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L'Italia nel mondo: Il cuore azzurro italovenezuelano

domenica 22 giugno 2014

Ogni quattro anni, all’interno di un immenso salone dipinto di azzurro, gli occhi di un’intera comunità vengono puntati tutti insieme su un solo maxischermo, circondato dalle tante bandiere tricolori appese ad ogni angolo ed accompagnato dagli insistenti cori da stadio che non smettono mai di essere cantati. Si parla non altro che del Centro Italiano Venezuelano di Caracas, sede principale e cuore storico della terza più grande comunità italiana in Sudamerica, dopo quelle di Argentina e Brasile. È proprio sotto questa semplice atsmofera sotto la quale questa collettività vive ogni partita della nazionale italiana di calcio, soprattutto durante il campionato del mondo. Gli italiani a Caracas sono tanti e di ogni generazione. Senza dubbio, ricoprono un ruolo importante all’interno della società fin dagli anni 40, quando in migliaia arrivarono al porto della Guaira in cerca di fortuna e di una vita migliore. Nei confronti del  resto della popolazione, però, sono da sempre considerati un po diversi dalla folla. Nulla di sbagliato, a dire il vero; anzi, non è una sorpresa che gli italiani, anche quelli nati all’estero, sono sempre persone speciali, caraterizzate dalla cultura e dalla passione. Ecco, la passione. Proprio quel sentimento di orgoglio che arriva alla sua massima espressione durante le manifestazioni sportive, con il solo grido di tifare, e di amare, la nazionale azzurra come nessuna altra cosa al mondo. Non c’è alcun dubbio sul fatto che, all’interno di quel benedetto salone, chiamato appropriatamente Italia, si vivano da sempre i migliori momenti di questa comunità, almeno a livello di emozioni. D’altronde, non è proprio un caso che abbia addirittura visto trionfare sia il gruppo di Bearzot in Spagna nel 1982 e quello di Lippi in Germania nel 2006. Un record che nessun stadio al mondo potrebbe mai eguagliare... Per i dirigenti del Centro, perciò, dare l’opportunità a migliaia di italiani in queste grandi occasioni di radunarsi per gioire e soffrire tutti insieme è motivo di grande fierezza, poichè sono proprio questi i momenti in cui chi vive lontano dalla madre patria riesce a provare e godere maggiormente del vero senso di italianità, cosa che non è per niente facile dall’altro lato del mondo, soprattutto per le generazioni più giovani. Durante le partite, per di più, diventano tutti, dal più grande al più piccolo, dei veri capo ultrà, pronti a cantare e sostenere i propri idoli dal primo all’ultimo minuto. Per loro, non è per niente importante il club di appartenenza dei giocatori o il risultato finale, ma soltanto amare la propria squadra. Tutto questo crea un’atmosfera che è veramente irrangiungibile, a tal punto che molti di loro perfino preferiscono vivere i mondiali in Venezuela invece che nell’Italia stessa. Come testimoniato da Laura Costa, figlia di italiani emigrati più di 30 anni fa a Caracas, che, anche dopo aver avuto la fortuna di vivere le notti magiche del 2006 in mezzo alla folla nella Piazza di Castello Sforzesco, non cambierebbe mai quel speciale senso di onore di essere una rappresentatrice all’estero del bel paese in momenti di gloria, soprattutto quando quando a farne le spese sono proprio le comunità rivali. Anche per Riccardo Russo, calabrese doc, le sensazioni sono le stesse. Per lui, che segue il calcio 365 giorni l’anno, l’emozione più grande è sempre quella di dover adeguatamente prepararsi alle partite, in un posto dove, comprensibilmente, si parla di ben altro. Questo vuol dire essere collegato ad ogni momento ai giornali sportivi web per seguire al meglio la squadra e poi provare come la tensione cresca man mano che si va avanti. L’unico obiettivo, poi, diventa quello di trovarsi ad esultare ed abbracciare il resto dei tifosi, amici e sconosciuti, come membri tutti di una grande famiglia. È semplicemente in tutto questo che si racchiude il cuore azzurro degli italovenezuelani, veri tifosi della nazionale. Per loro, come descritto dal giovane Gianluca Pinto, la squadra azzurra, grazie ai suoi tanti successi e miracoli storici, riesce non solo a trasmettere emozioni indescrivibili ma è anche una grande fonte di ispirazione nella vita di tutti i giorni, con la quale riescono a superare ogni grande ostacolo proprio come lo fanno i giocatori in campo. Perchè alla fine, si sa, non si puo essere italiani senza quel spirito di sofferenza e sacrificio alla quale siamo tutti abituati e che siamo pronti a viverlo di nuovo contro l’Uruguay...