"Il Novara, la mia vita". Elisa Rullo racconta il suo mondo azzurro
Incontro con Elisa Rullo, prima donna ad occupare la carica di Vice Presidente nella storia del Novara Calcio. Idee, progetti e voglia di lasciare un segno importantelunedì 23 novembre 2020
È l’unica donna vice presidente nella storia ultracentenaria del Novara Calcio ed una delle (poche) donne del calcio italiano. Basterebbe già questo ad intimorire chiunque per il “peso” della responsabilità del suo ruolo e di che ciò comporta, ma non Elisa Rullo, appena 29 anni, figlia di Maurizio Rullo, dallo scorso dicembre patron del Novara Calcio. Idee chiare e quella schiettezza tipicamente femminile di chi ama metterci la faccia e chiamare le cose con il proprio nome, tenace e caparbia, si è raccontata senza filtri in maniera semplice e diretta tra obiettivi, traguardi e sogni di chi è già proiettata verso un futuro che è sempre più colorato di azzurro.
Le donne nel tempo si stanno ritagliando uno spazio sempre più importante nel calcio. Come nasce la sua esperienza e come vive il suo ruolo?
“Il mio ruolo nasce dalla scelta di portare avanti un progetto familiare. Inoltre, personalmente, il calcio mi è sempre piaciuto e sono stata fin da piccola appassionata di sport. Mi sono trovata catapultata in questa situazione all’inizio un po’ ignara e comprensibilmente senza conoscere le dinamiche. Ma ho gettato il cuore oltre l’ostacolo come facciamo spesso noi donne e ora mi ci sto appassionando. Sono sempre circondata da uomini e a volte non è facile far sentire la propria voce. Chiaramente sono circondata da persone che mi stimano e nel mio contesto non è difficile, ma rapportarmi con persone esterne al primo impatto non è sempre così semplice”.
Quanto si fa fatica ad essere gestiti da donne? La difficoltà più evidente che ha incontrato o il pregiudizio più grande nel mondo del calcio per lei?
“Secondo me non è semplice per l’uomo vivere questa situazione. Soprattutto perché sono convinta che ancora viviamo in una società che ha una cultura fortemente maschilista. Non ci sono ancora molte donne nel football italiano che resta un ambito decisamente maschile ed è difficile purtroppo riconoscere un ruolo alla donna. È un pregiudizio che ancora c’è nel calcio e che si cerca di combattere. Abbiamo gli occhi addosso, ma cominciamo ad avere ruoli come la vice presidente della Lega Pro Cristiana Capotondi e questo è importante. Credo che tutte dobbiamo far sentire la nostra voce. È fondamentale”.
Nel suo caso quanto è grande il doppio passaggio da figlia del Presidente a donna che ha un ruolo in Società?
“È stato molto difficile perché spesso e volentieri vengo ancora etichettata come 'la figlia del Patron'. Questo non le nascondo che mi fa arrabbiare e non poco. Da una parte reputo sia normale che ogni tanto io venga identificata come la figlia di Maurizio Rullo ed è bellissimo, perché mio padre per me è un esempio. Ma io sono Elisa Rullo. Così come quando mi chiamano va bene se è per discutere di una questione che riguarda il mio ruolo di vice presidente, meno quando mi chiedono di cose che riguardano il ruolo di mio padre che è differente dal mio. Insomma, è complesso anche perché sono giovane, ma ce la sto mettendo tutta”.
Quando è scattata la passione per il calcio?
“Fin da piccola il calcio ha fatto parte della mia vita. Era normale per me sentirne parlare, guardare le partite con mio papà e crescere respirando questa atmosfera relativa allo sport. Inoltre mi è sempre piaciuto il concetto dinamico di sport di squadra soprattutto pensando al calcio. Mi diverte e stimola sentire l’emozione di un gruppo, carpire gli equilibri che ci sono all’interno di una squadra, il senso di appartenenza e attaccamento ai valori”.
Tre aggettivi che la descrivono ed un difetto?
“Sono assolutamente testarda che a volte è un pregio ma può diventare un difetto, caparbia e umile. Non mi tiro mai indietro quando c’è da lavorare. Per il difetto direi sicuramente troppo perfezionista. Vorrei riuscire a controllare tutto e che tutto andasse sempre nel modo perfetto come ho disegnato nella mia testa”.
C’è invece un difetto che le riconosce suo papà?
“Lui mi trova estremamente cauta. Questo può essere naturalmente considerato un difetto per un imprenditore, ma in realtà sono più una persona che valuta bene. Attendo e poi quando prendo la mia strada, non torno più indietro”.
Alla DCPS piacciono molto le donne nel calcio e non a caso il Consiglio Direttivo della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale è composto per la maggioranza da figure femminili. Il suo pensiero?
“Mi piace molto questa scelta. Il connubio sport e disabilità è molto importante e la donna in questo contesto trovo abbia una marcia in più. Lo sguardo al femminile ha una visione diversa di quello che ci circonda rispetto all’uomo, non per mancanza di sensibilità o altro sia chiaro perché sono da sempre per la parità di genere, ma proprio psicologicamente. La donna, pur avendo una visione più pratica e razionale, riesce comunque a conciliare questo aspetto con i sentimenti e con le emozioni. Ha quella sensibilità importante di capire una determinata situazione o un atteggiamento che in questi contesti serve”.
Avete accolto nella grande famiglia azzurra il Novara FS confermando la partecipazione ai campionati della DCPS e la sensibilità di un club sempre attento al sociale. Ci parla di questa partnership?
“Quando siamo entrati nel mondo del calcio, ci siamo subito affacciati ad una realtà che era rivolta al sociale e alla solidarietà. Per indole anche la nostra famiglia ha sempre avuto un occhio attento al sociale e ci siamo mossi appena arrivati in questa direzione cercando di essere in prima linea e occupandoci anche della collaborazione con il Novara Fs. Era un progetto che già esisteva all’interno del Club , ma abbiamo voluto mantenerlo e nutrirlo con la stessa attenzione. C’è stato un primo incontro lo scorso febbraio proprio con Daniele Colognesi, referente del Novara FS, i per gettare le basi, ma non abbiamo potuto iniziare da subito per la pandemia che ha scombinato tutti i piani. Purtroppo in questi mesi non è stato possibile interagire molto per ovvi motivi, ma siamo pronti a fare squadra e contiamo di recuperare il prima possibile. Siamo orgogliosi di questa partnership e il desiderio è quello di coinvolgere e far divertire comunque i ragazzi della nostra squadra Special”. Andremo avanti con convinzione”.
Immaginando di risentirci tra qualche mese per una nuova chiacchierata insieme sul percorso e la collaborazione con il Novara Fs, cosa le farebbe piacere commentare: “Sono contenta di…”?
“Non ho dubbi. Mi piacerebbe sicuramente che il Novara FS fosse parte integrante e a tutti gli effetti del Novara Calcio. Il desiderio è che sia partecipe anche in questa situazione di pandemia nonostante le difficoltà e se dovesse prolungarsi questa situazione, cercheremo comunque di non farli sentire esclusi ma assolutamente inclusi nella nostra famiglia. Tutti insieme”.
Ultima, davvero: Elisa ha un sogno?
“Il mio sogno è quello di seguire sempre le orme di mio papà. Portare avanti il progetto che lui ha iniziato e le sue aziende, nonostante io abbia un’abilitazione per esercitare in un altro ambito. È quello che voglio. Per ora sento che la strada è giusta”.