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Abete: “Puntiamo su riforme, stadi e valorizziamo i giovani"

lunedì 15 aprile 2013

Abete: “Puntiamo su riforme, stadi e valorizziamo i giovani

"Stadi, programmazione, vivai ed etica". Il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete non ha dubbi su quale siano le modalità per rilanciare il calcio italiano, un percorso che la Federazione ha intrapreso da tempo e che necessita della collaborazione di tutti.
"Gli stadi – ha ribadito il numero uno della Figc ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ - sono la prima priorità. Attraverso gli stadi si manifesta un gap competitivo di immagine e di qualità dei servizi offerti. Dobbiamo cercare di migliorare tante aree, la differenza la fa la cultura di riferimento, il modo di vivere la realtà sportiva e gli impianti sportivi. Sono
possibili dei miglioramenti in termini di contenimento dei costi, di programmazione nel medio periodo, di cultura di accettazione di percorsi che non hanno riscontri immediati. Come Figc, attraverso la Nazionale e la qualità del lavoro di Prandelli, del Club
Italia, di Albertini, siamo riusciti a mantenere una dimensione importante come competitività. La gestione dei club è complessa e diversa e bisogna cercare di fare un'operazione a medio periodo per recuperare competitività. Si può sperare di vincere ma non avere la pretesa di vincere ogni volta".
La questione del terzo extracomunitario chiesto dalla Lega di A non risolverebbe alcun problema, mentre è fondamentale puntare sempre di più sui vivai: “Nella stagione 2012/13 – ha sottolineato Abete - solo 10 club hanno utilizzato i due extracomunitari, 9 no e l'unica società che ne ha tesserati tre è stata il Pescara in quanto neopromossa. Inoltre, quando scorriamo i nomi dei giocatori acquistati all'estero, vediamo che gran parte di loro non sono in grado di fare la differenza a livello competitivo. Bisogna piuttosto aumentare la valorizzazione dei vivai nazionali, che darebbe linfa vitale alle nostre selezioni che stanno facendo bene. C'è l'opzione dei campionati under 21 o under 23 in capo alla Lega di A, quella delle squadre B nei campionati professionistici e anche l'opzione delle multiproprietà con alcuni imprenditori che hanno utilizzato e cercato di valorizzare molti giovani all'interno di altri club di cui detengono una partecipazione significativa. E' fondamentale che ci sia una cultura di valorizzazione dei giovani".
Anche la riduzione dei club di Serie A può rappresentare una strada percorribile, ma in questo momento le priorità sono altre: “Si possono fare delle riforme, ma non bisogna creare totem che non esistono, sarebbe un grave errore che ci allontanerebbe dalla soluzione dei problemi. Solo la Germania ha una serie A a 18 squadre, Spagna e Inghilterra ne hanno 20 come noi. Hanno meno club professionistici, ma abbiamo già fatto una riforma in questo senso che partirà dalla stagione 2014/15 e che porterà a una riduzione da 132 a 102 società. Possiamo pure passare da 102 a 82, ma questo non cambia nulla a livello di competitività internazionale, che passa invece dalla legge sugli stadi e dall'attrattività degli investimenti in Italia".
Intanto tiene banco la questione legata alla finale di Coppa Italia, dal possibile rinvio per via delle elezioni amministrative in programma a Roma ai problemi di ordine pubblico in caso di un nuovo derby tra le squadre romane: “Se ne sta occupando la Lega di Serie A, ma c'è il forte auspicio che la data venga confermata. Si è giocato un derby Milan-Inter nel giorno delle elezioni politiche – ha ricordato Abete - e, fermo restando che la parola finale spetta ai responsabili dell'ordine pubblico, non giocare perché c’è il primo turno delle comunali non sarebbe un successo del calcio italiano. Bisogna stare attenti sul versante dell'evento e della gestione dell'evento – ha aggiunto riferendosi anche a quanto accaduto per l'ultimo derby tra Roma e Lazio - ma non è una questione di giocare di sera o di pomeriggio, gli incidenti pre-derby sono accaduti in pieno giorno".