Attualità

Abete: “Comportamenti responsabili e rispetto della giustizia sportiva”

venerdì 24 agosto 2012

Abete: “Comportamenti responsabili e rispetto della giustizia sportiva”

L’ennesimo richiamo al rispetto della giustizia sportiva, all’assunzione di comportamenti più rispettosi da parte del ceto dirigente, alla responsabilità di chi rischia di alimentare tensioni; la conferma della fiducia nelle persone che fanno parte del sistema della giustizia sportiva del calcio italiano, inquadrata nel quadro generale di riferimento stabilito dal Coni e nel quadro internazionale sancito da IFAB, FIFA e UEFA.
Il Presidente della FIGC Giancarlo Abete sceglie l’incontro di oggi con gli arbitri di Serie A e B, a Coverciano, per ribadire la propria posizione riguardo le recenti polemiche successive ai processi sportivi sul calcio scommesse.
“Le riflessioni del Presidente Petrucci nella giornata di ieri sono perfettamente condivisibili. Si può migliorare tutto, però bisogna conoscere i fondamentali delle regole, altrimenti si corre il rischio di dire cose che non stanno né in cielo né in terra”. Per fare chiarezza, allora, Abete ha ricordato il lavoro della commissione del Coni, formata da magistrati di primissimo piano, insediata a novembre 2011, che nel gennaio 2012 ha assunto una serie di decisioni sul quadro della giustizia sportiva , “che vanno - ha ricordato il presidente federale - nella direzione dell’abbreviazione dei termini per l’esercizio dell’azione innanzi agli organi della giustizia sportiva, della riduzione dei termini e dei gradi di giudizio, degli effetti delle decisioni, della revisione del giudicato, dell’indipendenza dei giudici, con l’obbligo di istituzione, per le Federazioni dotate di un settore professionistico, della Commissione di Garanzia”. Da qui, l’invito a non distorcere il quadro normativo: “Quando si è coinvolti si rischia di scoprire la dimensione della giustizia a proprio uso e consumo. Il quadro normativo invece è un quadro di riferimento certo, con una dimensione diversa rispetto alla realtà della giustizia statuale, penale e civile. Non esiste una giustizia del calcio ma una giustizia dello sport italiano”. Anche perché, se si dovesse attendere l’esito del giudicato dei processi penali, “dovremmo aspettare ancora la sentenza di rito abbreviato di secondo grado del processo di Napoli”.
Chiarito il quadro normativo, Abete ha voluto esprimere la massima fiducia “nei confronti degli organi di giustizia sportiva: il codice ricorda che i giudici operano in piena indipendenza, autonomia, terzietà e riservatezza”. “Tutti possono criticare le decisioni della giustizia sportiva – ha ammesso - purché ne riconoscano la funzione, che non è appiattita sugli interessi, e l’autonomia nei confronti dei soggetti politici. Chi accomuna i soggetti politici e quelli della giustizia manca di un fondamentale: perché in un sistema, anche quello sportivo, la separazione dei poteri è garanzia di democrazia”. Per questo, “Palazzi, Artico e Mastrandrea saranno le persone che, se validate dalla Commissione di Garanzia istituita presso la Federazione, saranno proposte al Consiglio Federale per la guida della Procura federale, della Commissione disciplinare e della Corte di Giustizia Federale anche per il prossimo quadriennio”.
Ammettendo lo spazio per piccoli miglioramenti della giustizia (“chi pensa che non ha margini di miglioramento deve dichiarare concluso il suo percorso e lasciare il testimone ad altri”), Abete ha poi ammonito che “il livello comportamentale delle persone che fanno parte del mondo del calcio può avere un margine di miglioramento del 300%”. “Assistiamo – ha spiegato al riguardo il presidente federale - a fenomeni di faziosità e a tentativi di alimentazione di tensioni che rimangono nella responsabilità di chi porta avanti queste logiche. Noi non accetteremo mai questa dimensione, siamo sereni. Noi rispettiamo le regole ed eviteremo di finire nel tritacarne di chi alimenta le tensioni”.
In chiusura, l’invito alle diverse componenti del calcio italiano a collaborare per il miglioramento del sistema: “Abbiamo necessità di un ceto dirigente che proponga, che si metta al tavolo, che tenga conto del quadro generale e sia in grado di migliorare il mondo del calcio, che non è proprietà di pochi. Chiunque entra in Figc entra con la stessa dignità e lo stesso ruolo: tecnici, giocatori, arbitri, dilettanti e giovani, club di A, B e Lega Pro”. Citando Einstein (“Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”), Abete ha poi ribadito che “gli interessi economici sono fondamentali ma non possono mai  costituire una modalità per bypassare ruoli e responsabilità dei soggetti istituzionali”.