Commissione SLA della Figc, parla Sabatelli: “Fatta un’importante scoperta”
giovedì 25 luglio 2013
“Non è la svolta del secolo, ma con questa scoperta facciamo un importante passo in avanti nella ricerca sulla SLA. Per la prima volta abbiamo appurato che a provocare la malattia non è solo una proteina anomala, ma anche una proteina normale in eccesso”. Il professor Mario Sabatelli è uno dei membri della Commissione SLA della Figc, uno degli specialisti di fama mondiale che da circa 30 anni è impegnato nello studio della sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta come morbo di Lou Gehrig. Con il presidente della Commissione Paolo Zeppilli e i professori Chiò, Melazzini e Volpi, grazie anche al finanziamento della Federcalcio prosegue nell’individuazione delle cause della ‘Stronza’, come l’aveva ribattezzata Stefano Borgonovo, che con il suo straordinario coraggio ha permesso di far conoscere a tutti gli effetti devastanti di questa malattia.
Negli ultimi anni è stato dimostrato che le alterazioni genetiche rappresentano un fattore determinante di predisposizione allo sviluppo della SLA e la scoperta pubblicata lo scorso 11 luglio sulla rivista ‘Human Molecular Genetics’ conferma come la causa della malattia sia genetica: “Stabilendo che anche una proteina normale in eccesso può provocare la SLA- spiega Sabatelli - abbiamo scoperto un meccanismo nuovo. Cominciamo ad avere le tessere di un mosaico che prima non avevamo”.
La SLA è una patologia molto rara, con un’incidenza di 2-3 casi ogni 100mila individui all’anno. E’ principalmente sporadica, dato che le forme familiari costituiscono circa il 5% del totale: “E’ nella genetica tutta la spiegazione della SLA sporadica – sottolinea Sabatelli - anche se finora ce ne spieghiamo solo un 15%. La terapia non è disponibile e non la vediamo ancora all’orizzonte prossimo, ma quando si conoscono nuovi meccanismi si aprono opportunità per intervenire con i farmaci”.
Gli oltre 50 casi di SLA su 30mila calciatori presi in esame hanno portato a cercare una possibile correlazione tra il calcio e la malattia, un legame che con il passare degli anni sembra allontanarsi sempre di più: “La genetica ci sta dando delle risposte certe – conferma il professor Sabatelli – mentre tra la SLA e il calcio rimane solamente un dato statistico e peraltro si parla di numeri bassi. Nessuno può escludere un ruolo di concausa con la pratica sportiva e con il calcio, ma l’attività fisica potrebbe favorire l’insorgenza della malattia solo in chi è geneticamente predisposto”.
Lo scorso 27 giugno si è spento Stefano Borgonovo e se oggi tutti hanno imparato a conoscere questa terribile malattia lo si deve soprattutto a lui: “Il coraggio di esporre il proprio corpo ammalato al pubblico è stato grande – ammette Sabatelli - e la ricerca si è giovata tantissimo di questa visibilità, come in passato è avvenuto per Signorini e per Luca Coscioni”.
Per Stefano e la sua famiglia e per tutte le vittime e i malati di SLA, è fondamentale andare avanti con la ricerca: “Si scoprono sempre nuovi geni – spiega il professor Sabatelli - e si sta dimostrando che la SLA è una realtà molto complessa. La Figc ci ha aiutato tanto, questa malattia ha bisogno di ricerca ed è fondamentale che tutti, compresa la Federazione, continuino ad impegnarsi a trovare una terapia”.