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L'Italia nel mondo: lettera di un tifoso da Seattle

domenica 15 giugno 2014

L'Italia nel mondo: lettera di un tifoso da Seattle
Cara Nazionale, Ti voglio raccontare come ieri la nostra piccola grande comunità di Seattle si è fermata solo per te. Per vederti trionfare al tuo magico esordio mondiale, battendo una grande Inghilterra, tanto amata da queste parti. Per noi italiani all’estero, il tuo azzurro è sempre il nostro biglietto da visita ovunque andiamo. Bisogna dirlo con orgoglio che siamo italiani, perchè non ci arrendiamo mai e di arte e cose belle ce ne intendiamo. La tua maglia è la nostra più grande fonte di onore che possiamo mai avere. In essa si racchiude tutto il meglio della nostra nazione, di cui componenti siamo costretti a rinunciare poichè non presenti nella nostra realtà locale. In questo grande paese del Nord America, dove non si fa altro che lavorare, abbiamo fatto l’impossibile per seguirti: lavorato di notte, offerto da mangiare ai nostri colleghi per cambiare il nostro turno e perfino messo a rischio il nostro posto di lavoro purchè di essere lì, davanti al televisore, a tifarti. Come al solito, ci è venuta la pelle d’oca a sentire i nostri idoli cantare a squarciagola le note poetiche dell’inno di Mameli. Note, queste, che ci hanno fatto perdere anche la nostra voce e attraverso le quali abbiamo fatto capire capire ai nostri concittadini quanta passione tu riesca a trasmettere. In questi tempi di mondiali, sei diventata ancora una volta la nostra vera unica compagna, a discapito di tutti i nostri altri rapporti sociali. Ci siamo preparati al tuo esordio con più determinazione dei giocatori stessi. Abbiamo appeso la bandiera tricolore alla finestra già con molto tempo in anticipo, quasi rischiando gli insulti pattriotici americani per la mancaza delle stelle e strisce e da coloro che semplicemente non capiscono l’importanza della tua storia. Abbiamo seguito a dettaglio ogni rito scaramantico tramandato dai nostri antenati, scioccamente convinti che ti abbiano aiutato a vincere. D’altronde anche Tardelli portava il santino sui parastinchi... La notte prima degli esami, di sonno ne abbiamo preso ben poco e la nostra testa riusciva soltanto a concentrarsi per fare i giusti calcoli di un eventuale arrivo in finale. Mentre ci preparevamo, ci siamo ritrovati, come sempre, a subire le solite prese in giro dagli stranieri, sempre pronti a minimizzare le tue glorie e successi, nonostante siano loro a guardarci dal basso in alto. Li capisco; in fondo deve essere proprio accecante dover vedere, ogni giorno, ben 4 stelle lassù... E sebbene tua sia stato pronto a zittirli in campo, la nostra passione ci ha dato sempre l’adrenalina giusta per difenderti, in qualsiasi circostanza e qualsiasi sede. Guai a chi ci tocca l’azzurro! E poi è arrivata la perfezione, mentre giocavi. Tra spaghettata ed espresso, la nostra piccola grande comunità si è ritrovata, ancora una volta, a soffrire e gioire insieme a te, diventando indubbiamente il gruppo di tifosi piu scatenato d’America, a prescindere da quale possa essere stato il risultato. Per tutto questo, cara Nazionale, sei unica. Tifarti non solo è un dovere, ma è anche il più grande privilegio della nostra vita! Magari un giorno, quando di italiani ne saremo di più, a Seattle riusciremo a seguirti dal maxischermo. Intanto però, non c’è alcun male a vederti alzare una coppa di fronte al televisore, proprio come otto anni fa. Avanti il prossimo! Riccardo Di Julio