Antonio Marinaro (Manfredonia FS): un vulcano di entusiasmo
Passione ed entusiasmo: sono le parole d'ordine di Marinaro per il suo ruolo di tecnico preparatore del Manfredonia For Speciallunedì 18 gennaio 2021
Entusiasmo ed energia. Antonio Marinaro è un vulcano di allegria e da come racconta dei “ suoi” ragazzi e della speranza di poter tornare presto ad abbracciarli sul rettangolo verde di gioco, si percepisce esattamente lo stato d’animo e la passione con cui si dedica al suo ruolo di tecnico preparatore della squadra del Manfredonia For Special. Per lui e per tutti, la parola d’ordine è voltare pagina. Il nuovo anno, il 2021, parte carico di speranze e desideri ma soprattutto, più che di buoni propositi, di “reazioni”. Lasciarsi alle spalle un anno che ha messo tutti duramente alla prova e proiettarsi verso un nuovo inizio.
“Sarebbe inutile ribadire che i ragazzi non vedono l’ora di tornare a calciare un pallone sul rettangolo verde di gioco - sottolinea Antonio - e non potrebbe essere altrimenti. Il lockdown e l’isolamento forzato hanno evidenziato la grande valenza del nostro impegno e purtroppo ho potuto riscontrare personalmente i danni del fermo sportivo per i nostri ragazzi. Alcuni hanno subito negativamente l’assenza dello sport che ha rappresentato una grande rinuncia ricadendo in problematiche neuro-psicologiche importanti. Riusciamo a seguire la maggior parte di loro, ma vista la situazione molti si sentono isolati. Sai quando ho rivisto per un momento i loro occhi brillare? Quando ci siamo riuniti, seppur con le dovute precauzioni e rispettando tutte le norme di distanziamento, per consegnare le maglie di Puma. Lì ho intravisto dei sorrisi che mi hanno fatto bene al cuore. I ragazzi si sono sentiti rinascere, li ho riconosciuti e ho toccato con mano quanto aspettino con ansia di tornare ad allenarsi insieme e a lottare con entusiasmo su tutti i palloni in una partita di calcio”.
Come vi tenete connessi con loro?
“Abbiamo un gruppo su whatsapp in cui ci scriviamo e cerchiamo di mantenere quotidianamente un contatto. Siamo uniti e ci dividiamo solo su un campo. Li seguiamo e li abbiamo inseriti in tanti contesti ma ovviamente manca la possibilità di vedersi e confrontarsi tra di loro e con le altre realtà. Devono tornare a crescere e sentirsi coinvolti. Hanno bisogno di tornare a vivere delle sensazioni che sono parte integrante delle loro vite. Non è facile stare lontani, non poter giocare insieme e bisogna aiutarli a 'mettere in campo' nuove risorse. La quotidianità è un aspetto fondamentale per fare passi in avanti. Il difficile periodo che stiamo vivendo colpisce ancora più duramente categorie fragili e persone con disabilità e a volte ho l’impressione che non si dedichi la giusta attenzione a questo aspetto e al tema disabilità”.
Credi che si parli di disabilità nel modo giusto senza stereotipi oppure c’è ancora molto da lavorare in tal senso?
“È un tasto delicato. Oggi rispetto a molti anni fa c’è molta più sensibilità e molta più attenzione sul tema disabilità: se ne parla per fortuna nelle scuole, nella società e sicuramente è un tabu superato. Quindi ti rispondo in ottica positiva dicendo che siamo sulla strada giusta ma c’è ancora molto da fare, perché parlare di disabilità è sempre complesso. Bisogna guardare dietro agli stereotipi e ai nostri limiti mentali. Sono stati fatti molti passi in avanti nella società, ma nella pratica e nella quotidianità se dovessi chiedere o aiutare un ragazzo con disabilità a trovare un lavoro, ci sono molte più difficoltà per loro e nella realtà molti atleti delle mie squadre sono disoccupati. Quindi credo che ci sia bisogno di fare ancora molti progressi e le istituzioni devono ricordarsi molto di più delle persone con disabilità”.
2021: qual è un tuo buon proposito per il nuovo anno da poco iniziato e cosa ti auguri?
“Facile rispondere che vorrei tornare alla normalità che ormai sembra così lontana e vedere nuovamente i miei ragazzi calpestare un prato verde e recuperare almeno in parte l’indipendenza conquistata con impegno e dedizione in questi anni grazie anche allo sport e al calcio in particolare. In realtà a questo aggiungo un desiderio ancora più grande: vorrei chiudere l’Associazione Delfino Manfredonia perché vorrebbe dire che i ragazzi non hanno più bisogno di noi. Niente più diversità, nessuna più differenza e niente stigma verso queste persone . Sarebbe il traguardo più importante e per il quale non smetterò mai di impegnarmi. Sogno in grande ma mi piace così”.