La storia ventennale di Terzo Tempo, il club torinese vincitore del Secondo Livello nella Finale di Coverciano
L'allenatore Danilo Luparello: "Questo mondo mi sta dando gratificazioni mai avute in altri ambiti"martedì 6 giugno 2023
"I ragazzi si sono divertiti, erano contentissimi di giocare per la prima volta a Coverciano". A parlare è Danilo Luparello, allenatore e 'anima' della Terzo Tempo, che nella Finale Nazionale del 20-21 maggio ha vinto il Secondo Livello del Torneo DCPS, superando nei quarti il Calcio Veneto, in semifinale il Bari Vinci con Noi e, nella finalissima, Una Ragione in più Cagliari. "Quest'anno è stato particolarmente positivo per noi - prosegue Luparello - perché ci siamo laureati campioni d'Italia anche nel torneo di calcio integrato organizzato da Special Olympics".
La Terzo Tempo nasce una ventina d'anni fa a Torino, con la collaborazione del Comune del capoluogo piemontese: il suo fondatore, Gianfranco Bono, ne è tuttora il presidente. Da subito, si è posta come obiettivo l'avvicinare le persone con disabilità alla pratica sportiva. "Io ho iniziato da volontario - racconta Luparello - e ho svolto un po' tutti i ruoli. Ho un passato di calciatore dilettante e anche di arbitro. Ora sono allenatore, ma ancora mi diverto a giocare, quando c'è l'occasione giusta. Con i nostri atleti il rapporto è stretto e intenso: questa esperienza mi sta dando delle gratificazioni uniche, mai avute in altri ambiti".
Un mondo che si fonda sul senso d'inclusione e che Luparello frequenta anche per una vicenda privata: "Daniele, il figlio della mia attuale compagna, ha una lieve disabilità psichiatrica. Il calcio gli è sempre piaciuto e, fin da quando aveva 15-16 anni, tutte le persone che gli sono vicine, dai familiari agli assistenti sociali, lo hanno incoraggiato a praticarlo. Ora di anni ne ha 26: non c'è dubbio che il suo percorso sportivo lo abbia aiutato, lo abbia reso più sicuro di sé".
Da quando la FIGC-DCPS ha varato il proprio Torneo, la Terzo Tempo è presente con due squadre: una di Secondo Livello e una di Terzo. "In totale, abbiamo in organico un centinaio di ragazzi - conclude Luparello - perché la nostra attività calcistica è ampia e variegata: siamo un affidabile punto di riferimento nel territorio. A Coverciano eravamo però solo in dodici: siamo riusciti a fare in modo che giocassero tutti. I due gol con cui abbiamo vinto la semifinale li ha segnati un ragazzo che, normalmente, non è titolare. Ha esultato come Tardelli nella finale mondiale del 1982... Ma, a prescindere dai risultati, la cosa che ci rende più felici è quando i nostri calciatori ci dicono che siamo la loro seconda famiglia".