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Josefa Idem, dalle medaglie olimpiche alla formazione degli istruttori SGS: “Necessario creare educatori qualificati”

L'ex campionessa del K1 dal 2018 collabora con il Settore Giovanile e Scolastico della FIGC: "Abbiamo l'obiettivo di creare, attorno ai giovani atleti, un ambiente positivo e stimolante"

mercoledì 15 novembre 2023

Josefa Idem, dalle medaglie olimpiche alla formazione degli istruttori SGS: “Necessario creare educatori qualificati”

Il Settore Giovanile e Scolastico della FIGC e Josefa Idem. Due mondi all’apparenza lontani, ma che trovano un punto di incontro nel 2018. Da cinque anni, infatti, la campionessa olimpica (nella sua ventennale carriera ha vinto 38 medaglie tra giochi olimpici, mondiali ed europei, partecipando a 8 Olimpiadi consecutive, record italiano pari merito con i fratelli D’Inzeo) collabora con la struttura federale che si occupa dello sviluppo del movimento, con una particolare attenzione alla formazione degli istruttori e all’area psicologica.

Coordinatrice della SGS Academy, il programma di formazione interno del Settore Giovanile, Idem è psicologa del lavoro e dello sport iscritta all’Albo. La sua passione per l’area psicologica nasce da lontano: “Ai miei tempi, quando ancora andavo a scuola, non era semplice conciliare sport e studio, anzi – racconta l’ex canoista -. Ho vissuto un periodo complicato in cui gli insegnanti erano tutto tranne che di supporto. Queste complicanze sono state una delle motivazioni che mi hanno spinto a lavorare con e per i giovani. Mi sono pertanto concentrata su chi deve essere al fianco degli atleti, per creare intorno a loro un ambiente positivo e stimolante, che possa generare di conseguenza le giuste motivazioni”.  

Formare istruttori, educare gli allenatori per farli ‘operare’ nel rispetto di quanto ci insegna la scienza. Idem guida infatti il team SGS Academy, la cui mission è la costruzione di un ambiente formativo, sicuro e professionale per la crescita dei giovani attraverso lo sport. Ma è stato un percorso di consapevolezza maturato nel tempo: “Nel mio vissuto da atleta, ho dovuto affrontare tantissimi ostacoli. Ricordo, quando ero giovane, un allenatore che metteva pressione e si impossessava della mia vita privata dicendomi cosa potevo fare o meno. E non fu facile liberarmi da quella dinamica: dovetti affrontare molte resistenze, mie in particolare. Pensavo di essere io l’errore”. Uscita fuori da questa dinamica, però “mi sono resa conto che si può solo imparare a prendere decisioni importanti. Molto di ciò che contribuisce alla nostra prestazione lo si può imparare. La determinazione, l’organizzazione, avere un mindset positivo. Già da atleta ho lavorato molto sulla mia forma mentis grazie al supporto di uno psicologo. Tutto quello che ho appreso in carriera ho capito che l’avrei voluto far mio, per sistematizzare e avere poi la capacità di trasferirlo”.  

Conclusa la straordinaria (termine quanto mai appropriato per un’atleta irripetibile) carriera, inizia un nuovo cammino, che porta alla laurea, alla specializzazione e alla nascita di questa nuova passione: “Da senatrice ho partecipato alla ‘riforma della buona scuola’ e rimasi stupita dal vedere quanto gli adulti piuttosto che su evidenze scientifiche si basino su opinioni e ideologie, peraltro tra loro contrastanti, per legiferare sui contesti educativi e di crescita dei giovani. Da quel momento mi sono appassionata allo sport giovanile e ho chiesto alla Federazione se potessi essere utile in qualche modo. È lì che è nata la nostra collaborazione”. Col passare degli anni la FIGC e il Settore Giovanile e Scolastico hanno sviluppato, con il supporto di competenze internazionali messe a disposizione dalla UEFA, un modello gestionale integrato nelle proprie attività che possa perseguire un’attenzione apicale sulla Tutela dei minorenni e la prevenzione di qualsiasi abuso giovanile. “Non solo dobbiamo tutelarli, ma dobbiamo far nostro il loro punto di vista e le loro esperienze in uno scambio biunivoco che possa prepararli a creare uno sport migliore, un mondo migliore di quanto siamo riusciti a proporre in tutti questi anni. Si dice sempre che bisogna partire dai giovani, ma in realtà bisogna farlo da chi li educa, perché sono ‘i grandi’ ad aver creato un sistema problematico. Ciò che facciamo è agire sugli adulti per creare un contesto corretto che eviti discriminazioni, selezioni, punizioni, esclusioni e prevaricazioni”.

Il tutto si traduce, in concreto, nell’Evolution Programme, il percorso di formazione tecnico-sportiva ed educativa della Federcalcio rivolto al territorio e a tutti i soggetti coinvolti nella crescita dei calciatori e delle calciatrici: tecnici, dirigenti, allenatori, genitori. “Nel percorso sviluppiamo anche dei workshop che attenzionano temi attuali come l’utilizzo dei social e delle tecnologie, ponendo l’accento su dinamiche sociali e relazionali come bullismo e cyberbullismo, per imparare a gestire tutto ciò che riguarda la crescita dei ragazzi. Aspetti che, come detto, vengono affrontati anche con i genitori grazie al lavoro dei Centri Federali Territoriali e delle Aree di Sviluppo Territoriale che, con la loro struttura organizzativa, riescono a impattare in maniera capillare sul territorio”. Messo a regime il progetto di sviluppo del territorio, dei suoi giovani e delle società che li accolgono, Josefa Idem sottolinea: “Sono luoghi e percorsi dove i ragazzi imparano metodologie di allenamento e atteggiamento che li vedono protagonisti attivi della loro crescita personale e sportiva. Tecnici, psicologi e dirigenti SGS monitorano e trasmettono le loro competenze affinché questo modello possa essere preso come fonte di ispirazione. Non c’è, ovviamente, la pretesa di avere la soluzione unica a tutte le questioni metodologiche, ma l’obiettivo è avere dei processi di apprendimento circolari”.  

L’attenzione sulle procedure, sui protocolli, sulla garanzia di un corretto approccio pisco-pedagogico nei confronti dei bambini e dei ragazzi, tutto questo fa parte di un grande lavoro d’equipe. “A inizio novembre abbiamo organizzato un workshop nazionale proprio sul tema della tutela dei giovani nello sport. Bambini e bambine devono potersi allenare in sicurezza, nel rispetto delle personalità e della loro età evolutiva. La FIGC ha attivato, come detto, una serie di meccanismi, anche per segnalare quanto non funziona con l’obiettivo primario di prevenire ed assistere le società a costruire o ricostituire quell’ambiente favorevole alla crescita dei nostri giovani. In questa maniera ci si accorge che qualcosa che prima poteva essere percepito come ‘normale’, in realtà normale non lo è. La maggior parte delle situazioni di disagio in ambito sportivo nascono da un ambiente di adulti che non si muove con competenza. Il modello proposto prevede una cospicua presenza dello psicologo, che scende attivamente in campo per osservare, facilitare le relazioni e supportare la circolazione di quelle competenze necessarie. Il giovane non è più da solo nel suo disagio: può essere supportato per trovare soluzioni. Il tutto ruota sempre intorno ai formatori: è necessario che tutti sappiano creare contesti e metodologie efficaci, affinché i giovani trovino un ambiente sano all’interno del quale poter crescere”.

IL WORKSHOP - A tal proposito, in occasione di Italia-Macedonia del Nord, l’SGS ha organizzato un workshop di formazione interna per i delegati regionali per l’attività scolastica e per il calcio a 5. Si svolgerà dal 17 al 19 novembre a Roma, per mantenere un filo collegato su tutto il territorio nazionale e sostenere la rete che coinvolge l’SGS, dalla promozione di base, nelle scuole attraverso i progetti “Valori in Rete”, collegati alle diverse attività come il calcio a 5, in un percorso di formazione continua strutturata ed organizzata per tutti i collaboratori del Settore Giovanile e Scolastico.