Attualità

Abete: “Capisco l’amarezza di Monti, ma fermare il calcio non è la soluzione”

martedì 29 maggio 2012

Abete: “Capisco l’amarezza di Monti, ma fermare il calcio non è la soluzione”

"Sono perfettamente d'accordo: nessuno sconto per chi ha barato, ma fermare i campionati significherebbe mortificare tutto il calcio, penalizzare chi opera onestamente,la gran parte del nostro sistema, e perdere migliaia di posti di lavoro. Non è la soluzione''.

Il presidente della Figc Giancarlo Abete ha risposto così al presidente del Consiglio Mario Monti che, in occasione di una conferenza congiunta con il premier polacco Donald Tusk, aveva commentato gli ultimi sviluppi dello scandalo delle scommesse sottolineando il ‘continuo malcostume’ nel mondo del calcio e chiedendosi se fosse il caso di sospendere i campionati per due o tre anni.

'Capisco e condivido l'amarezza del presidente Monti – ha dichiarato Abete - del quale rispetto il ruolo in un momento delicato del Paese e la riconosciuta statura personale. E' l'amarezza di fronte alla perdita di valori. Dallo stesso Monti e a livelli istituzionali più autorevoli è stato però sottolineato a proposito della politica la necessità di ritrovare la fiducia dei cittadini e di evitare demonizzazioni. L'economia, la finanza, la società civile affrontano una crisi di valori: il calcio non fa, non vuole fare il discorso 'così fan tutti'. Il calcio è nella società civile, e non è peggio della società. Non è meglio, ma non è neanche peggio. In un momento così delicato per il nostro Paese bisogna evitare il rischio di generalizzazioni e demonizzazioni. Quella del Calcioscommesse – ha argomentato il presidente della Federcalcio - è una pagina bruttissima del nostro calcio, in cui decine di persone sono accusate di comportamenti indegni che vanno sanzionati a tutti i livelli, ferma restando la presunzione di innocenza e lo stato di diritto. Ci sono negatività  cui vanno trovati correttivi, E ci sono molte positività. Il  calcio italiano è fatto di un milione e 400 mila tesserati, di oltre 700 mila partite l'anno, di migliaia di professionisti onesti: per rispetto a loro, va evitato il rischio di generalizzare''

Monti aveva anche dichiarato di trovare inammissibile l’utilizzo di soldi pubblici per ripianare i debiti delle società di calcio.

“Il calcio professionistico – ha precisato Abete - non riceve un euro di fondi pubblici. E' finanziato da risorse private e introiti commerciali.  Bisogna stare attenti a non ingenerare equivoci. Al di là dell'indotto del settore, il nostro report economico 2011 dice che il solo settore professionistico versa alle casse dell'Erario un miliardo e cento milioni di euro in un anno. Ci sono poi – ha concluso il presidente della Figc - 64 milioni di contributi corrisposti dal Coni alla Federcalcio: come certificano i nostri bilanci, sono impiegati esclusivamente per l'attività del calcio dilettantistico, per quella del settore
giovanile e scolastico, per le nazionali giovanili, per il funzionamento della giustizia sportiva, per il mondo arbitrale che ogni anno in tutti i campionati garantisce la disputa di 700mila partite''.