La Figc e Unar scendono in campo per dire no al razzismo
lunedì 18 marzo 2013
Il calcio italiano scende in campo contro il razzismo. Domani a Coverciano i calciatori della Nazionale incontreranno un gruppo di ragazzi stranieri, immigrati, di seconda generazione che militano in formazioni dilettantistiche e amatoriali. Si tratta di ragazzi con storie particolari. Alcuni sono rifugiati politici o richiedenti asilo, altri sono ragazzi immigrati o figli di immigrati nati e cresciuti in Italia dove studiano, lavorano e nel tempo libero giocano a calcio.
L’iniziativa è promossa da Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale) e Figc in collaborazione con Uisp e Rete Fare nell’ambito della IX edizione della Settimana di azione contro il razzismo.
E la Figc farà sentire la propria voce anche giovedì sera in occasione dell’amichevole con il Brasile: “Sarà portato in campo uno striscione contro il razzismo – ha annunciato il direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini a Radio Anch'Io Sport - Abbiamo invitato anche Kevin-Prince Boateng che sarà ospite delle Nazioni Unite e poi sarà alla partita di prestigio tra Italia e Brasile e scenderà in campo con le squadre portando lo striscione. Il giorno dopo si incontrerà con il presidente della Fifa Joseph Blatter".
Sono diverse le iniziative portare avanti dalla Federcalcio per combattere ogni forma di discriminazione: “Stiamo preparando un cortometraggio con la comunità ebraica dopo le visite ad Auschwitz e Birkenau - ha aggiunto Valentini – e stiamo realizzando anche uno spot della federazione contro il razzismo in cui abbiamo coinvolto sia Prandelli che alcuni giocatori".
Valentini ha anche ricordato che gli Azzurri andranno a Quarto nei prossimi mesi, quando la Nazionale andrà a giocare a Napoli: “Anche con Don Ciotti – ha sottolineato il Dg della Federcalcio - c'è un grande rapporto di stima e Prandelli è voluto andare personalmente alla manifestazione di Firenze. Abbiamo il dovere di parlare dei difetti del calcio, ma anche delle cose belle, tra cui le iniziative di solidarietà sociali ed impegno civile di giocatori, squadre e dirigenti".
Domani intanto sarà la volta dell’iniziativa organizzata insieme all’Unar: “Questa visita - ha sottolineato il Direttore dell’Unar Marco De Giorgi - testimonia come sul campo la società multietnica e il confronto fra culture diverse siano già una realtà incontrovertibile e questi ragazzi sono la dimostrazione di come il calcio giocato sia già uno sport senza frontiere. Per espellere il razzismo dagli stadi è importante dimostrare che lo sport serve ad unire le persone e soprattutto i più giovani nel solco di ideali e valori comuni”.
“Serve l’impegno di tutti per diffondere la cultura dell’accoglienza – ha spiegato Filippo Fossati, Presidente Uisp - attraverso la cittadinanza da accordare alle seconde generazioni dei nati in Italia e la possibilità di praticare sport a tutti i minori che risiedono nel nostro Paese”.
(Nella fotografia la visita della Nazionale ad Auschwitz avvenuta nell'estate 2012)