Attualità

Collina difende gli arbitri: "Non è vero che in Italia si fischia troppo"

martedì 11 novembre 2008

Collina difende gli arbitri:

“Il nostro non è un Paese per muti, per gente paziente o per mosche, che hanno un sistema visivo a 360 gradi”: parafrasando il titolo di un recente film dei fratelli Coen, Pierluigi Collina difende la sua “squadra” di arbitri, replicando alle critiche, chiedendo fiducia nella crescita della categoria, sottolineando - senza demonizzarla - la capacità delle telecamere di scovare casi ed episodi che l'occhio umano può non vedere. E ammettendo anche errori che non vanno però catalogati come impreparazione o peggio sudditanza psicologica. “Non è vero, per esempio, che in Italia gli arbitri fischiano molto di più che in altri campionati, lo dicono i numeri che sono unici per tutti”: senza toni polemici, in uno spirito di confronto e di discussione aperta, Pierluigi Collina ha risposto a Carlo Ancelotti. Nel suo intervento a Coverciano, al Seminario per oltre 80 giornalisti sportivi organizzato da FIGC e USSI, il designatore arbitrale ha fornito le cifre: “La media attuale nel nostro campionato è di 35 falli a partita, con punte minime di 24 e 28, quindi molto vicina al calcio inglese; e comunque siamo scesi drasticamente dai 45-50 di qualche anno fa”. Al di là dei numeri, conta ovviamente l'atteggiamento dei calciatori, come si comportano sul campo, quanto il giusto agonismo viene sopraffatto da condotte violente o antisportive: “Non mi interessa tanto -dice Collina- quanti interventi arbitrali ci sono, ma la loro qualità. E vi assicuro che nessuno di noi va in campo con il contafischi”. In quasi due ore di dibattito con i giornalisti presenti, Collina ha parlato di tutti gli argomenti di attualità: fuorigioco e difficoltà di applicare una regola sempre più elastica; ruolo degli assistenti; simulazioni; aggiornamento e preparazione degli arbitri italiani che in una sola stagione partecipano a 23 stage di carattere tecnico per esaminare prestazioni ed errori con l'obiettivo di uniformare i giudizi e sbagliare sempre meno.