Uva sul ‘Report Calcio’: “In tre o quattro anni si vedranno i risultati delle riforme”
lunedì 18 maggio 2015
Una fotografia aggiornata sullo stato del calcio italiano, con i trend degli ultimi 5 anni, utile per programmare le strategie del prossimo futuro: ‘ReportCalcio 2015’, il rapporto annuale sul calcio italiano pubblicato dal 2011 dalla FIGC con la collaborazione di AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC (PricewaterhouseCoopers), ha offerto oggi molti spunti di riflessione a Coverciano.
Molto chiara la sintesi del Direttore Generale della FIGC Michele Uva: "Il calcio professionistico ha un fatturato in crescita nonostante la congiuntura economica non ancora positiva, una crescita stimata con un giro d'affari di 13 miliardi di euro, un aumento del 50% in 10 anni, che secondo Mediobanca propone il calcio tra prime dieci industrie in Italia facendone un grande veicolo economico e finanziario”. “L'indebitamento però – prosegue Uva - resta un grosso problema legato a una non contrazione dei costi anche se il trend va nella direzione giusta, c'è la mancanza di crescita dei ricavi, su cui si può lavorare”. Una situazione sulla quale, la FIGC è già intervenuta: “Abbiamo posto i primi paletti facendo delle riforme, dall’obbligatorietà del pareggio di bilancio, alle nuove norme sulle licenze nazionali e sull’acquisizione di società, tetto alle rose, i cui effetti si vedranno nel medio termine tra 3-4 anni". Il DG della Federcalcio si è poi soffermato sulla dimensione del calcio italiano, composto da 1.372.137 tesserati (1.073.286 sono calciatori, 240.996 dirigenti, 23.474 tecnici registrati e 34.381 arbitri), impegnati in media in oltre 1.600 partite al giorno ufficiali, sul numero delle partite delle 14 Rappresentative Nazionali, 171 nell’anno 2014 (in media quasi una ogni 2 giorni), sull’appeal della maglia azzurra e dei social network della FIGC, sulla forza del movimento giovanile e sul suo ruolo di integrazione sociale (oltre 53.000 calciatori stranieri tesserati per la FIGC, di cui il 70% relativi al Settore Giovanile e Scolastico), la crescita commerciale del nostro brand all’estero, come confermano i dati di PUMA (nel 2014 l’84% delle vendite nette di merchandising ufficiale sono state realizzate all’estero, in particolare gli Stati Uniti 22%) e la necessità di rinnovare gli stadi, sempre più vetusti e inospitali, pur ricordando come, grazie alla legge varata dal Governo Letta nel 2013 ci sia stata una prima inversione di tendenza, con gli esempi dello Juventus Stadium, del nuovo Friuli in costruzione a Udine e dei passi avanti di Roma e Fiorentina per i rispettivi nuovi stadi.
“I debiti aggregati – ha proseguito Uva - ancora sfiorano cifre molto alte rispetto al passato e l'indebitamento è un problema” anche se il benchmark internazionale ci conferma che siamo nella media dei grandi campionati europei. “Nella contrazione dei costi la tendenza è nella direzione giusta, la mancanza di crescita dei ricavi è quello che oggettivamente ci sta penalizzando”.
L'ex presidente del Consiglio Enrico Letta, intervenuto in rappresentanza di AREL, ha tracciato un’analisi del trend di questi 5 anni: “C’è un dato importante che emerge: questi ultimi 5 anni sono stati quelli della più violenta crisi economica e finanziaria del nostro paese dal dopoguerra ad oggi. Tutti i dati economici sono stati con il segno meno, mentre il mondo del calcio, con tutte le difficoltà del suo sistema, ha invece tenuto rispetto alla situazione di crisi generale del Paese. Questo però non ci deve fare cullare sugli allori: i problemi ci sono e li conosciamo: la sicurezza degli stadi e la violenza rimangono questioni importanti in tema di immagine. Un altro dato di preoccupazione è la crescita dell'indebitamento di molti club di Serie A e Serie B. La capacità di attrarre investimenti stranieri nel nostro calcio è uno degli obiettivi che deve crescere nei prossimi anni. Dobbiamo puntare non a come dividere la torta economica che già abbiamo, ma allargare la torta stessa e quindi la disponibilità economica che può attrarre il nostro sport. Il fatturato complessivo del nostro calcio, può aumentare sensibilmente in futuro”.
Emanuele Grasso, intervenuto per Pwc, ha invece svolto un’analisi dei principali dati economico – finanziari del sistema calcio italiano, mettendo in evidenza i 2,7 miliardi di euro di valore della produzione aggregato (+1,2%) e il fatto che il calcio professionistico italiano continua ad operare in perdita (317 milioni di euro nel 2013-14, in leggero peggioramento rispetto ai 311 del 2012-13). Molto approfondita anche l’analisi sui benefici economici derivanti dalla qualificazione alla Champions League (circa 50 milioni), rispetto alla Europa League (13 milioni), obiettivi in grado di determinare strategie profondamente diverse.