Attualità

A Bergamo commozione e migliaia di persone per l’ultimo saluto a Morosini

giovedì 19 aprile 2012

A Bergamo commozione e migliaia di persone per l’ultimo saluto a Morosini

Un susseguirsi di emozioni per le migliaia di persone che hanno partecipato, a Bergamo, al funerale di Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto in campo sabato scorso. Gente comune e addetti ai lavori, presidenti, tecnici, giocatori, ci sono proprio tutti per l’ultimo saluto nella parrocchia “San Gregorio Barbarigo” di Monterosso, quartiere periferico dov'era nato e risiedeva il giocatore. I cori dei tifosi, le canzoni di Ligabue, le lacrime e le parole di don Luciano Manenti durante l’omelia: “Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te e dalla tua bellissima vita in mezzo a noi, per la quale siamo qui a dirti grazie e per la quale siamo qui a dire grazie. Saresti tu il primo a dirci che questo grazie va girato alla gente che ti ha cresciuto, alla tua mamma, al tuo papà, a Franci e a Maria Carla, senza di loro tu non saresti tu e noi oggi non saremmo noi. Tu non sei venuto dal niente, tu non sei un prodigio strano, che non si possa cogliere o capire e che non si possa ancora riprodurre nella nostra storia e nella storia dell'umanità, tu sei venuto dalla terra e noi siamo uomini di terra. Sei venuto da una terra semplice dove la santità non è l'eccezionale, ma è il normale, perchè la fede è una roba da uomini normali”.
Tutti stretti attorno a Piermario. Per la Figc il presidente Abete, il vice presidente e presidente della Lega Pro Macalli, il vice presidente Albertini, il direttore generale Valentini, il segretario Di Sebastiano, il ct Prandelli, il tecnico dell'Under 21 Ferrara; per la Lega Calcio il presidente della A Beretta e quello della Lega di B Abodi, quindi il presidente dell’Aic Tommasi, le squadre del Livorno e dell’Atalanta al completo, e rappresentanti di tutti gli altri club.
Servono progetti, rigore e comportamenti all'altezza dei valori che il calcio rappresenta. E' il senso dell'appello lanciato, al termine delle esequie, dal presidente della Figc, Giancarlo Abete. “Da domani si riparte – ha dichiarato - perchè il calcio è vita, rappresenta la dimensione in cui Morosini ha trovato gioia nelle tante sofferenze della vita. La dialettica può essere stressata dalla competitività e dai risultati, ma i comportamenti devono essere all'altezza dei valori che il calcio rappresenta. Credo - ha continuato – che fermare il campionato per la tragedia di Morosini abbia dato l'opportunità al pubblico e agli addetti ai lavori di capire cosa può fare di positivo il calcio: la priorità deve essere sempre il rispetto delle regole, se si ritiene di cambiarle si prova a modificarle, ma finchè esistono vanno rispettate”.
Interpellato dai giornalisti, Abete è tornato anche sull’argomento defibrillatori sottolineando che “bisogna aumentare i defibrillatori a disposizione per rispondere alle esigenze immediate in campo. Il fatto di essere all'avanguardia non significa che la medicina sportiva italiana non possa migliorare, in Italia ci sono 71 mila squadre, bisogna pensare non solo ai professionisti, ma serve uno sforzo in più per l'immenso mondo dei dilettanti e delle giovanili”.
Accanto al presidente Abete, il ct Cesare Prandelli: “Grande rispetto per questo ragazzo – ha dichiarato - che ci insegna che tutte le difficoltà si possono affrontare e ha fatto il miracolo di unire tutte le bandiere che durante la settimana e a ogni partita di calcio sono una contro l'altra.  Di fronte a questa tragedia il calcio deve porsi degli interrogativi. Medicina sportiva e prevenzione in Italia sono all'avanguardia, ma si può migliorare”.