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Italia-Ucraina. Gabbiadini: “Andare al Mondiale ci ripagherebbe di tanti sacrifici”

venerdì 24 ottobre 2014

Italia-Ucraina. Gabbiadini: “Andare al Mondiale ci ripagherebbe di tanti sacrifici”
A casa Gabbiadini a farla da padrone è il calcio. Praticamente da sempre. Papà Giuseppe ha un passato di portiere nei campionati di Prima categoria e Promozione bergamasca, zii e cugini hanno detto la loro con il pallone tra i piedi, il fratello Manolo, 23 anni, attaccante della Sampdoria, a forza di gol nell’Under 21 è entrato nel giro della Nazionale maggiore. E poi c’è lei, Melania, 31 anni, attaccante del Verona e della Nazionale Femminile. In azzurro, dopo 10 anni, ha appena superato quota 100 presenze, con 41 reti all’attivo. Un altro traguardo che si aggiunge alla sua personale bacheca: eletta per due anni migliore giocatrice italiana, tre scudetti vinti con il bardolino, due Coppa Italia e tre Supercoppe italiane, l'ultima delle quali vinta 1-0 contro Sassari Torres grazie proprio ad una sua rete. Domani, prima dell’andata della semifinale del play off di qualificazione al Mondiale di Canada 2015 con l’Ucraina (calcio d’inizio alle ore 15, diretta su Rai Sport 1), sarà premiata dalla FIGC: “Con l’Ucraina – avverte - ci aspettiamo e vogliamo la vittoria, ci darebbe più tranquillità nella gara di ritorno in casa loro. Sappiamo che non sarà facile, l'Ucraina si chiuderà e faticheremo a trovare gli spazi. Quindi dovremo lavorare sia sul piano della tattica sia su quello mentale, e trovare la massima concentrazione durante tutta la partita. Accedere al Mondiale significherebbe tanto, anni di sacrifici e di duro lavoro, ma sarebbe, soprattutto, il segnale di un significativo passo in avanti di tutto il movimento”. La storia di Melania, iniziata quando aveva 9 anni, è fatta di passione, impegno, ma soprattutto di talento. “In casa nostra – racconta l’azzurra - il pallone è sempre stato presente. Quando siamo nati papà aveva già smesso di giocare, ma c'erano gli zii, i cugini e così il gioco preferito è sempre stato il calcio. Ogni occasione era buona per organizzare una partita con parenti e amici. E’ stato papà ad iscrivermi ad una scuola calcio, era lui che mi portava agli allenamenti e, quando non poteva, ci pensava mamma. Ho provato a fare atletica, ma il calcio mi piaceva di più”. E’ un dato di fatto che il calcio femminile ha ancora poco seguito e il paragone con quello maschile è inevitabile: “Intanto noi abbiamo meno pubblico – spiega l’azzurra - e meno interesse da parte dei media perché il nostro è un calcio meno spettacolare, meno veloce. Ma, se solo venissero a vederci, scoprirebbero che è pulito, pieno di passione, e che le ragazze hanno una grande tecnica. Noi donne ci mettiamo la passione, siamo puntigliose e grintose anche negli allenamenti. Abbiamo carattere, ci mettiamo testa, vogliamo capire”. Anche gli ingaggi sono molto diversi: “Personalmente guadagno il giusto per arrivare a fine mese. Ho fatto un corso per fare i tatuaggi, così racimolo qualcosa di più. In generale, in Italia, le ragazze di giorno lavorano e la sera si allenano. E ci alleniamo molto, tutti i giorni sul campo e poi in palestra”. Carlo Tavecchio è da sempre il primo sostenitore del calcio femminile: “E’ vero, il presidente da sempre ci segue molto e spero che possa davvero cambiare qualcosa. Per quanto mi riguarda, penso che servano tre cose: bisogna associare i club maschili a quelli femminili, perché questo porterebbe tanta visibilità, bisogna andare nelle scuole a parlare di calcio femminile e infine bisogna incoraggiare i club italiani ad aprire il settore giovanile alle bambine”.