Ventura: “Dobbiamo costruire due nazionali: una per andare al Mondiale, l’altra per il futuro”
lunedì 17 ottobre 2016
I giovani e la Nazionale del futuro, ma anche una qualificazione al Mondiale da conquistare e un cammino ricco di ostacoli sulla strada che porta a Russia 2018 in una fase di ricambio generazionale per il nostro calcio. Questi i temi affrontati dal Commissario Tecnico Gian Piero Ventura, ospite questa mattina di ‘Radio Anch’io Sport’ su Radio Uno: “Per la prima volta nelle qualificazioni mondiali – ha ribadito il Ct - si qualifica una sola squadra per girone e noi non siamo teste di serie, avendo la Spagna davanti. Dobbiamo sfruttare i giocatori che il campionato mette a disposizione, soprattutto i più giovani, ma quando hai tre giorni per allenare, non puoi fare una rivoluzione immediata o cambiamenti importanti. Conte, in 40 giorni, ha costruito una squadra per gli Europei e siamo ripartiti da lì, con qualche certezza, per poi cambiare strada facendo. Il dato anagrafico di alcuni giocatori ci spinge a modificare e mettere i più giovani nelle condizioni di poter dare un contributo importante, ma occorre del tempo e in Nazionale ce ne è poco. Fare tutto e subito èdifficile, ma ci sono i presupposti per farlo piano piano".
Inserire gradualmente i giovani all’interno del gruppo Azzurro: è questo l’obiettivo di Ventura, che ha ottenuto per il futuro la possibilità di avere a disposizione per qualche giorno i ragazzi più promettenti del nostro campionato. “Gli stage non sono per i Bonucci, i Barzagli e i Chiellini, che fanno già70 partite all'anno, ma per tutti quelli di 22-23 anni che sono di grande prospettiva e che, in attesa di far parte della Nazionale che mi auguro giocherà i Mondiali, devono fare un minimo di esperienza a Coverciano, devono sentirsi a casa e non pagare pegno quando saranno chiamati a vestire la maglia azzurra.Cominceremo a novembre e dobbiamo costruire due Nazionali: una che si qualifichi per il Mondiale e una che sia pronta quando i nazionali dovranno smettere per questioni anagrafiche".
I due successi in Israele e Macedonia e il pareggio in rimonta con la Spagna hanno dimostrato che la Nazionale non ha smarrito quel carattere mostrato all’Europeo francese. Merito anche di Ventura, che ha le spalle larghe e l’esperienza necessaria per reggere le pressioni che ricadono inevitabilmente su ogni Ct: “Qualcuno contesta che non ho mai vinto campionati, ma non ho mai allenato squadre fra quelle che lottano per lo scudetto. Con i miei collaboratori ho però ottenuto altri risultati in sintonia con gli obiettivi delle società dove ho lavorato, abbiamo lanciato decine e decine di giovani finiti in Nazionale e fatto guadagnare milioni e milioni di plusvalenze. Trent'anni di calcio non si cancellano. Le pressioni fanno parte della vita di ogni allenatore, il vero problema è il momento storico che l'Italia sta attraversando sul piano generazionale, con grandi giocatori che hanno finito e altri che stanno finendo e molti giovani che si stanno affacciando. E' un momento delicato che va gestito con raziocinio e serenità”.
Non mancano per fortuna i giovani di talento, da Donnarumma, che Ventura ha fatto esordire nell’amichevole dello scorso 1° settembre con la Francia (“se non ci fosse Buffon il posto lo avrebbe già preso, è un giocatore di grandissima prospettiva e assoluta qualità”) a Domenico Berardi, ancora alle prese con un infortunio che lo ha fermato dopo un ottimo avvio di stagione ("nel momento in cui, avendo un minimo di tempo, riusciremo a modificare il modo di giocatore, è evidente che tutti gli esterni saranno presi in considerazione").Il Ct torna anche sull’esclusione di Graziano Pellé: “E’ un ragazzo perbene, ma un minimo di riflessione deve farla altrimenti significherebbe autorizzare chiunque a non rispettare la maglia azzurra. Niente èprecluso per nessuno se il tempo dirà che merita”. E le porte sono aperte anche per Mario Balotelli, tornato ad esprimersi sui suoi livelli con la maglia del Nizza: “E' un giocatore dalle grandissime potenzialità e qualità, frenato da un modo di essere che non lo mette in condizione di esprimersi al meglio. Deve mettere le sue qualità a disposizione della squadra, è questo il grande passo che deve fare.