Avevo ancora i ferri nella caviglia, proprio non me l'aspettavo. Per questo sarò sempre grata a questa società, che mi ha dato fiducia quando ero rotta e non sapevo se e come sarei rientrata". E invece Sofia è rientrata eccome, cambiando anche ruolo e diventando sempre più importante per l'Arezzo.

"Avevo sempre giocato terzino, ma la nostra allenatrice Ilaria Leoni ha deciso di avanzare la mia posizione. Ero perplessa, adesso invece non tornerei più indietro, mi diverto di più, sono migliorata tanto tecnicamente, io che nasco mancina pura ora faccio dei cross con il destro che stupiscono perfino me. Ammiro molto Lisa Boattin e Giusy Moraca, che secondo me è veramente di un'altra categoria. L'anno scorso quando era alla Lazio vincevano 3-0 e con un pallonetto prese una traversa clamorosa. Le dissi '"Giusy basta, per favore!'".
Quello che non è mai cambiato è l'amore per la cucina, sfruttato spesso anche dalle compagne di squadra. “Ho fatto viaggi in pullman per andare agli allenamenti portandomi dietro una padella enorme, perché la sera avrei dovuto cucinare per tutte. Adoro preparare soprattutto il pesce, la mia specialità sono le linguine alle vongole, ma studio tanto, guardo video e tutorial di cucina. Vorrei studiare davvero la cucina, non solo le tecniche ma proprio la storia delle preparazioni... adesso però non ho tempo, il calcio resta l'impegno più importante”.
Sofia è piena di passioni, tutte incatenate una all'altra, il calcio come la cucina e la cucina che si intreccia con la musica. “Mi piace averla sempre come sottofondo e ne ascolto di tutti i tipi. Sono appassionata di colonne sonore dei film di animazione, ma ho avuto anche il periodo Elvis Presley, che ho scoperto negli ultimi anni. Passo da Baglioni a Blanco senza problemi”.
E poi ci sono i gatti. Da qualche anno non ne ha uno suo e allora fotografa e accarezza tutti quelli che vede in giro. “Ho il telefono pieno di foto di gatti randagi... prima o poi prenderò una malattia – dice ridendo – ma non posso farne a meno”. L'unica malattia che ha di certo è quella per l'Arezzo, con cui vuole continuare a crescere e raggiungere traguardi importanti: “Sto benissimo qui, è una società seria che non ci fa mancare niente, tutti lavorano per un obiettivo comune. Non so cosa mi riserverà il futuro, a volte passano treni difficili da non prendere, ma per ora penso solo a fare bene con l'Arezzo. Poi chissà, un giorno potrei provare a partecipare a un talent di cucina, ma per quello eventualmente ci sarà tempo”.