Uva: “Il calcio è stato, è e sarà il traino di tutto lo sport italiano”
lunedì 27 ottobre 2014
“Il calcio italiano, con i suoi 32 milioni di appassionati ed oltre un milione di tesserati, è un punto di riferimento sportivo, economico e sociale del Paese, che è stato in grado di finanziare per molti anni tutte le discipline. Con le risorse generate dal sistema attraverso il Totocalcio, che dal 1948 e fino al 2003 ha garantito circa 18 miliardi di euro allo sport ed altrettanti all’erario, è stato possibile infatti contribuire alle 422 medaglie olimpiche conquistate in quegli anni ed alla costruzione dei centri di preparazione olimpica dove ancora oggi atleti di tutti gli sport si allenano”. Lo dichiara il direttore generale della FIGC Michele Uva, a proposito della ripartizione dei contributi CONI all’ordine del giorno della Giunta e del Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico in programma domani al Foro Italico.
“E’ difficile pianificare l’attività – aggiunge Uva - se ogni anno si arriva a novembre per conoscere la reale consistenza delle risorse, e lo è ancora di più se si considera che la stagione sportiva è iniziata dall’1 luglio. In tal senso, eventuali tagli sono difficili da effettuare se non intervenendo sulla riduzione delle attività e dei servizi previsti nel Settore Giovanile e Scolastico, negli organi della giustizia sportiva e di controllo e nel settore arbitrale, che tra l’altro permette lo svolgimento delle oltre 700.00 partite disputate ogni anno a tutti i livelli. In questo quadro, inoltre, va ricordato che la FIGC è impegnata a preservare le spese per le tre squadre con prospettiva olimpica (Under 21, Under 20 e Femminile)”.
“Voglio infine ricordare – conclude il direttore generale della FIGC – che negli ultimi 10 anni il contributo CONI destinato alla FIGC si è già ridotto in maniera considerevole, tanto che solo 2 anni fa abbiamo subìto un taglio di oltre 20 milioni, nonostante in questo stesso periodo il contributo fiscale e previdenziale dei club professionisti sia arrivato ad oltre un miliardo di euro l’anno. Riguardo ai contributi previsti negli altri Paesi per le Federazioni calcistiche, faccio notare infine come in alcuni casi siano previste percentuali dirette sui proventi delle scommesse e in altri finanziamenti consistenti su progetti sportivi e sociali specifici. In Italia, invece, nel 2003 lo sport ha scelto in maniera scellerata di rinunciare a restare legato alle risorse provenienti dalle scommesse, consegnando di fatto il nostro prodotto nelle mani di qualcun altro”.